Dopo il voto a Tbilisi
Lo scenario bielorusso in Georgia spinge l'Ue alla prudenza
I leader dell’Unione europea, tranne Viktor Orbán, chiedono alla Commissione elettorale centrale di verificare le irregolarità del voto, ma temono una violenta repressione del governo di Sogno georgiano che può contare sulle truppe russe nei territori occupati dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud
L’Unione europea è ricaduta nelle incertezze e nelle esitazioni sulla Georgia, dopo che i risultati ufficiali delle elezioni di sabato hanno attribuito al partito al governo, Sogno Georgiano, il 54 per cento dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Lungi dal rifiutare di riconoscere la legittimità del voto e di sostenere apertamente la presidente Salomé Zourabichvili, l’opposizione e i manifestanti pro europei, i leader dell’Ue e dei suoi stati membri si sono affidati alla Commissione elettorale centrale georgiana per verificare le irregolarità, chiedendo al contempo “dialogo costruttivo e inclusivo” al governo di Sogno Georgiano. Con un’eccezione: Viktor Orbán, che ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, si è congratulato con Sogno Georgiano ancor prima della pubblicazione dei risultati preliminari e ieri è arrivato a Tbilisi per una visita di sostegno al governo filorusso.
Il premier ungherese non solo mina qualsiasi tentativo di risposta unitaria dell’Ue in Georgia, ma promuove direttamente gli interessi di Putin. Il presidente russo scommette che i leader europei, concentrati sui loro problemi interni, sulla guerra in Ucraina e sulle elezioni americane, non avranno il coraggio di sostenere i democratici in Georgia, come avevano fatto nel 2003 durante la Rivoluzione delle Rose. E potrà rivendicare un “en plein” se, al secondo turno delle presidenziali in Moldavia di domenica, la presidente filo-occidentale Maia Sandu sarà estromessa.
Domenica Zourabichvili ha chiesto ai “partner internazionali di proteggere la Georgia, schierandosi dalla parte del popolo, non da quella di un governo illegittimo”. Il suo appello non è stato ascoltato. Un portavoce del Servizio europeo di azione esterna guidato da Josep Borrell ha chiarito che la visita di Orbán “avviene nel solo contesto delle relazioni bilaterali tra Ungheria e Georgia” e che il premier “non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio dell’Ue”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha messo la Georgia all’ordine del giorno del vertice che si terrà a Budapest l’8 novembre. In un discorso, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha detto che “i georgiani come tutti gli europei devono essere padroni del loro destino”. Ma la stessa von der Leyen non si è spinta a definire le elezioni illegittime. Si è limitata a dire che i georgiani “hanno diritto a sapere cosa è successo questo fine settimana. Hanno diritto a vedere che le irregolarità elettorali sono esaminate in modo rapido, trasparente e indipendente”.
Il segretario di stato americano, Antony Blinken, ha pubblicato una dichiarazione per “incoraggiare i leader politici della Georgia a rispettare lo stato di diritto e a ritirare le leggi che minano la libertà fondamentale”. Lo scenario temuto dagli occidentali è quello bielorusso: una violenta repressione del governo di Sogno georgiano, che può contare sulle truppe russe nei territori occupati dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud e sul ruolo perturbatore di Orbán. L’Ue spera di scongiurarlo, evitando di schierarsi apertamente con Zourabichvili e i democratici georgiani e cercando di convincere Sogno Georgiano a riprendere il percorso europeo.