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Mai più un 6 gennaio

Così il team legale di Harris si è preparato ai tentativi di sovvertire le elezioni 

Simona Siri

L'obiettivo dei democratici è arrivare preparati: la vice presidente ha messo su una squadra di oltre duecento avvocati con a capo Marc Elias. Secondo una nota interna della campagna ottenuta da The Hill, hanno già redatto migliaia di pagine di memorie legali per prepararsi a dozzine di scenari possibili

New York. “L’organizzazione per cui lavoro è stata creata dopo il sei gennaio 2021 con l’obiettivo di rappresentare i funzionari elettorali negli stati chiave”, racconta al Foglio Victoria Bassetti, avvocato presso lo States United Democracy Center. E’ la nuova frontiera delle elezioni americane perché, come ha scritto il New York Times, “la battaglia su quali voti contano – non solo su quanti voti vengono conteggiati – è diventata centrale nelle campagne presidenziali”. Parola d’ordine dei democratici: arrivare preparati, non farsi cogliere più di sorpresa dai tentativi repubblicani di sovvertire le elezioni. Per farlo, oltre alla nascita di organizzazioni indipendenti come quella in cui lavora Bassetti, il team Harris ha messo su una squadra di oltre 200 avvocati esperti di elezioni con a capo Marc Elias, che gestisce un omonimo studio legale elettorale, e al cui interno comprende gli ex procuratori generali Seth Waxman e Don Verrilli, nonché il consulente personale di Biden, Bob Bauer.

 

Secondo una nota interna della campagna ottenuta da The Hill, il team ha già redatto migliaia di pagine di memorie legali per prepararsi a dozzine di scenari possibili. “Le elezioni presidenziali del 2024 sono già le più controverse nella storia americana, ma siamo anche la campagna più preparata della storia per ciò che dobbiamo affrontare”, ha detto Dana Remus, consigliere senior e consulente esterno della campagna di Harris, e co-protagonista del Comitato nazionale democratico. “Abbiamo riunito i migliori avvocati del paese per ogni tipo di sfida che dovremo affrontare e abbiamo ampliato la nostra presenza con studi legali nazionali e centinaia di avvocati sul campo negli stati chiave, monitorando da vicino e intraprendendo azioni legali ove necessario”, ha continuato. Governatori, segretari di stato, funzionari statali: essedo gestite dai singoli stati, le elezioni sono in mano loro e dopo il 2020 questi ruoli sono stati riempiti da sostenitori di Trump pronti a tutto. “Quello che stanno mettendo in atto i repubblicani è un piano in quattro punti”, spiega Bassetti. “Il primo è cercare di cambiare le regole. A partire dal sei gennaio, in alcuni stati c’è stato uno sforzo sistematico per rendere il voto più difficile o per rendere più difficile l’amministrazione delle elezioni per i funzionari elettorali. Il secondo è che stanno cercando di cambiare il personale che conduce le elezioni, in modo che a controllarle sia un gruppo di “election deniers”. Non a caso nel corso degli ultimi quattro anni si è visto uno sforzo crescente nel rifiutarsi di certificare le elezioni, così come si sono visti amministratori elettorali fare cose illegali, ad esempio consentire a terzi malintenzionati di accedere ai loro siti e fare ispezionare illegalmente le attrezzature elettorali. La terza cosa che hanno fatto è in un certo senso combinata con la quarta: un sacco di contenziosi. Un vero e proprio assalto legale al modo in cui vengono amministrate le elezioni. Quest’anno, la cosa più importante riguarda le liste elettorali ovvero l’elenco di chi è un elettore registrato. Quello che stanno spingendo è il mito che a votare siano tanti immigrati illegali che non ne avrebbero diritto. Ciò unito ai vari contenziosi fa parte di un gigantesco sforzo per fare fondamentalmente una campagna di pubbliche relazioni che mina la fiducia di tutti nel sistema”.

 

Un sistema che nel 2020 ha mostrato le sue fragilità, ma che per Bassetti rimane solido. “Perché è un sistema diffuso. Abbiamo più di 10.000 amministrazioni elettorali sparse in tutti gli Stati Uniti. Gli stati gestiscono le elezioni, le contee gestiscono le elezioni. Ciò significa che hai una lunga serie di persone coinvolte e che possono garantire che le nostre elezioni siano sicure e protette. Se saltano quelli ci sono i giudici. Certo, ci sono sempre degli anelli deboli, c’è sempre una persona qui o là che è di cattiva volontà o che è facilmente manipolabile. Nessuna persona ha però un potere unilaterale. C’è un sistema di controlli ed equilibri. E’ difficile indebolire l’intero sistema, ma è tristemente facile indebolire una singola persona, questo sì”. Intanto Trump è già all’attacco. Le autorità di diverse contee della Pennsylvania hanno annunciato indagini su potenziali domande di registrazione di elettori non aventi diritto, ma non vi è alcuna indicazione che siano state conteggiate schede elettorali fraudolente. Lui sui social ha tuonato di “violazione della legge e di stop alla frode elettorale”. Ovviamente scritto tutto in maiuscolo.