l'iniziativa
Quando cucinare inquina: il progetto di Eni per combattere l'inquinamento domestico in Africa
Oltre 2,3 miliardi di persone nel mondo sono ancora esposte al fumo nocivo dei fornelli tradizionali. Con il progetto "Eni for Clean Cooking", l'azienda promuove l'uso di tecnologie più sicure e sostenibili, migliorando la salute, riducendo la deforestazione e creando opportunità economiche nel continente
Nel mondo sono circa 2,3 miliardi le persone (di cui un miliardo solo in Africa) che cucinano ancora i propri pasti su fuochi all’aperto o su fornelli rudimentali, respirando il fumo nocivo rilasciato dalla combustione di carbone, carbonella, legna da ardere, rifiuti agricoli e animali. Queste pratiche tradizionali portano al decesso di milioni di persone ogni anno, in particolar modo di donne e bambini che sono i soggetti più a rischio. I dati sono dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), secondo cui in Africa le donne e i bambini rappresentano il 60 per cento delle morti premature legate all’inalazione di fumo e all’inquinamento dell’aria domestica.
L’accesso al Clean Cooking – una pratica di cottura, cioè, più efficiente e sostenibile – garantisce benefici, tra le altre cose, per la salute delle persone e per l’ambiente. Per questo dal 2018 Eni ha avviato il programma “Eni for Clean Cooking”, un progetto che promuove la sostituzione dei fornelli tradizionali con modelli a più alta efficienza nell’Africa subsahariana. La distribuzione dei cosiddetti fornelli ‘migliorati’ (Improved cookstoves) garantisce una riduzione di oltre il 60 per cento della biomassa legnosa utilizzata dalle famiglie, contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO2, della deforestazione e delle malattie respiratorie, e alla creazione di posti di lavoro e opportunità per le piccole imprese. I risultati di questo programma e gli effetti positivi sulla comunità locale sono testimoniati dagli scatti del fotografo Gabriele Galimberti, recentemente esposti in una mostra al Museo Maxxi di Roma, intitolata “FE&L Food Energy & Life”. Le foto e i video hanno raccontato il lavoro svolto da Eni in Mozambico e in Angola nell’ambito del programma “Eni for Clean Cooking” che si inserisce nel più ampio percorso di “just transition” di Eni, volto a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.
“Il Clean Cooking – spiega Emanuele Banfi, responsabile Credit management and CO2 Volumes Capture di Eni – è un pilastro del nostro impegno nel contribuire al miglioramento degli standard di vita nell'Africa subsahariana. Per questo motivo, abbiamo sottoscritto la Clean Cooking Declaration: Making 2024 the pivotal year for Clean Cooking, promossa dall’Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) con l’obiettivo di accelerare l’accesso universale a sistemi di cottura più moderni”.
Si tratta di un passo fondamentale per garantire a tutti l'accesso a un’energia accessibile, affidabile, sostenibile e moderna, come stabilito dall'Obiettivo 7 di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Oltre a migliorare l'accesso all'energia, infatti, questi progetti di cucina pulita contribuiscono a ridurre la produzione di carbone vegetale e l'uso diretto di legna da ardere, principali fattori di deforestazione in molti Paesi africani. Il programma prevede la fornitura gratuita di fornelli migliorati - di cui a oggi hanno beneficiato circa novecentomila persone in Costa D’Avorio, Mozambico, Rwanda, Angola, Repubblica del Congo e Tanzania - con l’obiettivo di dare accesso a sistemi di cottura migliorata a 10 milioni di persone in Africa subsahariana entro il 2027. La produzione e la distribuzione di questi fornelli migliorati favorisce e favorirà l’imprenditorialità rafforzando le economie locali, poiché sono prodotti e distribuiti localmente in collaborazione con organizzazioni nazionali e internazionali. L'uso degli stessi comporta poi benefici in termini di salute, produttività, uguaglianza di genere, tutela delle foreste e della biodiversità, oltre a consentire di ridurre le emissioni GHG (acronimo di Greenhouse Gas, gas a effetto serra in italiano). L’obiettivo di Eni? Azzerare completamente l’uso di biomasse legnose non sostenibili e raggiungere il traguardo considerevole di 20 milioni di persone entro il 2030 con una spesa associata di 300 milioni di dollari.
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