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Dopo le elezioni

Così la Gen Z ha abbandonato i dem a favore di Trump

Giulio Silvano

Solitamente i giovanissimi preferiscono i progressisti, ma non questa volta, o forse non più. Ecco perchè la brat summer e le noci di cocco non sono bastate

Washington. Latinos, afroamericani, donne dei sobborghi e pure i giovani. La coalizione democratica è riuscita a perdere un gruppo demografico che era dato per scontato. La Gen Z ha preferito rimandare Donald Trump allo Studio ovale e non Kamala Harris. Per molti di loro era la prima volta che andavano alle urne. Solitamente i giovanissimi preferiscono i progressisti, ma non questa volta, o forse non più. Nel 2020 solo il 36 percento degli under trenta aveva votato Trump. Questa volta è invece salito di oltre sette punti, arrivando praticamente a un pareggio con Harris, preferita solo dalle ragazze. E il 5 per cento degli under 30 ha votato per un candidato terzo o indipendente, anche qui un aumento di 2 punti rispetto alle ultime presidenziali. Guardiamo altri numeri: se Biden aveva ottenuto il 65 per cento del voto femminile under 30, Harris è comunque scesa, ottenendo solo il 58, quindi anche le ragazze preferivano comunque il vecchio Joe. Se Biden aveva ottenuto il 56 percento del voto maschile under 30, Harris è arrivata solo al 42. I giovani con un diploma liceale, o nemmeno quello, hanno preferito Trump a Harris. Margini ancora più grandi si trovano tra bianchi e neri e, soprattutto, tra città e zone rurali. La solita storia della sinistra identitaria da Ztl. Secondo la Cnn quelli che hanno votato per la prima volta nel 2024 hanno preferito Trump di dieci punti, mentre la situazione era ribaltata quattro anni fa quando il vecchietto Biden era stato scelto dai diciottenni.  

 

                               


Secondo alcuni, mentre il Gop ha dato qualcosa da votare ai giovani, il partito democratico non l’ha fatto, limitandosi a una retorica sulle nuove generazioni ma zittendo spesso i progressisti come troppo radicali. Un anno fa, quando il candidato democratico era ancora Joe Biden, un gruppo di organizzazioni giovanili e di attivisti della Gen Z (March for Our Lives, Gen Z for Change, United We Dream…) gli mandò una lettera dicendo: “Le posizioni della tua Amministrazione sono seriamente disallineate con quelle dei giovani e in particolare dei giovani democratici. Ce lo dicono ogni giorno migliaia di persone in tutto il paese. Non riusciamo a spiegare le vostre posizioni alla gente della nostra generazione”. E’ diventata virale una clip dove una ragazza intervistata ai seggi dalla Nbc che dice: “Ho votato Trump perché tra i due è il male minore”. Come ha scritto un’opinionista trentenne su TeenVogue: “I democratici hanno rifiutato di fare commenti aggressivi sul cambiamento climatico mentre il pianeta brucia, concentrandosi invece su un mitologico elettore centrista che non sembra esistere”. Ma non è solo quello, anche perché la campagna di Harris/Walz non avrebbe certo potuto diventare  pro Hamas per accontentare quei gruppetti “queer for Palestine” e quei giovani musulmani del Michigan. La politica estera non è certo in cima alle liste dei temi considerati chiave. 


Il gruppo demografico che continua a preferire Trump è quello numerosissimo della Gen X e dei boomer (dai 45 ai 64), ma il primo shift dovrebbe spaventare l’establishment dem. Ma a cosa è servito invitare Beyoncé, Eminem e soprattutto Taylor Swift? A cosa è servita la Brat Summer e dipingere di verde acido i post su Instagram della campagna elettorale? Secondo alcuni il problema è stato anche un partito troppo concentrato su quello che la destra chiama wokismo. Un partito animato da figure progressiste soprattutto sulle questioni di genere, che ha demonizzato l’uomo bianco etero, buttandolo così tra le mani dell’unica parte politica che lo accoglie a braccia aperte. Anche perché il tema su cui Trump si è guadagnato molti elettori – l’immigrazione – secondo i numeri non interessa molto ai giovani. Sono stati i temi come economia, sicurezza e crimine che hanno fatto scegliere ai supergiovani il partito repubblicano. 


Harris ci aveva provato. “Amo la Gen Z”, aveva detto in uno spot elettorale diretto ai  giovanissimi, “Conoscete il vostro potere, il potere della vostra voce e del vostro voto”. E aveva cercato di essere cool sui social, con i video su TikTok e le emoji della noce di cocco. Sembrava un po’ quel meme dove un vecchio Steve Buscemi vestito da ragazzino dice: “How do you do, fellow kids?”. La deputata dem-socialista Alexandria Ocasio-Cortez si era addirittura fatta Twitch organizzando una diretta streaming con il candidato vice Tim Walz. Ma come ha notato Peter Hamby in un pezzo su Puck: i giovani erano preoccupati per le loro finanze e hanno pensato che “Trump probabilmente li potrebbe aiutare più di Harris, a prescindere da tutti i difetti che ha”. Come negli anni ’90, non è Tik Tok, ma the economy, stupid.