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La corte imparziale

Ecco chi è il giudice capo dell'Aja, amico dei regimi e odiatore d'Israele

Giulio Meotti

Nawaf Salam è il presidente della Corte penale internazionale. Nei suoi discorsi all'Onu, ha accusato le “organizzazioni ebraiche terroristiche”, dicendo che “per troppo tempo i criminali di guerra di Israele hanno beneficiato dell’impunità”

Un infelice compleanno a te. 48 anni di occupazione”. La dedica è rivolta a Israele e a firmarla è Nawaf Salam. E’ il giugno 2015 e, mentre posta sui social il suo augurio, Salam è in carica come rappresentante del Libano alle Nazioni Unite. Ora è il presidente della Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Bastava il procuratore della Corte penale dell’Aja che emette mandati d’arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ormai ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, il musulmano britannico Karim Khan che a settembre ha incontrato il presidente della Turchia Erdogan e quello dell’Autorità nazionale palestinese Abbas, per capire che le corti hanno un problema di pregiudizio quando si tratta di Israele.

 

Il libanese Salam è stato eletto a capo della Corte dell’Onu nel febbraio scorso. Quando fu nominato presidente arrivò la lettera di alcuni legislatori (democratici e repubblicani) americani al segretario di stato Antony Blinken: “Il chiaro e ben documentato curriculum di pregiudizi contro lo stato ebraico del giudice Salam e le persistenti violazioni dello statuto della Corte internazionale di giustizia rendono abbondantemente chiaro che non sarà un arbitro imparziale”. 

 

Prima la Corte di giustizia indaga le accuse di “genocidio” a Israele; poi interviene la Corte penale coi mandati d’arresto. Un rapporto di UN Watch, l’organizzazione di monitoraggio con sede a Ginevra, ha analizzato il curriculum di Salam come ambasciatore all’Onu. Durante il suo mandato come rappresentante libanese presso le Nazioni Unite, Salam ha votato per condannare Israele 210 volte. Denunce unilaterali di Israele e carta bianca a Hamas. Nei suoi discorsi all’Onu, Salam ha accusato “organizzazioni ebraiche terroristiche”, ha detto che la “suprema leadership sionista” persegue un piano di “pulizia etnica” e che “per troppo tempo i criminali di guerra di Israele hanno beneficiato dell’impunità”. Il 18 giugno 2014, Salam si oppose alla candidatura di Israele alla vicepresidenza del Quarto Comitato dell’Assemblea generale. Salam ha anche ripetutamente attaccato Israele sui social. Nel 2015, su Twitter ha definito Israele un “trionfo di palesi scelte razziste e colonialiste”. Salam si è costantemente schierato con la Repubblica islamica dell’Iran. Ha votato contro tutte le undici risoluzioni dell’Assemblea generale che condannavano le violazioni del regime iraniano contro il suo popolo.

 

Salam ha votato contro una risoluzione che chiedeva il rilascio dei prigionieri politici in Bielorussia, unendosi a Cina, Russia, Cuba, Iran, Siria e Corea del nord. Mentre scoppiava la guerra civile in Siria nell’aprile 2011, Salam usava il suo seggio nel Consiglio di sicurezza per bloccare una dichiarazione che avrebbe condannato il regime siriano per aver attaccato i civili. Salam ha anche pubblicato sui social le sue lodi per Fidel Castro, definendolo “icona di ribellione e resistenza”.

 

“La Corte dell’Aja è stata un fallimento” ha scritto sul Wall Street Journal il giurista dell’Università di Chicago, Eric Posner. “Con uno staff di settecento persone e un budget annuale di  cento milioni di dollari, la Corte ha finora completato solo un processo, quello a Thomas Lubanga, comandante nella guerra civile in Congo”. Ora può riprovarci con il primo ministro dell’unica democrazia in un arco che va da Marrakech a Mumbai impegnata a non soccombere alla piovra del terrorismo islamico.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.