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Cop29

I talebani per la transizione energetica (restiamo umani, donne escluse)

Giulio Meotti

L'Afghanistan ha inviato per la prima volta una delegazine al summit sul clima dell'Onu chiedendo supporto internazionale per affrontare il problema del cambiamento climatico

Nel dare il via alla conferenza dell’Onu sul clima, la Cop29, il presidente azero Ilham Aliyev ha detto che petrolio e gas sono “doni di Allah”. E per celebrare la vittoria azera nel Nagorno-Karabakh, la regione ripulita di centomila armeni, il dittatore azero ha accusato Francia e Olanda di opprimere le popolazioni dei loro territori d’oltremare, snocciolando un elenco che include la Corsica. “Stanno soffrendo a causa del dominio coloniale”, ha detto Aliyev, al  ventunesimo anno di governo autoritario dell’Azerbaijan.

 

Intanto, mentre l’Iran da Baku accusava le sanzioni internazionali sul regime degli ayatollah di “rallentare la transizione ecologica” (potrebbe aiutare il nucleare), per la prima volta da quando i talebani sono tornati al potere nel 2021, l’Afghanistan ha inviato una delegazione al summit sul clima delle Nazioni Unite. Matuil Haq Khalis, a capo della fantomatica “agenzia per la protezione dell’ambiente afghana”, ha dichiarato all’Associated Press che Kabul ha bisogno di supporto internazionale per affrontare condizioni meteorologiche estreme come piogge irregolari, siccità prolungate e inondazioni improvvise. “Tutti i paesi devono collaborare e affrontare il problema del cambiamento climatico”, ha detto Khalis da Baku. Ha anche affermato che il paese ha un “grande potenziale per l’energia eolica e solare”, ma ha bisogno di una collaborazione internazionale per svilupparla. 

 

Dopo il talebano inclusivo, il talebano ecologico. Dopotutto, il Washington Post ci ha assicurato che “i talebani stanno cercando di riconciliare scienza e religione nel combattere il cambiamento climatico”. Se non fosse tutto molto serio, la Cop29 sembrerebbe un episodio di South Park. “In Afghanistan è peggio dell’apartheid sessuale” ha detto la femminista francese Elisabeth Badinter. “E’ una delle più grandi barbarie dopo i genocidi degli ultimi secoli. Si potrebbe dire che i talebani stanno commettendo un ‘genocidio di genere’. Le donne afghane non sono più trattate come esseri umani, ma ridotte a una sorta di condizione animale. A loro non resta altro che il dovere di generare figli e sfamare i loro padroni. Sono ombre silenziose, abbandonate da tutti”. A cominciare dall’Onu. Lo scorso giugno, l’inviata speciale delle Nazioni Unite, Roza Otunbayeva, ha accettato che non ci fossero donne all’incontro con i talebani a Doha.  

 

Ma così va ora nell’Onu dove la Cina si è assicurata il sesto mandato come membro del Consiglio per i diritti umani, diventando uno dei paesi più eletti nel consiglio dove il 64 per cento dei paesi membri non sono democrazie; l’Iran si è assicurato la presidenza della Commissione dell’Onu sul disarmo e del Forum sui diritti umani e l’Arabia Saudita la presidenza del Forum sulla condizione delle donne. Intanto, i Talebani, con cui  i cinesi stanno facendo grandi affari  (ora c’è anche un ambasciatore talebano a Pechino), stanno lavorando per mettere le mani sugli investimenti ecologici che la comunità internazionale aveva previsto per l’Afghanistan. I Talebani avranno anche cancellato le donne come fece Mao con i passeri durante il Grande balzo in avanti, ma in nome della “biodiversità”, all’Onu restiamo tutti umani. 

 

E perfino Greta Thunberg ha capito che la Cop29 era una truffa. Così è andata a Tbilisi a protestare con indosso l’immancabile kefiah. Greta si è fatta fotografare vicino a quello che immaginava fosse un cartello contro Israele, dove però c’era scritto: “La Palestina non è mai esistita, Israele è un paese di eroi”. Dopo aver saputo il significato del cartello, la fotografia è stata rimossa dai suoi social. Nessuno se la ricorderà, un po’ come la Cop29.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.