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dagli usa

“La prima vittima di Trump sarà l'Ucraina”. Intervista a David Frum

Giulio Silvano

Il ruolo di Vance e Musk nel nuovo Gop ormai autoritario, protezionista e corrotto, e la lunga lista di persone da punire. Frum ci dice perché non c’è più posto per lui nel partito repubblicano

Washington. La seconda vittoria di Donald Trump ha stabilizzato molti, anche i commentatori repubblicani never Trump come David Frum, ex autore dei discorsi di George W. Bush, di libri come Trumpocracy e firma dell’Atlantic. Il 6 novembre, con i risultati ormai molto chiari, Frum ha deciso di stracciare la sua tessera del Partito repubblicano. Ma perché non farlo nel 2016? “Le cose che mi hanno portato a fare politica, le mie priorità, sono: credere nella leadership globale dell’America, credere al libero mercato, credere a un ordine costituzionale”, dice Frum al Foglio. “Trump è andato contro tutte queste cose. Nel 2016 credevo che fosse un’anomalia rispetto ai migliori princìpi del Partito repubblicano e aspettavo un processo di ricostruzione, dopo di lui. Ma ora è chiaro che Trump ha fatto in modo che il partito fosse a sua immagine e somiglianza: autoritario, protezionista, e corrotto. Non c’è posto per me lì dentro”.

 

Trump sta spaventando molti, su diversi fronti, con le politiche promesse in campagna elettorale. Ma, ci dice Frum, la prima vittima sarà l’Ucraina. “Trump è pronto a tradirla. Aveva già provato a mettere i bastoni fra le ruote al presidente ucraino Volodymyr  Zelensky nel 2019, e a usarlo per fabbricare fango contro la famiglia Biden. Poi c’è stato un giusto impeachment proprio per questo abuso di potere. E ora Trump vuole vendicarsi con l’Ucraina. Vuole punirla per l’impeachment. L’Ucraina è nei guai seri. E anche Taiwan è in pericolo”. C’è agitazione sui futuri rapporti tra gli Stati Uniti e l’Europa, e sul futuro della Nato. “Il modo migliore per migliorare la tua relazione con Donald Trump è corromperlo”, dice Frum. “Per i paesi europei con uno stato di diritto ovviamente non è semplice farlo, mentre lo è per i paesi autoritari e non democratici. Se Trump forza l’Ucraina a capitolare con la Russia, gli europei non possono più fidarsi delle garanzie di sicurezza dell’America. Trump e i trumpiani provano ad abbellire il loro fastidio verso i paesi europei democratici dicendo ‘l’Europa deve fare di più, deve pagare di più’. Ma è già così, l’Europa fa molto, anche sull’Ucraina, molte nazioni europee stanno aumentando la loro produzione militare. Quella di Trump è solo una scusa. Non vuole migliorare la salute della Nato, anzi, vuole solo trovare scuse per isolare sempre di più gli Stati Uniti”. 

 

Molti si chiedono come sia possibile che il partito dei falchi, il partito dell’Axis of evil, l’asse del male – espressione coniata da Frum –, dell’Afghanistan e dell’Iraq, sia diventato il partito dell’isolazionismo, di America first. “Possiamo fare un parallelo con gli anni Venti del ’900”, ci dice il giornalista. “Nel 1920 i repubblicani vinsero sia la presidenza che il Congresso e iniziarono a imporre i dazi. Prima, con il presidente Wilson, c’era un sistema di libero scambio, e nel ’21 e nel ’22 sono stati introdotti quei dazi che poi hanno gettato la base per la Grande depressione. Quando l’America non era l’economia più importante del mondo, i dazi facevano male solo a lei”. Trump ha promesso molti dazi, soprattutto verso la Cina. “La minaccia al sistema globale di libero scambio e mercato con Trump è molto seria”. 

 

