La presidente del Perù e il presidente cinese all'inaugurazione del porto di Chancay - Foto LaPresse 

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La Cina penetra in Sud America e gli Stati Uniti puntano su Milei

Paolo Rizzo

Il recente incontro tra Biden e Xi Jinping a Lima segna il passaggio di testimone: l'influenza cinese in Sud America è ormai certificata Il rilancio della presenza statunitense nel continente non può che partire dall’Argentina. La nuova geopolitica dell'America Latina

Il recente incontro tra Biden e Xi Jinping a Lima, in occasione della riunione Apec, sembra aver assunto il simbolico significato di un passaggio di testimone. L’America Latina appare oggi più il cortile di casa della Cina che degli Stati Uniti. All’inizio del millennio, gli Stati Uniti erano il principale partner commerciale del continente. Oggi il primo mercato per i prodotti sudamericani è la Cina. Il Dragone acquista soia e litio dall’Argentina, rame dal Cile e dal Perù, minerali ferrosi, prodotti agricoli e petrolio dal Brasile. Intanto, l’Uruguay minaccia di uscire dal Mercosur se non si giunge a un accordo commerciale con Pechino. L’unico paese sudamericano che ancora intrattiene relazioni diplomatiche e commerciali con Taiwan è il Paraguay, ma questa situazione potrebbe cambiare presto: il presidente Santiago Peña ha espresso il desiderio di avviare scambi anche con la Cina. 

L’espansione cinese è certificata dagli imponenti investimenti infrastrutturali. Durante la visita ufficiale in Perù per l’Apec è stato inaugurato il porto di Chancay, a 70 km a nord di Lima. Questo porto, finanziato e costruito da Pechino con un investimento di 3,6 miliardi di dollari, è stato progettato per collegare il Perù alla Cina in 25 giorni, riducendo i tempi di viaggio rispetto agli attuali 35 e bypassando i porti di Manzanillo in Messico e Long Beach in California. I costi logistici diminuiranno del 20 per cento. Ma il progetto cinese va oltre: Chancay è destinato a diventare un hub strategico per l’intero continente. Secondo l’ambasciatore cinese in Perù Chancay sarà la Shanghai sudamericana. Pechino sta valutando la costruzione di una linea ferroviaria bioceanica che colleghi la costa peruviana al Brasile, attraversando le Ande e la foresta amazzonica. Questo spiega la decisione di realizzare un mega-porto con 15 banchine in grado di accogliere le navi più grandi del mondo, capaci di trasportare fino a 24 mila container. Il collegamento ferroviario con Chancay ridurrebbe di dieci giorni il viaggio dei prodotti brasiliani diretti in Cina. Il governo peruviano stima che il porto genererà 7.500 posti di lavoro e attirerà nuovi investimenti. Byd, il principale produttore cinese di veicoli elettrici, ha manifestato interesse ad aprire accanto al porto un impianto di assemblaggio. Il Perù rischia di diventare uno stato satellite della Cina.  

E’ improbabile che l’Amministrazione Trump conceda nel suo continente mano libera a Pechino. La nomina di Marco Rubio a segretario di Stato, noto per la sua posizione dura contro la Cina, lascia presagire una strategia più assertiva nella regione. Così mentre l’amministrazione uscente di Biden assiste in Perù all’inaugurazione del porto e all’apoteosi dell’influenza cinese, il presidente argentino Milei è volato in Florida per incontrare in un clima di entusiasmo Donald Trump ed Elon Musk. Secondo Gerardo Werthein, neoministro degli Esteri argentino, la relazione con Washington è un’enorme opportunità per l’Argentina. Lontana dal porto peruviano di Chancay, e grazie al legame politico  tra Trump e Milei, Buenos Aires è diventata il principale punto di riferimento degli Stati Uniti in Sud America. Nasce così l’acronomo MAAGA (“Make America and Argentina Great Again”). Di fronte all’avanzata cinese, il rilancio della presenza statunitense nel continente non può che  partire  dall’Argentina.

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