La condanna per corruzione non ferma la sfida di Kirchner a Milei

Paolo Rizzo

Confermata la condanna per frode all'ex presidente argentina, ora leader dell'opposizione. Punta alle elezioni del 2025 per un ritorno à la Lula

La Camera di Cassazione argentina ha confermato la condanna a sei anni e l’interdizione perpetua dagli incarichi pubblici per l’ex presidente Cristina Kirchner nell’ambito della causa “Vialidad”. Al potere dal 2007 al 2015, e poi vicepresidente dal 2019 al 2023, Kirchner era stata condannata in primo grado nel 2022 per corruzione e amministrazione fraudolenta. La ex presidente non sarà detenuta perché presenterà un ricorso alla Corte Costituzionale. 

  
E’ un terremoto politico per l’Argentina e per l’opposizione. Cristina Kirchner non è solamente l’ex presidente ed ex first lady (suo marito, Néstor Kirchner, è stato presidente prima di lei dal 2003 al 2007). Negli ultimi mesi è riuscita a sfruttare il vuoto politico generato dalla vittoria di Javieri Milei e posizionarsi nuovamente come il principale antagonista del nuovo presidente libertario.Una settimana fa è stata proclamata presidente del Partido Justicialista, la storica formazione del peronismo che si oppone a Milei. A oggi il 32 per cento degli argentini pensa sia lei la leader dell’opposizione, mentre il 25 per cento pensa non esista alcun leader al di là di Milei. Axel Kicillof, presidente della provincia di Buenos Aires e discepolo di Cristina, è solo terzo con il 15 per cento.

  

Con la sentenza “Vialidad” la politica argentina si incammina così verso una nuova polarizzazione tra Milei e Cristina. E’ una contrapposizione che conviene a entrambi. Milei scommette che, tra i due estremi, gli argentini scelgano il nuovo. Ancor di più se nei prossimi mesi si confermeranno i dati sulla disinflazione (2,7 per cento l’inflazione mensile di ottobre, dato più basso degli ultimi tre anni). Cristina si ispira invece a Lula che, da condannato ed ex incarcerato, fu autore di un clamoroso ritorno al potere.
La condanna diventa così funzionale per la strategia di Cristina Kirchner. La sua scommessa è che la Corte Costituzionale non si pronuncerà prima delle elezioni di metà mandato dell’anno prossimo. Il voto previsto per ottobre 2025 sarà una resa dei conti. Da un lato  Milei, appoggiato dall’ex presidente Mauricio Macri, che promette di rimettere a posto l’economia e non far tornare mai più l’inflazione e la “casta” corrotta. Dall’altro Cristina Kirchner, l’ex presidente e simbolo del peronismo, che cercherà di presentarsi come vittima del lawfare, una presunta congiura della giustizia  di cui si sentono vittima le forze di sinistra in Sud America. 

 
L’azzardo di Cristina  rischia però di frantumare l’opposizione. Già qualche settimana fa il fedelissimo  Kicillof aveva provato a sfidare Kirchner per la presidenza del partito. Il tentativo, andato a vuoto, non è stato però gradito. Kirchner ha un disperato bisogno di aggrapparsi al potere per evitare il carcere e salvare l’eredità politica familiare (il figlio, Maximo, è un deputato). 

 
Secondo il tribunale federale e la Corte di Cassazione, la famiglia Kirchner ha ottenuto ingenti vantaggi affidando all’amico imprenditore Lázaro Báez, tra il 2003 e il 2015, l’82 per cento delle opere pubbliche nella loro provincia d’origine, Santa Cruz. Sotto i governi di Néstor Kirchner prima (2003-07) e Cristina dopo (2007-15), Lazaro Báez riuscì, da semplice impiegato di una banca di provincia, ad accumulare un patrimonio personale di 200 milioni di dollari. Il tutto grazie all’aggiudicazione di opere pubbliche con la sua società, Austral Construcciones, fondata con un capitale sociale di 4.000 dollari pochi giorni prima delle elezioni del 2003. 

 
La sentenza sul caso “Vialidad” potrebbe però essere solo la prima di una serie di condanne. Confermata la corruzione e l’amministrazione fraudolenta nella gestione delle risorse pubbliche, altri processi sono pronti a evidenziare come la ricchezza sia passata dal prestanome Báez ai Kirchner. La causa “Los Sauces” indaga su come Báez affittò immobili e garage dei Kirchner per restituire alla famiglia presidenziale parte dei benefici accumulati grazie allo stato. La causa “Hotesur” su come Báez avesse pagato per anni a prezzi maggiorati camere e affitto di sale negli hotel di famiglia dei Kirchner. La causa “ruta del dinero K” ha già invece condannato Báez per aver riciclato 55 milioni di dollari. 

 
Secondo i Kirchner, di fronte all’avanzare delle cause giudiziarie, c’è solo un modo per risolvere i problemi giudiziari: guidare l’opposizione politica a Milei.

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