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verso le Elezioni americane

David Frum risponde ai Maga imbizzarriti su X per “il voto di mia figlia” 

Francesco Chiamulera

Il momento intimo condiviso dall'editorialista dell'Atlantic ha scatenato una polemica social da cui emerge l'abitudine degli elettori pro-Trump di usare la politica per regolare i propri miserrimi conti emotivi. Un cortocircuito dominato dalla bulimia divorante del commento libero

Di solito David Frum, editorialista dell’Atlantic, autore di libri bellissimi, colonna portante del liberalismo nordamericano, su X (ex Twitter) scrive cose che riguardano altri. Cioè non sé stesso direttamente. Seguirlo è un piacere per il pensiero e il ragionamento, che tratti dell’odio per l’occidente travestito da anticolonialismo, della fine ingloriosa del Partito repubblicano lincolniano a cui lui stesso qualche elezione fa dava il proprio sostegno, della “trumpocrazia”, come aveva ribattezzato il primo mandato di Trump, ovvero prima del tentato colpo di stato del 6 gennaio 2021 che rende quella definizione, come dire, moderata. 


Invece qualche giorno fa, mentre al Madison Square Garden il raduno dei Maga in pieno stile “Complotto contro l’America” di Philip Roth (solo che succede per davvero) riversava insulti vari dal palco su portoricani, ebrei, neri, stranieri, oppositori politici, Frum su X si occupava di una cosa di tutt’altro tenore. Una cosa molto personale. Ha scelto di condividere un momento intimo e doloroso, la memoria della sua amata figlia Miranda, scomparsa lo scorso febbraio a soli trentadue anni. “Oggi ho depositato la mia scheda elettorale nella cassetta delle lettere. Sul modulo c’era la mia firma. Ma è stato il voto di mia figlia che ho inserito nella busta”, così ha esordito. Apriti cielo. Molti i commenti benevoli e sinceramente commossi. Molte anche le reazioni tipiche di quell’isola di spazzatura galleggiante che non è Portorico, come ha detto tra una battuta sugli afroamericani e un inno ai confederati il “comico” trumpiano Hinchcliffe nell’adunata newyorchese, bensì i social. 

 

                           


Fin qui, nessuna nuova. Però è interessante il modo in cui Frum ha riflettuto sugli insulti e le miserie ricevute. “Stai votando per l’aborto di tuo nipote? Che emozione!”. Prego? Il primo dei sillogismi dei commentatori, ignari che la figlia sia morta, è che Frum, in quanto pro choice, stia votando a favore del diritto di lei di disfarsi disinvoltamente dei propri figli in grembo. “Quella frase ‘tuo nipote’ è tornata più volte”, osserva Frum, “come se il figlio di mia figlia, se fosse vissuta abbastanza da averne uno, appartenesse a me più che a lei. Resto basito di fronte all’assunto che il paese sia pieno di donne che vogliono uccidere i propri figli – e che quindi gli uomini debbano salvare quei bambini controllando le loro madri”.

Frum, che ha vissuto la propria paternità osservando il ruolo delle madri, offre uno spunto significativo. Parla di come, con i suoi tre figli, appena si accorgeva di un loro starnuto, la madre dei bambini avesse già provveduto a pulirne il naso, e commenta: “Se io pensavo a loro ogni ora, lei ci pensava ogni minuto. E così è per quasi tutte le madri”. Non c’è in queste parole solo l’eco della cura quotidiana e silenziosa verso i propri figli. Ma anche il suo rovescio. “Che arroganza pensare che tu, come elettore uomo, tieni più alla gravidanza e ai figli di una donna di quanto non faccia lei”, si angustia Frum. “Sentire ciò che sente lei ti strapperebbe il respiro dal petto... Molti uomini si sentono danneggiati dalle donne nella loro vita. In certi casi, sono sentimenti che possono perfino avere un fondamento, le donne alla fine sono esseri umani, piene di difetti tanto quanto gli uomini. Ma quando il risentimento puramente personale si riversa nella politica – lo si percepisce, vero?”. Bingo. Usare la politica per regolare i propri miserrimi conti emotivi. “Siete convinti di stare parlando dei figli che mia figlia non avrà mai, ma chiunque vi legga si accorge che state in realtà parlando delle vostre ex mogli, ex fidanzate, delle figlie con cui avete tagliato i ponti, delle madri risentite. Be’, non è una bella immagine. Non è un buon modo di vivere”. La cosa fantastica è che nel post originale di Frum non c’era riferimento all’aborto, “non stavo pensando in particolare all’aborto quando ho votato come avrebbe voluto mia figlia. Piuttosto, riflettevo sull’oscuro e rancoroso impulso a sorvegliare e controllare le donne, che sembra animare Trump e Vance. Quando elettori come me dicono: ‘Sto votando per la libertà di mia figlia’, non pensano necessariamente ai diritti sull’aborto. Pensiamo alla sete di controllo che vediamo ardere negli occhi di certi uomini. Votiamo per proteggere le nostre figlie e nipoti da questo”. 


L’altro delirio scatenatosi intorno a Frum è quello della “vote fraud”, l’idea demenziale e persistente che le elezioni, dal 2020 in avanti (tranne quelle del 2022, quelle no, perché alle midterm i trumpiani hanno vinto, quindi tutto regolare) siano state rubate dai dem. Se uno scrive che in realtà nella busta sta mettendo la scheda “di sua figlia”, sta evidentemente rubando il voto, giusto? L’idea che quello di Frum sia un voto in ricordo di Miranda, morta per le complicazioni di un intervento al cervello eseguito nel 2019 per un tumore, non sfiora l’utente Maga, che ancora starà chiamando numeri di telefono a casaccio nella contea di Los Angeles per capire se chi nel 2020 aveva ricevuto la scheda a casa fosse morto e se per caso i vicini di casa liberal l’abbiano rubata dalla cassetta e firmata per lui. Cioè in questo cortocircuito abbiamo già fatto un passetto in avanti rispetto al tema della destrutturazione del pensiero, al cedimento abbastanza definitivo agli impulsi primari, che nemmeno si arrendono di fronte al lutto, alla bulimia divorante del commento libero. Reagire, possibilmente con indignazione e risentimento, prima di iniziare a pensare


Nota a margine: tutto questo avviene negli spazi tutt’altro che rassicuranti di X, di proprietà di quel signore, Elon Musk, che mentre Frum si sentiva dare del frodatore teneva un comizio al Madison Square Garden con un cappellino nero con “Make America Great Again” vergato in caratteri gotici, sì, quelli della Germania guglielmina e hitleriana. Lo stesso signore che offre per mezzo di lotteria ogni giorno un milione di dollari a ogni elettore della Pennsylvania che prometta di registrarsi e dunque, indirettamente, che voterà per Trump. Però perfino David Frum, con tutta la sua cultura e consapevolezza dei pericoli che stiamo vivendo, perfino Frum, editorialista dell’Atlantic – giornale il cui direttore, Jeffrey Goldberg, ha rivelato i commenti del generale Kelly sulle nostalgie hitleriane di Trump – perfino Frum, dicevamo, non può esimersi, come in tanti, dall’utilizzare proprio quello strumento. Di entrare anche lui nel Madison Square Garden virtuale di Musk. Insomma, va tutto bene.