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Equilibri precari

Von der Leyen parte ammaccata. La maggioranza europeista è a pezzi. La colpa non è dell'estrema destra

David Carretta

Il Parlamento europeo ha approvato il collegio dei commissari con 370 voti a favore, 282 contrari e 36 astensioni: è il peggior risultato mai ottenuto nel voto di investitura da una Commissione entrante

La nuova Commissione di Ursula von der Leyen inizierà il suo mandato il primo dicembre nel peggior modo possibile. Il Parlamento europeo ha approvato il collegio dei commissari con 370 voti a favore, 282 contrari e 36 astensioni. E’ il peggior risultato mai ottenuto nel voto di investitura da una Commissione entrante. Von der Leyen ha perso 31 voti rispetto alla sua rielezione di luglio, nonostante alcuni nuovi “sì”, come quello di Fratelli d’Italia. L’emorragia dentro i gruppi del Partito popolare europeo, dei Socialisti & Democratici, dei liberali di Renew e dei Verdi è molto più significativa: in quattro mesi oltre 60 deputati pro europei si sono rivoltati contro von der Leyen. La Commissione von der Leyen II oggi beneficia della fiducia del 51,4 per cento del Parlamento europeo. Cinque anni fa la prima Commissione von der Leyen aveva ottenuto il 61,4 per cento. La maggioranza pro europea e centrista è a pezzi e la colpa non è dell’estrema destra. La nuova legislatura si annuncia molto più complicata per von der Leyen e per l’Ue.

 

Nel momento in cui Donald Trump sta per rientrare alla Casa Bianca, la Russia continua ad avanzare in Ucraina, la Cina prosegue il suo espansionismo economico e l’industria europea attraversa l’ennesima crisi, von der Leyen aveva scommesso sul senso di responsabilità dei deputati della maggioranza pro europea. “L’Europa ha sempre scelto la forza dell’unità”, ha detto la presidente della Commissione. Ma i suoi appelli non sono bastati. Nemmeno un discorso piatto, senza annunci significativi, con il quale ha cercato anche di ridimensionare il significato politico della sua decisione di nominare Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo. “E’ stata una mia scelta, perché so quanto è vitale dare alle regioni l’importanza politica che meritano”, ha detto von der Leyen. La vicepresidenza a Fitto è stata una delle cause che hanno portato allo smottamento della maggioranza pro europea. Il suo partito, Fratelli d’Italia, è considerato da molti a Bruxelles di estrema destra. Molti voti contrari e astensioni tra socialisti, liberali e Verdi sono stati determinati dal superamento di questa linea rossa. Un’altra causa è la politica interna spagnola: su impulso dei popolari spagnoli, il Ppe ha messo in discussione la nomina a prima vicepresidente della socialista Teresa Ribera. Alla fine il Ppe ha fatto marcia indietro, ma il Pp spagnolo ha scelto di votare contro la nuova Commissione von der Leyen. Tuttavia il fattore determinante dell’emorragia è la rottura del rapporto di fiducia dentro la maggioranza pro europea a causa del sospetto che il capogruppo del Ppe, Manfred Weber, voglia giocare anche sul tavolo dell’estrema destra.

 

I 370 voti ottenuti da von der Leyen sono appena nove in più della maggioranza assoluta del Parlamento europeo. Formalmente bastava la maggioranza semplice. Ma i numeri contano anche nella politica europea. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha cercato di rassicurare. “Il centro ha retto”, ha detto Metsola: “Sono ottimista sulla legislazione da adottare”. In conferenza stampa anche von der Leyen ha parlato di “un buon giorno per l’Europa perché il voto dimostra che il centro regge”. Poi non ha commentato i risultati del voto, preferendo concentrarsi sul lavoro da fare dal primo dicembre. La presidente della Commissione ha annunciato che intende occuparsi direttamente del settore dell’automotive. “Per me è importante lavorare affinché il futuro del settore auto sia scritto in Europa. Ci sono molti interrogativi sospesi sul futuro. Per questo è importante avere un ampio dialogo che duri per molto tempo, per analizzare le sfide, non solo nell’Ue ma anche globali, per trovare insieme una soluzione”, ha detto von der Leyen. “Porterò avanti in prima persona il dialogo perché attribuisco grande importanza a questo settore”. Il dialogo strategico sull’automotive è stato l’unico annuncio degno di nota della giornata. Ma nessuno sa dove porterà. I Verdi sono convinti che servirà per confermare la linea tracciata con il Green deal. Il Ppe vuole che von der Leyen riveda le multe sulle emissioni a partire da fine 2025 per i produttori che non rispettano gli obiettivi sulla riduzione delle emissioni. Una proposta in un senso o nell’altro rischia di diventare esplosiva per la maggioranza pro europea.

 

Nel Ppe, il partito di von der Leyen, si sono registrate 27 diserzioni (tra contrari e astenuti). Due importanti delegazioni del gruppo socialista – il Ps francese e l’Spd tedesca – non hanno sostenuto la nuova Commissione. I Verdi sono spaccati a metà, così come il gruppo sovranista Ecr, di cui fa parte FdI. Solo le estreme sono rimaste compatte: i Patrioti per l’Europa e dell’Europa delle nazioni sovrane a destra e The Left a sinistra. Il loro rumoroso “no” conferma che non esiste una maggioranza alternativa a quella pro europea, a prescindere dalle tattiche di Weber. Gli italiani almeno si sono dimostrati disciplinati. Il Pd ha sostenuto Fitto (gli unici due “no” sono venuti dagli indipendenti Marco Tarquinio e Cecilia Strada). Il tradimento della nazione è venuto dalla Lega, che ha votato contro la Commissione di cui Fitto è vicepresidente.