Contro i boicottatori
“Ricordate i roghi nazisti di Einstein e Freud”. Nobel, storici e scrittori a difesa di Israele
Mille personaggi di spicco del settore letterario rispondono con un appello a una lettera aperta che chiede il boicottaggio di organizzazioni e istituzioni culturali israeliane. Elfriede Jelinek e Herta Müller contro Sally Rooney a Annie Ernaux
“Questi appelli al boicottaggio, guidati da membri della comunità letteraria, ricordano il boicottaggio degli autori ebrei del 1933, quando gli antisemiti bruciarono oltre 25 mila libri. Furono date alle fiamme le opere di autori ebrei come Albert Einstein e Sigmund Freud, insieme a quelle americane di Ernest Hemingway e Helen Keller. Così va ancora una volta”. Così l’appello di mille personaggi di spicco del settore letterario. L’appello è firmato da premi Nobel, vincitori del premio Pulitzer e del Booker Prize, e nasce da una iniziativa dall’organizzazione Creative Community for Peace. La lettera è arrivata in risposta a un’altra lettera aperta pubblicata questa settimana e firmata da un migliaio di autori come Sally Rooney, Arundhati Roy, Annie Ernaux e Percival Everett, che chiedevano il boicottaggio di organizzazioni e istituzioni culturali e letterarie israeliane, tra cui editori e agenti letterari.
Tra i firmatari del controappello troviamo premi Nobel come Elfriede Jelinek e Herta Müller; lo scrittore Lee Child; Howard Jacobson, vincitore del Booker Prize; Mayim Bialik, attrice, neuroscienziata e autrice; storici rinomati come Simon Sebag Montefiore e Simon Schama; il drammaturgo e sceneggiatore vincitore del Pulitzer, David Mamet; Adam Gopnik del New Yorker, e ancora Aayan Hirsi Ali e Lionel Shriver. “Non si tratta solo di autori israeliani” scrivono. “Questa è una campagna coordinata per intimidire e minacciare chiunque si rifiuti di condannare Israele, che prende di mira gli ebrei e i loro alleati in tutto il mondo”.
Eshkol Nevo, i cui libri sono stati tradotti in inglese, italiano (i cui articoli sono pubblicati dal Corriere della Sera) e tedesco, non trova editori in alcuni paesi europei. “Non sono stato tradotto nei paesi scandinavi e le persone con cui lavoro mi hanno detto che il boicottaggio è la ragione”. Ieri Deborah Harris, la più famosa agente letteraria israeliana (nel suo parterre anche David Grossman e Yuval Harari), sul New York Times ha firmato un articolo contro il boicottaggio. Harris ha rivelato che in tutto il mondo stanno rifiutando le opere di autori israeliani, boicottando gli eventi letterari israeliani e rifiutandosi di tradurre i loro libri. “Libri che avrei potuto facilmente piazzare con i principali editori dieci anni fa sono stati educatamente respinti”. Le edizioni Gallimard non sono state invitate al Salone internazionale del libro di Algeri, dal 6 al 16 novembre, perché non è gradita la presenza di Kamel Daoud, romanziere algerino filoisraeliano e anti islamista, tacciato di essere un “servo degli ebrei”.
Nell’ultimo anno, le apparizioni programmate in libreria di autori ebrei sono state annullate, le pubblicità di libri su Israele rifiutate, le letture pubbliche di libri considerati simpatetici con Israele cancellate, i gruppi letterari presi di mira e sono stati resi pubblici elenchi di autori “sionisti” da aggredire. Lucy Abrahams, una editor letteraria di Tel Aviv, parla di un terzo in meno di traduzioni israeliane all’estero. Ma come ha scritto su X il rabbino David Wolpe, “autori cinesi, russi, iraniani e nordcoreani, rilassatevi. Se la prendono solo con gli ebrei”.
L'editoriale del direttore