Dal portogallo
“Patrioti” a Lisbona e l'estremismo affannoso di chi non governa
L'esecutivo portoghese di Montenegro è alle prese con una manovra rischiosa e le parole d'odio dell'estrema destra vicina a Orbán e Salvini. Il cammino accidentato del governo di minoranza costretto a navigare a vista fino alla prossima estate
E’ ormai da un po’ di notti che non si dorme in molti quartieri dell’hinterland di Lisbona. Da quando, all’alba del 21 ottobre, un poliziotto ha sparato a un uomo di 43 anni, Odair Moniz, morto poco dopo in ospedale. La dinamica dell’incidente è simile a tante già viste altrove: la vittima non si era fermata all’alt di una pattuglia in servizio. Il resto è fatto di dettagli enormi che l’indagine dovrà accertare. Secondo una prima versione ufficiale, l’uomo avrebbe tentato un’aggressione all’arma bianca. Stando però a quanto comincia a trapelare dal primo interrogatorio, l’agente avrebbe già ammesso che Moniz non impugnava armi. Si aggiunga che il drammatico incidente è avvenuto in una “favela” (Cova da Moura) alle porte di Lisbona, e la vittima era di origine africana, padre di tre figli e molto stimato nella sua comunità. Così è esplosa la rabbia cieca. In molti quartieri della cintura attorno alla capitale, nei comuni di Oeiras, Amadora, Loures, ogni notte si ripetono incendi, sassaiole, spari e lanci di molotov sugli autobus di linea. Le ultime notizie parlano di un autista ricoverato con ustioni gravi.
Con il fuoco per strada, non era difficile immaginare che le fiamme raggiungessero anche i due grandi fronti del dibattito politico odierno: l’aula parlamentare e le reti sociali. Meno ovvio, forse, che l’estrema destra portoghese, su questa brutta storia, rimanesse isolata. André Ventura, presidente di Chega, partito del gruppo dei “patrioti europei” di Orbán e Salvini, ha detto subito che i portoghesi dovevano tutta la loro gratitudine al poliziotto che aveva sparato. E questa è stata finora la frase più moderata, perché un assistente parlamentare di Chega ha twittato: “Un criminale e un elettore in meno per la sinistra”, mentre il capogruppo parlamentare in persona, Pedro Pinto, in un dibattito televisivo affermava che “se la polizia sparasse più spesso con l’intenzione di ammazzare, in questo paese ci sarebbe più ordine”.
Per quelle frasi, che rivelano l’estremismo affannoso di chi, non essendo riuscito ad andare al governo, è costretto a raschiare il fondo del bacino elettorale, Ventura e Pinto sono ora indagati per incitamento all’odio. Ma l’idea che possano finire alla sbarra non impensierisce il governo. Da quando i socialdemocratici del Psd (gruppo dei Popolari europei), dopo le prime ambiguità, pronunciarono l’ormai celebre “no è no”, promettendo che non avrebbero governato con l’estrema destra, il primo ministro Luís Montenegro ha scelto il cammino accidentato del governo di minoranza. I suoi 80 deputati su un totale di 230 sono davvero pochi, ma ad aiutarlo c’è la legge – che permette di far approvare il programma anche con la sola astensione delle opposizioni – e una lunga tradizione parlamentare caratterizzata spesso dal silenzio/assenso di altri partiti. Pratica poco amata da chi si trova agli estremi dell’arco parlamentare e, almeno apparentemente, vorrebbe far saltare subito il tavolo.
Invece il programma di governo è passato, ad aprile, grazie all’astensione del Partito socialista. E ora Montenegro pare apprestarsi a portare a casa, con la stessa modalità, anche la Finanziaria 2025. L’ok definitivo è previsto per il 29 novembre. Le sorprese non mancheranno. I socialisti, guidati da uno che viene dall’ala sinistra del partito, Pedro Nuno Santos, confermano di non volere la riduzione dell’aliquota sugli utili delle imprese. In queste settimane hanno già costretto l’esecutivo a ritirare la prima bozza sulle agevolazioni fiscali per i giovani fino a 35 anni. Rischiava di creare un buco nei conti pubblici e non garantiva efficacia sul versante della fuga di cervelli. A dirlo non erano neanche i socialisti radicali, ma gli esperti del Fondo monetario internazionale, di cui Pedro Nuno Santos (ex “giovane turco” dell’opposizione alla Troika e all’austerità) si era fatto interprete casuale.
Il risultato è una manovra che riduce tasse e debito pubblico senza andare in deficit, con un surplus di bilancio dello 0,4 per cento previsto per quest’anno e dello 0,3 per cento nel 2025. Superato questo scoglio, il piccolo naviglio di Montenegro dovrà navigare a vista fino all’estate prossima, poi si entra nel semestre bianco che precede le presidenziali e non si potrà sciogliere il Parlamento. I partiti dovranno continuare a intendersi. Servirà a disinnescare l’estremismo, o l’estremismo figurerà come unica vera forza di opposizione? Alle amministrative del prossimo autunno vedremo se i portoghesi sceglieranno di votare per i pistoleri o per chiunque altro.