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Elezioni americane

Anche domani l'algoritmo di X resterà un asset per la destra complottista trumpiana

Pietro Minto

A Elon Musk basta un retweet per irradiare teorie del complotto, screenshot sospetti, articoli di giornale photoshoppati e fake vari a milioni di utenti, rendendo il suo social fondamentale nella campagna elettorale per le presidenziali

La scorsa settimana Bloomberg ha pubblicato un’analisi dei 53 mila tweet pubblicati a partire dallo scorso dicembre da Elon Musk, capo di X, sul suo stesso social network. I suoi argomenti preferiti sono risultati per lo più l’immigrazione clandestina e i brogli elettorali. In molti casi, i due fenomeni convergono in un’unica grande storia che ha ossessionato gli ultimi giorni di campagna elettorale pro Trump di Musk e della sua piattaforma: quella di  un paese in cui l’integrità delle elezioni è minacciata dal voto via posta, che sarebbe al centro di un complotto ordito dai democratici e portato avanti dai milioni di immigrati clandestini presenti nel paese.

 

Se un paio d’anni fa Musk non avesse comprato Twitter, tutto questo avrebbe un peso diverso: sarebbe solo un altro miliardario radicalizzato durante la pandemia e abituato a stare troppo tempo online. Questa però è la prima elezione americana in cui Musk, però, controlla X, social che ha trasformato in una vera arma politica: da alcuni mesi ormai molti utenti denunciano una presenza inspiegabile di contenuti politici (e di destra) nei loro feed, mentre il profilo di Musk viene promosso anche a chi non ha mai mostrato interesse nei suoi confronti. L’ultima chance per un’esperienza Musk-free su X era il blocco degli utenti, che Musk sta non a caso manomettendo (nel nome della presunta libertà d’espressione). Il risultato è che a Musk basta un retweet per irradiare teorie del complotto, screenshot sospetti, articoli di giornale photoshoppati e fake vari a milioni di utenti, rendendo X fondamentale nell’agenda setting della destra repubblicana. E’ così da mesi ma con le elezioni presidenziali la natura propagandistica di X rischia di rivelarsi cruciale. Nelle ore di dubbio, di attesa, di possibili conteggi e riconteggi, la piattaforma è utilizzata per instillare dubbi sulla trasparenza delle operazioni o per minacciare gli operatori che lavorano nei seggi allo scopo di garantire un voto veloce e sicuro. Non si tratta di speculazioni: sta già succedendo.

 

L’influenza politica di Musk sulla destra americana, anche nelle ore più calde del voto, può avere conseguenze impreviste: ad esempio, potrebbe amplificare l’effetto bolla, in cui gli utenti interagiscono con solo un certo tipo di opinione e perdono di vista il quadro generale, anche perché Musk ha fatto il possibile per rendere l’esperienza su X ostile a chi non è suo fan (o di Trump), e molti utenti progressisti sono passati a social alternativi come Threads o Bluesky. Il contrasto tra l’egemonia trumpiana su X e la discussione politica sulle altre piattaforme è notevole, e si registra soprattutto su Threads e Reddit, entrambi in forte crescita.

 

Isolamento, radicalizzazione, camera dell’eco: basta mescolare i tre ingredienti per ottenere risultati piuttosto strani, come la notizia che ha monopolizzato le attenzioni del movimento MAGA nelle  48 ore prima dell’election day: la tragedia di Peanut lo scoiattolo. La scorsa settimana, infatti, il dipartimento per la Conservazione ambientale dello stato di New York ha soppresso uno scoiattolo di proprietà di un influencer statunitense, in una vicenda ancora poco chiara e di minima rilevanza politica. Tuttavia, dalla notizia è nata una bizzarra campagna antigovernativa capeggiata dallo stesso Musk, che ha dipinto Peanut come martire del regime bideniano.

 

Strano – o, per dirla con Tim Waltz, “weird”. Ma questo è lo stato in cui versava X nelle ultime ore della campagna elettorale, mentre si appresta a utilizzare gli stessi meccanismi per riverberare e amplificare qualsiasi diceria su presunti brogli dei democratici, sfruttando una filiera che da Musk passa per Fox News e podcast come quello di Joe Rogan, il quale proprio questa settimana ha appoggiato pubblicamente Trump dopo aver avuto come ospite… Elon Musk.

 

Insomma, un sistema ormai rodato che trasforma le voci di corridoio in crociate politiche, crea contenuti per podcast e video su YouTube e raccoglie donazioni preziose tra i miliardari della Silicon Valley. Certo, a questo punto resta da chiarire se tutto questo sia in grado di spostare voti o, ancora di più, far vincere le elezioni a Donald Trump. Quel che è sicuro però è come questo caravanserraglio tecno-politico reagirà alla proclamazione del nuovo presidente americano. Del resto, se Peanut lo scoiattolo può diventare uno scandalo politico per un  intero fine settimana, tutto è possibile.