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La prossima Commissione

Moderato, mainstream, persino europeista. L'audizione di Fitto

David Carretta

L’esito non è ufficiale, ma positivo. Ora Fratelli d’Italia si prepara alla giravolta per sostenere Ursula von der Leyen. Socialisti e liberali sono pronti a dire “sì” a condizione che il Ppe non cerchi di bocciare la spagnola Ribera

Il Parlamento europeo ha scoperto le doti di un politico italiano democristiano, colpevole di trasformismo come tanti suoi connazionali, che lo ha portato in un partito con radici di estrema destra, ma che alla fine si è dimostrato moderato, mainstream, perfino europeista. L’audizione di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo della Commissione europea, responsabile della Politica di coesione, è stata prevedibile e noiosa. L’esito è positivo, anche se non è ancora ufficiale. La sua conferma è legata a quella degli altri vicepresidenti, che appartengono al Partito popolare europeo, ai socialisti e ai liberali. O passano tutti, o non passa nessuno. E nessuno ha interesse a ritardare ulteriormente l’entrata in funzione della nuova Commissione. Nemmeno Fratelli d’Italia, che si prepara alla giravolta da luglio per sostenere l’esecutivo di Ursula von der Leyen. 

 

All’inizio dell’audizione Fitto ha cercato di sgombrare il campo dalle polemiche sulla sua appartenenza a Fratelli d’Italia, i legami con Giorgia Meloni, i suoi voti in passato al Parlamento europeo sullo stato di diritto, il Green deal o NextGenerationEU. “Voglio essere chiaro. Non sono qui per rappresentare un partito politico, non sono qui per rappresentare uno stato membro. Sono qui oggi per affermare il mio impegno per l’Europa”, ha detto Fitto. Non è bastato per placare socialisti, liberali, Verdi ed estrema sinistra. La sua linea di difesa costante è stata: “Il dibattito su un tema in Parlamento per un parlamentare europeo è una cosa, un ruolo istituzionale è un altro”. Sullo Stato di diritto “l’articolo 2 del trattato è fondante dell’Europa”. Sulla transizione verde “condivido le linee guida della presidente von der Leyen”. Sulla sua astensione su NextGenerationEU, dopo aver messo in atto il Pnrr dell’Italia come ministro, “se dovessi votare domani mattina, sarebbe un voto favorevole”. All’ennesima domanda di un deputato sul presunto fascismo del governo italiano o di Fratelli d’Italia, Fitto è sbottato: “Se le do l’idea di un fascista, non lo so, ma faccia lei, decidete voi. A me sembra che siano temi e argomenti lontanissimi da ogni ipotesi reale”.

 

Nemmeno le contestazioni sul suo operato da ministro per la gestione dei fondi di coesione in Italia hanno fatto breccia. Fitto ha suggerito di chiedere ai deputati del Pd italiano che, come lui, sono stati amministratori locali, quanto ha lavorato bene. Anche se con discrezione, i deputati del Pd hanno sostenuto il candidato italiano. Incontestabile in termini di competenza sulla coesione (anche se non è entrato nei dettagli), Fitto si è fatto cogliere di sorpresa da uno scoop del Financial Times sull’intenzione della Commissione di dirottare i fondi regionali non spesi verso l’industria della Difesa. L’idea probabilmente è della presidente. Ursula von der Leyen ha già usato la coesione come cassa per affrontare altre emergenze (con ReactEU durante il Covid, con RepowerEU durante la crisi energetica, con la flessibilità per le alluvioni e le siccità). Eurodeputati, regioni e stati membri sono preoccupati che la cassa si svuoti. “Mi limito a non commentare una notizia che non ha fondamento”, ha risposto Fitto imbarazzato, sottolineando che “l’acquisto di armi con i fondi di coesione non è possibile”. Nel suo primo mandato von der Leyen ha spesso preso iniziative alle spalle dei suoi commissari senza consultarli.

 

Alla fine dell’audizione, quando Fitto ha citato Alcide De Gasperi, padre fondatore a cui ispirarsi per “il suo impegno per l’Europa”, e quando ha lanciato un appello a “mettere da parte gli interessi di parte e mettere davanti gli interessi di carattere generale”, sono arrivati anche gli applausi. Non da tutti. I Verdi rimangono sul piede di guerra. Fitto “ha dimostrato più volte, attraverso la sua affiliazione politica di estrema destra, di non sostenere i valori e di non avere a cuore il miglior interesse dell’Unione europea e dei suoi cittadini”, ha detto il loro presidente Bas Eickhout. Socialisti e liberali, anche se non entusiasticamente, sono pronti a dire “sì”. A condizione che il Ppe non cerchi di bocciare la socialista spagnola Teresa Ribera, a cui von der Leyen ha affidato la prima vicepresidenza con la responsabilità della transizione verde e della concorrenza. 

 

L’aggressività del Ppe su Ribera è dettata soprattutto da ragioni di politica interna spagnola. Il Partido popular vuole mettere in difficoltà il premier Pedro Sanchez, la cui maggioranza è sempre in bilico, e salvare il presidente della regione valenciana, Carlos Mazón, dopo le inondazioni del 29 ottobre, dando la responsabilità del mancato allarme a Ribera. Ma lo stesso Ppe non ha interesse a provocare un incidente. “Far saltare Ribera significa far saltare Fitto, ma anche far saltare von der Leyen”, spiega al Foglio una fonte del Parlamento europeo. Al gruppo socialista e alla sua presidente, la spagnola Iratxe García Pérez, non conviene andare allo scontro. “Far saltare Fitto significa far saltare Ribera”, conferma la stessa fonte.

 

Per evitare brutte sorprese von der Leyen ha incontrato i leader dei gruppi socialista e liberale. Dopo la conclusione delle audizioni di tutti i vicepresidenti – oltre a Fitto e Ribera, la liberale estone Kaja Kallas (Alto rappresentante), la popolare finlandese Henna Virkkunen (Digitale), il liberale francese Stéphane Séjourné (Competitività) e la socialista rumena Roxana Mînzatu (Sociale) – c’è stata un’altra riunione tra i capigruppo del Ppe, dei socialisti e dei liberali. La valutazione dei sei vicepresidenti si dovrebbe tenere dopodomani. Non è escluso che a Fitto siano sottoposte domande aggiuntive. Ma quasi tutti scommettono su un via libera al pacchetto in giornata o entro la settimana.

 

Il Parlamento europeo dovrebbe votare la conferma a tutta la nuova Commissione a fine mese. L’esito appare scontato. L’interrogativo è se il gruppo dei Verdi confermerà il suo sostegno alla Commissione von der Leyen oppure se preferirà uscire dalla maggioranza per la vicepresidenza a Fitto e la retromarcia sul Green deal. I deputati di Fratelli d’Italia e di almeno una parte del gruppo sovranista dell’Ecr non saranno decisivi, perché basta la maggioranza semplice, ma potrebbero sostituirsi ai Verdi. Nelle audizioni “l’Ecr è stato molto disciplinato, quasi timoroso”, spiega una seconda fonte. I sovranisti hanno approvato tutti i candidati commissari, tranne la liberale belga Hadja Lahbib. I parlamentari di Fratelli d’Italia sono già pronti a votare a favore della nuova Commissione. Avere Raffaele Fitto vicepresidente val bene una piccola conversione europeista.