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In Francia

Salvini e Orbán si mobilitano dopo la richiesta d'ineleggibilità per Le Pen

Mauro Zanon

A due anni e mezzo dalle elezioni presidenziali, la leader del sovranismo francese rischia di non potersi candidare a causa del famoso “affaire des assistants”. Il leader leghista è al suo fianco: "A Marine tutto il nostro sostegno. Non mollare!”

Cinque anni di carcere, una multa da 300 mila euro e soprattutto cinque anni di ineleggibilità, che la escluderebbero dalla corsa all’Eliseo. E’ questa la richiesta della procura di Parigi ai danni di Marine Le Pen, leader del sovranismo francese e capogruppo dei deputati del Rassemblement national, accusata dai giudici di essere al “centro” di un “sistema organizzato” volto a fare del Parlamento europeo la “vacca da mungere” di Rn. Si tratta del famoso “affaire des assistants” che dal 2015 coinvolge Le Pen e altri 24 esponenti di Rn, sospettati di aver usato i fondi pubblici dell’Europarlamento per pagare collaboratori che in realtà non lavoravano a Strasburgo ma per conto dell’allora Front national (Fn) per missioni nazionali. “L’unica cosa che interessava all’accusa era Marine Le Pen, per poter chiedere la sua esclusione dalla vita politica (...) e poi il Rassemblement national, per poter rovinare il partito”, ha reagito Le Pen dopo la requisitoria. A due anni e mezzo dalle presidenziali, la procura manifesta “una volontà di privare il popolo francese della possibilità di votare per chi desidera”, ha aggiunto la leader sovranista, secondo cui le richieste dei giudici sono soltanto l’ultimo capitolo di una persecuzione giudiziaria che va avanti da anni. 

 

Jordan Bardella, delfino di Marine e presidente del partito dall’autunno del 2022, ha accusato la procura di non agire secondo giustizia, ma in un’ottica di “vendetta” contro la leader sovranista. “Le sue scandalose richieste mirano a privare milioni di persone del loro voto nel 2027. E’ un attacco alla democrazia”, ha detto Bardella. Nel maggio del 2021, il Journal du dimanche, riportando le conclusioni di un’inchiesta di cinque anni condotta dall’Office central de lutte contre la corruption et les infranctions financières et fiscales, aveva descritto Le Pen come “l’istigatrice e la beneficiaria” del sistema, durato dal 2004 al 2016, utilizzando i fondi concessi da Bruxelles agli europarlamentari per missioni nazionali e per pagare, tra gli altri, la sua guardia del corpo, Thierry Légier, quando era ancora eurodeputata. Oltre alla figlia di Jean-Marie Le Pen, sono coinvolti nell’affaire anche altri del partito frontista: l’ex vicepresidente della formazione, Louis Aliot, l’ex capo dello staff di Marine Le Pen, Catherine Griset, e l’ex tesoriere, Wallerand de Saint-Just. 

 

Dall’Italia, non si è fatto attendere il messaggio di solidarietà di Matteo Salvini. “Anche in Francia provano in tutti i modi a fermare la volontà popolare e il democratico vento del cambiamento. A nome mio e di tutta la Lega, mando all’amica e alleata Marine tutto il nostro sostegno. Non mollare!”, ha scritto su X mercoledì sera il leader della Lega e ministro dei Trasporti del governo italiano. Che ieri, ai microfoni di “24 Mattino”, ha rincarato la dose, paragonando il suo caso, con le recenti pronunce dei giudici sui trattenimenti dei migranti in Albania, a quello della madrina del sovranismo francese e a Donald Trump. “Che nei confronti di chi non è allineato al pensiero woke e sinistro ci sia qualche attenzione in più a Parigi, come a Palermo e a Washington mi sembra più che oggettivo”, ha detto Salvini, definendo Le Pen “una gran combattente”. 

 

Ancora più esplicito nell’avanzare un paragone tra la situazione di Le Pen e quella del presidente americano è stato il primo ministro ungherese, Viktor Orbán: “Marine non dimenticare che siamo al tuo fianco in questa battaglia! E non dimenticare che la persecuzione giudiziaria è stata una tappa cruciale verso la vittoria del presidente Trump”. Ieri, il Rassemblement national ha lanciato una petizione online contro le richieste dell’accusa con l’hashtag JesoutiensMarine. “I procuratori hanno chiesto delle pene inaudite contro Marine Le Pen e i dirigenti del nostro movimento, senza alcuna sfumatura o presa in considerazione delle realtà della vita parlamentare”, si legge nel comunicato di Rn che annuncia la petizione, intitolata “Difendete la democrazia”. Il partito sovranista francese accusa i giudici di “aggirare il processo democratico” e di voler “eliminare la voce della vera opposizione”. La procura di Parigi ha chiesto inoltre che la sentenza di primo grado abbia “esecuzione provvisoria”, cioè che venga applicata immediatamente, anche in caso di ricorso. Qualora il tribunale confermasse sia l’ineleggibilità sia l’esecuzione provvisoria, quindi, Le Pen non potrebbe candidarsi alle elezioni locali e nazionali per cinque anni.