Come ha detto anche l’Economist, l’economia americana non è mai stata così florida, grazie anche alle politiche di Joe Biden, eppure i repubblicani sono riusciti a vincere anche, e forse soprattutto, sull’economia. Perché i democratici non riescono a mostrare i propri successi? “Penso che ci sia qualcosa nella natura del Partito democratico che rende difficile ai suoi membri dire cose positive. Sono molto in sintonia con chiunque abbia un problema. Nel Partito democratico non puoi dire: ‘Questa è l’economia migliore che c’è’, perché qualche democratico dirà ‘eh ma non è equamente buona per tutti, e ovunque’, e sei sicuramente insensibile verso qualcuno. Non puoi dire che una cosa è positiva, anche se lo è per la maggioranza, perché ci sarà qualcuno per cui non lo è”, dice Frum. “Trump invece si vanta di tutto in ogni momento. I dem sembrano incapaci di farlo. Non riconoscono i propri successi, e nessuno lo fa per loro, e pagano questo prezzo”. Fa parte, anche questo dell’atteggiamento progressista che nasce con il politicamente corretto e finisce con le culture war e l’alienare una parte considerevole di elettori? “Queste cose non aiutano e potrebbero spiegare perché, i maschi giovani in particolare, si sono spostati verso destra. A nessuno piace essere insultato. E quando trasformi la frase ‘uomo bianco etero’ in un insulto, la gente in quella categoria non è contenta. I politici e gli attivisti non dovrebbero insultare gruppi di elettori”, spiega Frum. “Ma penso che se i democratici  avessero raccontato una storia migliore sullo stato dell’economia o se avessimo avuto un’inflazione più bassa, le culture war non avrebbero certo aiutato, ma non le vedrei come decisive nel risultato elettorale”. 

 

E poi c’è l’immigrazione, la grande forza del Gop trumpiano. “I democratici non l’hanno saputa vedere come una questione centrale, e non hanno saputo separarla dalla identity politics. Come ho scritto qualche anno fa sull’Atlantic: se i democratici non difendono i confini, ci penseranno i fascisti. La gente deve sentire che le autorità sono in controllo della situazione”. Molti considerano Barack Obama in parte responsabile. “La crisi al confine è iniziata nel 2014, quando i trafficanti di esseri umani hanno scoperto che potevano usare le leggi sul diritto d’asilo per portare centinaia di migliaia, e poi milioni di persone, negli Stati Uniti. Come ogni paese civilizzato abbiamo delle leggi per dare asilo alle persone in quanto individui perseguitati per la loro religione o per altri motivi. Ma sotto Obama i trafficanti hanno scoperto che se sovraccarichi il sistema di richieste d’asilo, puoi portare parecchie persone che poi resteranno nel paese in attesa di passare dagli uffici competenti, per anni. Obama ci ha provato ma non ce l’ha fatta, non si è impegnato abbastanza”. Dentro i circoli democratici, a Capitol Hill, c’è chi colpevolizza Joe Biden. Sarà questa la sua eredità? “E’ presto per dirlo”, dice Frum al Foglio, “molti lo incolpano per aver deciso di candidarsi per un secondo mandato, ma dalla sua ha l’aver guidato il paese nella crisi post Covid. Penso che ci sia una tendenza in Biden a fare le cose giuste ma di farle solo a metà. L’Ucraina ne è un esempio. Biden è stato troppo cauto all’inizio, con i tipi di armi e di aiuti da inviare. Se fosse stato più rapido e meno spaventato l’Ucraina avrebbe potuto vincere la guerra nell’estate 2023”. 

 

Il Partito repubblicano di Reagan e Lincoln è morto. Lo prenderà in mano il futuro vicepresidente, il millennial hillibilly  J. D. Vance? “Vance è più intelligente di Trump, lavora molto più di Trump, controlla meglio i suoi impulsi ed è molto più giovane. Avrà molta influenza nell’Amministrazione. Si dedicherà molto all’autoritarismo e a politiche reazionarie. Non mi piace usare il termine populista in questo caso, perché quello che vuole fare Vance non è popolare, ma è sicuramente autoritario e reazionario”. E poi c’è Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, che, dice Frum, “si è comprato il governo americano. E’ stato costoso, ma il ritorno sull’investimento sarà altissimo”. E già l’abbiamo visto, come l’abbiamo visto per le aziende di Jeff Bezos, il multimiliardario che ha obbligato il suo giornale tendenzialmente democratico, il Washington Post, a non pubblicare l’endorsement a Kamala Harris. “Trump nel primo mandato si era vendicato contro Amazon per via degli attacchi del Washington Post. Quello di Bezos non è stato un gesto eroico, ha avuto la giustificata paura di una ritorsione. Ma sono gli affari. I business americani hanno avuto, logicamente, ragione”. Molti hanno paura delle ritorsioni di Trump, ora che tornerà alla Casa Bianca.  David Frum spiega: “E’ come in quell’opera di Gilbert & Sullivan, I’ve got a little list, ecco, sono sicuro che Trump ha una lunga lista di persone da punire. Ma più che i giornalisti punirà le aziende. Viviamo comunque in un moderno stato burocratico, non c’è tanto il potere di perseguitare l’innocente, quanto di proteggere i colpevoli”.

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