famiglia reale

In memoria di Beth, la Jack Russell della Regina Camilla

Alberto Mattioli

Sua Maestà è “heartbroken” per la morte del suo cane, adottato nel 2011 al canile di Battersea. Si riconferma anche questa volta l’amore dei Windsor per cani e cavalli, gli unici fedeli e lontani dagli scandali

Siamo tutti affranti. La notizia l’ha data Buckingham Palace: è morta Beth, il cane della Regina Camilla, “che ha portato tanta gioia durante le passeggiate, aiutando nei doveri ufficiali, o rannicchiata accanto al fuoco”. Beth era stata adottata nel 2011 al canile di Battersea e, malata di tumore, è stata soppressa nel fine settimana. Sua Maestà, dicono, è “heartbroken”, anche se le resta Bluebell, altro Jack Russell recuperato al canile. I Windsor, anche quelli acquisiti, si confermano animalisti, giustamente convinti che le cosiddette bestie siano una compagnia preferibile ai sedicenti umani, cioè le bestie vere. Oltretutto, non fanno matrimoni sbagliati, non vengono coinvolti in scandali e, in generale, non parlano. Perfino nel giorno della sua incoronazione, prima di andare a letto, la Regina Vittoria fece il bagnetto a Dash, l’amatissimo spaniel. E sul letto di morte, 63 anni, sette mesi e due giorni dopo, chiese notizie di Turi, uno spitz di Pomerania. Vittoria arrivò ad avere un centinaio di cani, soprattutto carlini e bassotti. Del resto, la prima Protezione animali della storia, la Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals, fu fondata durante il suo regno, nel 1840.

 

Tutti sanno della passione della sua pronipote Elisabetta per i corgi, e l’inquadratura degli ultimi due rimasti orfani della loro mamma umana, Muick e Sandy, è stata forse la più “umana” di tutto l’impeccabile meraviglioso funerale. Molti ospiti di Balmoral restavano basiti nell’imbattersi in un corridoio del castello in una signora con un foulard in testa, china a tagliare la carne nelle ciotole dei cani, e scoprire che si trattava della Regina d’Inghilterra. Quanto ai cavalli, le rare volte in cui Elisabetta perdeva la sua olimpica compostezza era quando correvano i suoi, e figuriamoci quando vincevano. Personalmente parsimoniosa se non proprio di braccio corto, la Regina largheggiava solo sulle scuderie, anche se meno della formidabile Queen Mother, più volte soccorsa finanziariamente dalla figlia per le perdite alle corse. 

 

Gli animali preferiti sono dunque quelli dell’aristocrazia rurale, cani e cavalli, già indispensabili ausiliari per le attività preferite (nonché uniche) dei nobili: la guerra e la caccia. I gatti sono forse amati, ma meno presenti, anche se per Vittoria ne è documentato almeno uno, White Heather. Il punto è che il gatto come animale da compagnia è un’invenzione borghese, benché  la sua indisciplina sociale e sessuale lo renda incompatibile con il decoro borghese. Tuttavia, al 10 di Downing Street, ma anche a casa del cancelliere dello Scacchiere e del ministro degli Esteri, imperversano i gatti. Dopo un dibattito parlamentare in epoca Cameron, al popolarissimo Larry, “Chief Mouser to the Cabinet Office”, venne riconosciuto lo status di “civil servant”, insomma di funzionario pubblico. Tornando ai Windsor, del loro animalismo fa paradossalmente parte la passione per la caccia.

 

Da tempo Carlo e William non si fanno fotografare con la doppietta, quindi non si capisce se sparino ancora. Di certo, sono passati i tempi delle stragi d’inizio secolo. Lì il campione era il bisnonno dell’attuale Sovrano, Giorgio V, che dopo il Durbar di Delhi del 1911 andò a caccia in Nepal uccidendo in dieci giorni ventuno tigri, otto rinoceronti un orso. Due anni dopo, seccò in sei ore più di cento fagiani, ammettendo però di aver “esagerato un poco”, bontà sua (che mira, però). Oggi i tempi sono più miti e per Beth il Regno è unito nel cordoglio. Giustissimo. Nel parco di Windsor, la lapide di Dash recita: “Il suo attaccamento era senza egoismo, la sua giocosità senza malizia, la sua fedeltà senza inganno”.  

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