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Il non risveglio di Amsterdam

L'organizzazione del pogrom e il fallimento della polizia

Francesco Gottardi

I servizi segreti israeliani, dal Mossad allo Shin Bet, avevano avvertito per tempo le autorità olandesi circa la pianificazione di attacchi mirati. “Ritorno alla Notte dei cristalli” dice il premier israeliano Netanyahu

Amsterdam. La luce del giorno dopo è di surreale normalità. Turisti, cibarie, decorazioni natalizie. Sembra impossibile che quelle stesse strade, nel centro di Amsterdam, soltanto poche ore prima fossero il teatro di una nuova “caccia all’ebreo”: jodenjacht. E’ con questa parola – tristemente nota nei Paesi Bassi ai tempi delle persecuzioni naziste – che è montato il passaparola via Telegram, per aspettare al varco i tifosi del Maccabi Tel Aviv al rientro dallo stadio. Pestaggi, accerchiamenti, violenza fisica e morale. Al momento oltre sessanta arresti, una decina di feriti: inizialmente si era temuto che tre cittadini israeliani fossero finiti in ostaggio agli aggressori, mediorientali olandesi di seconda o terza generazione. Per lo più giovani e – va sottolineato – che nulla hanno a che fare col calcio o le faide tra ultras. “Attacchi antisemiti inaccettabili”, la condanna del premier Dick Schoof, di centrodestra. “Mi vergogno profondamente”, quella della sindaca Femke Halsema, di centrosinistra. “Tutta Amsterdam deve sostenere la nostra comunità ebraica: seguiranno misure straordinarie”.

 

 

Nell’ordine: divieto di manifestazioni, perquisizioni preventive, l’intera città in stato di “zona a rischio sicurezza”. Dicevamo, camminando lungo i canali nessuna anomalia. Almeno in apparenza. Nel piccolo quartiere ebraico, tra sinagoghe e museo, tutto è tranquillo. Abbottonato: presto calerà il sole, è erev shabbat, c’è poca voglia di parlare: “Non sembra essere cambiato niente, eppure è cambiato tanto”. Si farà fatica a superare le immagini di questa notte. In Piazza Dam invece persiste un picchetto pro-Palestina: c’è tutti i giorni da mesi, oggi non fa eccezione. Un uomo di mezza età – kefiah al collo ma lui sì fiammingo, vangoghiano – si rammarica per non potersi muovere in corteo nel weekend. Dice di non conoscere i dettagli delle aggressioni. “Ma forse quel che è successo ci voleva”, aggiunge convinto. Altro elemento sconcertante: quel che è successo, ossia il pogrom, è stato nella piazza più famosa di Amsterdam e negli immediati dintorni. Come se in Italia, scoppiassero persecuzioni etniche davanti al Campidoglio.

 

 

Le forze dell’ordine sono finite subito sul banco degli imputati: com’è possibile che nessuno sia riuscito a impedire tutto questo? Tanto più che i servizi segreti israeliani, dal Mossad allo Shin Bet, avevano avvertito per tempo le autorità olandesi circa la pianificazione di attacchi mirati. Non sono stati ascoltati. Il match di Europa League fra Ajax e Maccabi, viste le storiche simpatie ebraiche della squadra di casa, è stato considerato non a rischio. E infatti chi era presente allo stadio racconta che tutto è filato liscio. Il problema è quel che sarebbe rimasto sguarnito dopo, nel cuore della città. Coi tifosi ospiti ‘geolocalizzati’ anche grazie alla complicità di alcuni tassisti, che hanno passato l’informazione agli aggressori sulla posizione delle persone da colpire.

 

Prima della partita alcuni ultras del Maccabi avevano intonato cori razzisti contro gli arabi, strappato alcune bandiere palestinesi dalle finestre del centro di Amsterdam e poi fischiato durante il minuto di silenzio per le vittime di Valencia (tutto si riduce al riconoscimento spagnolo della Palestina). L’aggressione è stata perpetrata non per questi episodi, ma in modo indistinto in base al  passaporto: gli israeliani in trasferta erano quasi 3mila, famiglie, donne, bambini. La furia squadrista non ha fatto distinzioni. E se mancano elementi per parlare di connivenza, l’argine della polizia locale è stato fallimentare. “Nonostante la nostra massiccia presenza, molti sostenitori sono rimasti feriti, insultati e colpiti da fuochi d’artificio”, il bollettino del 112. Senza alcun cenno di scuse.

 

 

Le vittime del linciaggio sono rimaste a lungo confinate in albergo prima di venire scortate al sicuro. Israele parla di “pogrom organizzato”, Netanyahu di “ritorno alla Notte dei cristalli” e  ha ordinato l’invio di due aerei ad Amsterdam per rimpatriare i concittadini e chiesto al Mossad un piano per prevenire “nuovi attacchi sul suolo europeo”. In ballo anche la tenuta delle relazioni coi Paesi Bassi: ad accogliere all’aeroporto, il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, si è precipitato il leader dei sovranisti olandesi Geert Wilders. Estremo, più che rimedio.

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