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Lo scenario

A Bruxelles è già iniziata la fase del reinventarsi e “limitare i danni” per l'Ue, la Nato e Kyiv (ma è dura)

David Carretta

Gran parte degli analisti ritiene che il vero rischio sia la frammentazione dell’Unione europea di fronte a Trump. La vittoria del repubblicano potrebbe spingere altri leader europei a cambiare campo sull’Ucraina allineandosi al presidente ungherese Orbán

Viktor Orbán si prepara a stappare lo champagne ai vertici di oggi e domani a Budapest. Questa sera i capi di stato e di governo dell’Unione europea discuteranno della strategia da seguire con Donald Trump tornato alla Casa Bianca. Giorgia Meloni si posiziona come l’altra interlocutrice privilegiata in Europa dell’ex e futuro presidente americano. Per quasi tutti gli altri leader è iniziata la fase del “limitare i danni” per l’Ue e per la Nato, o almeno per le relazioni bilaterali nazionali. Dopo aver trascorso otto anni a discutere di autonomia strategica e sovranità europea, l’Ue non è pronta al Trump 2.0, al ritiro del sostegno americano all’Ucraina, alla fine dell’ombrello di sicurezza degli Stati Uniti e a una guerra commerciale transatlantica. Gli europeisti sperano che lo choc costringa l’Ue a reinventarsi e a prendere il suo destino in mano. Gran parte degli analisti ritiene che il vero rischio sia la frammentazione dell’Ue di fronte a Trump.

 

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ieri mattina ha chiamato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz per concordare la linea sulla rielezione di Trump. “Lavoreremo per un’Europa più unita, più forte e più sovrana”, ha assicurato Macron. “L’Ue deve agire in modo unito”, ha detto Scholz. Ma le loro parole suonano come una dichiarazione vuota. Erano già state dette durante il primo mandato Trump. Sono state ripetute dopo l’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Macron e Scholz sono due anatre zoppe. Il primo è costretto a una coabitazione con un governo la cui sopravvivenza dipende dal Rassemblement national di Marine Le Pen. Il secondo è alla guida di una coalizione che rischia sempre più di collassare per le divisioni interne.

 

I messaggi di congratulazioni indirizzati ieri a Trump dai leader europei rivelano la decisione di adottare la tattica di limitare i danni. “La sua leadership sarà di nuovo fondamentale per mantenere forte la nostra Alleanza”, ha detto il segretario generale della Nato, Mark Rutte, convinto di poter sfruttare l’ego di Trump per riportarlo alla ragione sulla necessità di proteggere l’Europa, com’era accaduto nel suo primo mandato. “Mi congratulo calorosamente”, ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: “Milioni di posti di lavoro e miliardi di commercio e investimenti su entrambe le sponde dell’Atlantico dipendono dal dinamismo e dalla stabilità della nostra relazione economica”. Von der Leyen spera di concludere dei “deal” che evitino i dazi del 20 per cento su tutti i prodotti importati in America, che Trump ha promesso in campagna elettorale. E’ la stessa linea sostenuta dall’associazione degli industriali tedeschi, Bdi, che ha chiesto all’Ue di “dar prova di flessibilità” con Trump. “Nella prima metà del 2024 gli Stati Uniti sono stati il partner commerciale più importante della Germania. Sono i maggiori acquirenti di prodotti tedeschi per il nono anno consecutivo, con prodotti farmaceutici, macchinari e automobili in testa”, ha ricordato il presidente di Bdi, Siegfried Russwurm. Nei messaggi inviati a Trump, gran parte dei capi di stato e di governo ha scelto di sottolineare più l’aspetto bilaterale che la dimensione europea delle relazioni transatlantiche. “Aspettatevi che gli europei si precipitino a Mar-a-Lago in ordine sparso, chiedendo un trattamento preferenziale rispetto ai loro vicini”, avverte l’ex ambasciatore francese, Gérard Araud.

L’allarme immediato dell’Ue è per l’Ucraina. Sugli aiuti militari “siamo nel ventre di un’onda”, spiega al Foglio un funzionario europeo. La campagna elettorale americana ha ridotto le forniture che ora dovrebbero riprendere. Ma “la posizione degli Stati Uniti sarà decisiva per alcuni stati membri”, riconosce il funzionario. La vittoria di Trump potrebbe spingere altri leader europei a cambiare campo sull’Ucraina allineandosi a Orbán. Nelle ultime settimane si sono sentite voci in alcuni circoli diplomatici sostenere la soluzione della “finlandizzazione” dell’Ucraina per porre fine alla guerra. Il vertice di Budapest oggi dovrebbe servire a inviare un messaggio comune a Trump: l’Ue vuole rafforzare i legami transatlantici, ma ha la sua agenda autonoma ed è pronta a difendere i suoi interessi da sola, compreso sull’Ucraina. Solo che la ricetta per la “sovranità europea” divide i ventisette.

 

I leader domani discuteranno con Mario Draghi delle sue raccomandazioni sulla competitività, incluso uno strumento di debito comune per finanziare una parte degli 800 miliardi di euro annui di investimenti comuni necessari a evitare l’agonia dell’Ue. “L’aspetto finanziario è fondamentale”, spiega il funzionario europeo. Ma anche un ambiguo impegno a “esplorare lo sviluppo di nuovi strumenti” di finanziamento solleva obiezioni tra alcuni leader dei paesi frugali. “Dobbiamo superare le nostre differenze e guardare oltre gli interessi nazionali”, avverte il funzionario, scettico sulla capacità dei leader dell’Ue di farlo.