in medio oriente

Netanyahu licenzia Gallant

Micol Flammini

Il premier israliano caccia il ministro della Difesa, una storia tormentata finisce con le proteste per le strade di Israele. Perché la decisione è stata presa adesso e i sostituti

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha licenziato il ministro della Difesa Yoav Gallant e ancora prima che l’annuncio diventasse ufficiale, a Tel Aviv era già stata indetta una protesta a sostegno dell’uomo che viene considerato un volto determinato e rassicurante per un paese in guerra. Ha detto Netanyahu che manca la fiducia necessaria per continuare a collaborare dopo più di un anno di guerra, ma la cacciata di Gallant sembra  uno dei tanti costi che la coalizione di governo ha imposto al premier.

   

Il primo a congratularsi con la decisione è stato il ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, che da mesi accusa Gallant di essere pronto a cedere a qualsiasi accordo con Hamas o con Hezbollah o con l’Iran pur di far finire le guerre. Gallant è sempre stato l’uomo in nero, silenzioso e in disparte, già in protesta con Netanyahu durante le manifestazioni contro la riforma della giustizia che agitavano Israele prima del 7 ottobre, al punto di licenziarsi e poi riprendere l’incarico. La risposta dopo il 7 ottobre porta il suo nome, si è coordinato con gli alleati, ha riorganizzato l’esercito e spinto per l’inizio dell’operazione in Libano. Se Netanyahu non si fidava, di Gallant si fidavano gli Stati Uniti e si fidavano molti israeliani, è considerato competente e poco incline ai ricatti politici della parte estremista del governo.

   

Gallant è caduto per pressioni politiche interne, soprattutto per l’opposizione dei partiti ultraortodossi alla fine dell’esenzione alla leva degli studenti delle yeshiva: alcuni partiti nella maggioranza vogliono leggi apposite, Gallant e gli ambienti della Difesa sono contrari al mantenimento di un privilegio antico in un contesto di guerra in cui solo una parte della popolazione sente di pagare il prezzo più alto per la sicurezza: 780 soldati sono morti nella Striscia di Gaza, più di 60 in Libano. Gallant sarà sostituito da Israel Katz, il ministro degli Esteri che contrariamente a lui è rimasto molto vicino a Netanyahu, ma non ha nessuna esperienza in campo militare: cosa rara per un ministro della Difesa in un paese come Israele. Katz, a sua volta, verrà sostituito da Gideon Saar, ex membro del Likud, uscito dal partito del premier per fargli guerra e tornato fra i suoi pochi mesi fa, dopo una breve esperienza all’opposizione. Gallant ha scritto che la sicurezza “dello stato di Israele è stata e rimarrà sempre la missione della mia vita". Dal suo licenziamento, con una lettera scarna, parte un nuovo capitolo della guerra. 

Di più su questi argomenti:
  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)