l'intervista
“Fermiamo il mostro antisemita”. Parla Boualem Sansal
Per lo scrittore algerino “Serve una mobilitazione coraggiosa dell’Europa” contro l'antisemitismo
“L’esplosione dell’antisemitismo, un antisemitismo sempre più sfacciato, è una delle conseguenze più preoccupanti del 7 ottobre. C’è il rischio di attacchi contro gli ebrei in tutto il mondo. Il 7 ottobre susciterà vocazioni ovunque, ogni apprendista islamista vorrà la sua guerra, la sua vittoria, i suoi ostaggi e vorrà fare, se possibile, meglio di Hamas. Il rischio di un incendio in Europa è molto grande, dobbiamo prenderlo sul serio ed evitare che divampi perché poi nulla lo fermerà”. Così avevamo lasciato un anno fa Boualem Sansal, il grande romanziere algerino che indossa spesso i panni del grillo parlante e che ha appena lasciato il suo paese per Parigi (troppe minacce di morte, troppe ostilità dal regime algerino, troppa solitudine). Sansal discuteva così sul Foglio del rischio di una emulazione del 7 ottobre in Europa. Ora lo ritroviamo a parlare di Amsterdam. “Ho provato tristezza, rabbia e un immenso senso di fallimento” ci dice Sansal, autore di “2084” e “Il treno di Erlingen” (Neri Pozza). “Per anni abbiamo visto il male arrivare e radicarsi e non siamo stati in grado di fermarlo, per paura e codardia. E’ urgente e vitale svegliarsi e distruggere quella mostruosità che è l’antisemitismo e il suo naso finto dell’antisionismo”. Il destino degli ebrei europei per molti è segnato? “Gli ebrei d’Europa devono affrontare due forme di antisemitismo, quello degli europei e quello dei musulmani europei. E’ troppo e insostenibile. I governi sembrano impotenti a risolvere il problema. Si accontentano di denunciare e di solidarizzare. Si potrebbe quasi accusarli di non assistere le persone in pericolo di vita e, in alcuni casi, di complicità passiva o attiva”.
Sembra che l’islamizzazione stia avanzando come un programma predefinito. “L’islam e il suo braccio secolare, l’islamismo, stanno creando scompiglio in tutto il mondo” continua Sansal al Foglio. “Stanno per disintegrare l’Europa, che è il suo anello più debole. Solo una mobilitazione generale ferma, coraggiosa e permanente degli stati europei e dell’Unione europea può fermarli. Ma credo che il cancro stia andando in metastasi a tutta velocità. Abbiamo bisogno di misure all’altezza dei pericoli”.
Un giorno Sansal è andato nelle periferie francesi. “E la situazione corrispondeva agli inizi dell’islamismo in Algeria, venti o trenta anni fa. Ma nessuno mi ha ascoltato, mi è stato detto che la Francia non è l’Algeria... Le autorità lo vedevano come un problema marginale, ritenevano che tutte le ideologie fossero solubili nella democrazia e che la laicità fosse una difesa sufficiente. Pensava che portare intere famiglie di immigrati fosse una soluzione. I piani suburbani, la costruzione di palazzetti dello sport... era così ingenuo. Le municipalità socialiste e comuniste peggiorarono notevolmente la situazione spiegando che né l’islam né l’islamismo erano pericolosi, che era un modo di vivere come tutti gli altri e che ogni comunità aveva il proprio. Oggi la Francia non ha ancora aperto del tutto gli occhi”.
La nostra cultura oscilla tra negazione, cecità e collaborazione. Paura? Vigliaccheria? “Tutte queste cose. E anche realpolitik e cinismo. Nel mondo ci sono due miliardi di musulmani in quarantanove paesi molto ricchi e solo sedici milioni di ebrei sparsi per il mondo. C’è anche il fatto che Israele non può vivere perennemente in guerra e non può garantire la propria sicurezza da solo. Dipende dall’occidente, che a volte dà l’impressione di essere pronto a sacrificarlo. Bisogna pensarci sempre”.
Sembra che un pezzo di occidente sia ossessionato dalla distruzione di Israele. “L’uomo rimane fondamentalmente un essere religioso, che ragiona in termini di bene e male. Ogni paese si definisce dalla parte del bene e designa l’altro come dalla parte del male. C’è una sorta di consenso che si è stabilito nel corso dei secoli: il male è Israele e gli ebrei sono i suoi propagatori. Devono essere distrutti o isolati come un tempo si isolavano i lebbrosi. Lo stato d’Israele è il vettore di una terribile contraddizione: quella dell’unicità dell’islam. Israele è un po’ come il villaggio gallico che resiste in una terra che impedisce di essere islamica dall’inizio alla fine. Va oltre la politica e la religione. E’ ontologico. Il giorno in cui sono andato in Israele, ho perso metà dei miei amici”.
Sansal si riferisce alla sua storica decisione nel 2012 di partecipare alla Fiera del libro di Gerusalemme. Al rientro, la stampa algerino si scatenò contro il “traditore” venduto alla “lobby sionista”. Sansal rispose così: “Sono andato a Gerusalemme… e sono tornato felice”. Sua moglie Naziha insegnava matematica e venne accusata dai genitori di “contaminare” i bambini con il suo “ebraismo”. E costretta a dimettersi. Ultima domanda, sul futuro della civiltà occidentale. “L’illuminismo è finito” conclude Sansal al Foglio. “Dopo aver lasciato l’ordine religioso per entrare nell’ordine della ragione, l’umanità è ricaduta in questo XX secolo e sta gradualmente tornando ai suoi vecchi demoni. Dobbiamo fermare questo processo e riprendere il cammino dell’illuminismo, anche se su nuove basi”.