Bashar el Assad (foto Ansa)

l'europa divisa

L'Italia convince l'Ue a nominare un inviato speciale in Siria

Luca Gambardella

Il diplomatico austriaco Christian Berger pronto a rappresentare l'Unione a Damasco. E ora anche la Germania apre ai colloqui con Assad per gestire l'immigrazione

Sarà l’austriaco Christian Berger il nuovo inviato speciale dell’Ue in Siria. Secondo quanto risulta al Foglio, Berger è stato appena nominato dall’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, ed è pronto a operare direttamente a Damasco. Già a capo della delegazione europea in Turchia e poi in Egitto, Berger è considerato un grande conoscitore della Siria. La decisione di nominare un inviato speciale in Siria è il risultato del lavoro diplomatico italiano a Bruxelles. Il nostro paese è il pivot della manovra di normalizzazione delle relazioni con Bashar el Assad e ieri, a Bruxelles, si è consumato un altro importante passo in tal senso.

I rappresentanti di alcuni paesi europei si sono riuniti per discutere di un non-paper della Commissione Ue che intende “correggere i nostri parametri operativi in modo da riuscire ad agire nelle attuali circostanze”, come dice il documento visionato in esclusiva dal Financial Times. L’intento è  di creare delle safe zone in Siria dove rimpatriare i rifugiati. Solo su base volontaria, specifica chi è a conoscenza del dossier, e comunque sotto l’egida dell’Unhcr, che ha certificato il “buon lavoro” fatto finora da Assad nel riaccogliere chi fugge dalla guerra in Libano, tra cui molti siriani in età di arruolamento e considerati dei disertori dal regime. In verità, secondo molte ong, i servizi siriani hanno tenuto un atteggiamento molto meno inattaccabile di quanto sostengono alcune cancellerie europee, ma ormai la direzione è tracciata.

La linea italiana – che prevede il sostegno al regime per creare posti di lavoro e offrire aiuti a chi decide di rientrare in Siria – si sta facendo largo anche tra i paesi un tempo più refrattari.  La settimana scorsa, l’Olanda ha annunciato di volere rimpatriare in Siria coloro che si sono visti rifiutare le domande di asilo. Anche la Germania si sta spostando su posizioni più interlocutorie, dopo che il cancelliere Olaf Scholz ha annunciato a giugno di volere deportare in Siria (e in Afghanistan) i migranti condannati per terrorismo. L’Italia spera di convincere i tedeschi a spostarsi dalla propria parte per avere più forza  contro i francesi, che invece guidano il fronte di chi non vuole sedere allo stesso tavolo di Assad per parlare di migranti. Tra i paesi favorevoli c’è pure l’Ungheria che ieri ha inviato a Minsk il suo ministro degli Esteri, Péter Szijjártó, per partecipare alla Conferenza per la sicurezza dell’Eurasia – evento competitor della Conferenza di Monaco – unico fra i paesi dell’Ue. Con ogni probabilità ha avuto l’occasione di stringere la mano a Bassam Sabbagh, il ministro degli Esteri siriano, invitato tra i relatori della conferenza.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.