tra russia e stati uniti

Putin cerca il dominio su Trump

Micol Flammini

La telefonta tra il presidente rieletto e Zelensky in presenza di Musk, le rassicurazioni che cerca Kyiv e il controllo di Mosca sui "piani di pace"

Ci si aspettava un comunicato, invece Vladimir Putin ha scelto un microfono per congratularsi con Donald Trump per la vittoria alle elezioni contro la candidata democratica Kamala Harris. Giovedì, al Forum economico di Valdai, il capo del Cremlino ha definito Trump “un uomo coraggioso”, ha detto di essere pronto a dialogare con lui. Si è preso un palco per salutare l’arrivo del presidente rieletto e ne  ha approfittato  per parlare della fine del mondo come lo abbiamo conosciuto, della costituzione di un nuovo ordine in cui la Nato sta dimostrando, dice il capo del Cremlino, di essere una cianfrusaglia del passato.  Se Putin ha usato il suo intervento per salutare Trump e mettere il suo prossimo arrivo alla Casa Bianca tra gli eventi che stanno determinando un nuovo assetto internazionale è perché vede nel presidente un’occasione, un alleato, o un mezzo per realizzare il suo progetto che passa per la distruzione dell’Ucraina. Non sarebbe la prima volta che Putin dimostra di vedere in Trump un presidente poco temibile, già durante il loro incontro a Helsinki nel 2018 aveva dato prova di essere sicuro di poter controllare quello che all’epoca era il presidente degli Stati Uniti. Putin ha detto di essere pronto al dialogo con Trump e Trump ha affermato di essere pronto a far finire la guerra in ventiquattro ore e per farlo ha bisogno di un piano per il cessate il fuoco che le due parti, Kyiv e Mosca, siano disposte ad accettare.

 

La convinzione del candidato repubblicano vittorioso si basa su un calcolo semplice: per convincere gli ucraini basta smettere di dare loro le armi per combattere, per convincere i russi è sufficiente andare incontro alle loro richieste. In questi mesi verranno fuori piani di pace su piani di pace, verranno presentati e smentiti, mostrati e ritrattati. Mosca non ha mai cambiato, se non di poco, le sue posizioni dall’inizio della guerra. Né il primo ritiro dalla regione di Kyiv nei primi mesi del 2022, né la controffensiva ucraina nell'oblast di Kharkiv o il ritiro da Kherson dello stesso anno hanno cambiato le richieste russe che si trovano in un documento pubblicato dall’unità investigativa russa Systema, che ha ottenuto una copia della proposta iniziale di Mosca per un “accordo di pace”. Secondo il documento, nelle prime settimane dell’invasione, il Cremlino aveva redatto una bozza d’accordo di sei pagine da proporre agli ucraini con quattro pagine di allegati. Le linee principali della proposta, di fatto, mostravano la volontà di Mosca di azzerare l’identità dell’Ucraina e ogni capacità futura di difesa. Le richieste con cui i mediatori si sono poi presentati al loro primo incontro riguardavano: la riduzione dell’esercito di Kyiv di un quinto; il divieto per l’Ucraina di sviluppare, produrre, inventare o semplicemente usare sul proprio territorio missili con una gittata superiore ai 250 chilometri (questo punto è soggetto a supervisione russa); l’obbligo per Kyiv di riconoscere l’indipendenza delle sedicenti repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk; l’obbligo di farsi carico da sola dei costi di ricostruzione (all’epoca del documento si faceva riferimento al Donbas); la revoca delle sanzioni contro la Russia e di ogni causa legale contro Mosca intentata dal 2014 in poi. Questi punti riguardano l’assetto internazionale dell’Ucraina e la sua sicurezza, ma nel documento alcuni punti fanno riferimento anche all’identità del paese e nei piani di Mosca c’è la volontà di obbligare l’Ucraina a rendere il russo lingua ufficiale e di ripristinare tutti i diritti di proprietà della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca; a ripristinare i simboli dell’epoca sovietica. Da quel documento le posizioni del Cremlino si sono mosse poco e la guerra è andata avanti, circa il venti per cento dell’Ucraina è sotto occupazione, quattro regioni occupate sono state dichiarate russe da Mosca e la Russia vuole che rimangano sotto il suo controllo. Secondo Putin, Trump è il presidente giusto per andare incontro a tutte le sue richieste. Il Wall  Street Journal questa settimana ha pubblicato un’indiscrezione su quello che veniva definito un piano di pace pensato da uomini vicini a Trump e la maggior parte dei punti è sfavorevole per Kyiv, a cominciare dal primo sul futuro ingresso dell’Ucraina nella Nato, che per Zelensky è imprescindibile mentre secondo l’articolo del quotidiano americano non sarebbe sul tavolo. 


Ieri Axios ha riportato un dettaglio impossibile da trascurare della chiamata che si è tenuta fra Trump e il presidente ucraino: era presente Elon Musk. Zelensky è stato colpito dalla tempistica delle telefonata, avvenuta subito dopo la vittoria di Trump e ha detto di sentirsi “rassicurato”. Si tratta di frasi di rito, ma il presidente ucraino anziché darsi alla disperazione, ha deciso di mettersi al lavoro con l’Amministrazione che subentrerà a gennaio senza alcuna forma di preconcetto. Musk gli ha detto che Starlink, grazie al quale l’Ucraina è riuscita a resistere all’invasione e che aiuta i militari in alcuni contesti, è garantito. Musk sembra avere su Trump un grande potere di convincimento: è un uomo di successo, è stato definito “un genio”. Molto dipenderà da lui, dentro e fuori l’America. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)