il fronte

Le guerre parallele di Mosca

Micol Flammini

Gli attacchi massicci e le minacce sfiancanti contro l’Ucraina e i sabotaggi contro di noi anche grazie all'aiuto della Cina: dai cavi nel Baltico agli incendi nelle fabbriche, mappa delle infrastrutture colpite

Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto di essersi stancato dei lanci con missili a lungo raggio che dall’Ucraina colpiscono il territorio della Russia. Lavrov ha fatto ricorso ai modi di dire russi per far  intendere la sua scarsa sopportazione: “Abbiamo proverbi che riflettono la mentalità russa – ha detto il ministro, e ha iniziato a citare – ‘Il Signore ha sopportato e a noi è stato comandato di sopportare’”. Poi ha fatto riferimento alla pazienza del popolo russo e ha tirato fuori un altro proverbio: “Un russo impiega molto tempo a  imbrigliare il cavallo…  sono sicuro che tutti conoscano il finale”. Il proverbio completo recita: un russo impiega molto tempo a imbrigliare il cavallo, ma è rapido a cavalcarlo. A lungo i russi stessi si sono interrogati sul significato di questo modo di dire. 

 

Oggi parlare di imbrigliatura lenta e cavalcata veloce è diventato sempre più una minaccia per far capire che la lentezza di Mosca serve a entrare nella fase successiva della guerra, che il Cremlino descrive come  più pericolosa della precedente. Le minacce sono per tutti, ma tra il modo in cui le patisce  l’Ucraina e come le patiscono  gli alleati di Kyiv c’è una differenza enorme. L’Ucraina ha subìto giovedì un forte bombardamento contro la maggior parte del suo territorio. Sono state colpite Kyiv e anche le zone occidentali del paese. L’esercito russo ha preso di mira le centrali elettriche, lasciando al buio migliaia di ucraini.

 

Quando Mosca lancia questi attacchi massicci, l’Ucraina non riesce a fermare tutti i missili e i droni, i danni sono sempre enormi contro un paese che ha superato i mille giorni di guerra, conta tra i civili, secondo i numeri delle Nazioni Unite, più di diecimila morti (nel valutare questo numero bisogna tenere presente che l’Ucraina è un territorio vasto le cui città principali sono dotate, al meglio, di rifugi per la popolazione). Quando Mosca minaccia, i primi a sentirne le conseguenze sono sempre gli ucraini: da mesi  ormai anche a Kyiv, la città meglio protetta, gli allarmi sono quotidiani. Il Cremlino sta aumentando la sua strategia di sfiancare la popolazione che, anche se stremata, continua a resistere.

 

Il capo del Cremlino Vladimir Putin ha annunciato che la Russia ha iniziato la produzione in serie degli Oreshnik, i missili a medio raggio che sono dotati di una testata ipersonica non nucleare, ha fatto sapere che tutti gli edifici ministeriali e le strutture militari ucraini saranno a tiro della nuova arma che Mosca ha mostrato come risposta dell’arrivo degli Atacms e degli Storm Shadow, i missili a lungo raggio occidentali con cui Kyiv può colpire il territorio di Mosca. Chi in occidente sostiene, da tempo, che sia arrivato il momento di tagliare la solidarietà all’Ucraina per evitare che il conflitto si espanda viene però smentito dal fatto che a subire le conseguenze della guerra di Mosca è sempre l’Ucraina e le azioni di guerriglia contro i nostri paesi Mosca le ha già iniziate da tempo.  

 

Non si tratta di una guerra aperta, ma una storia dettagliata dei sabotaggi più importanti sul territorio europeo negli ultimi due anni e mezzo restituisce il quadro di un’attività fervida da parte del Cremlino e dei suoi alleati, come la Cina. Il Wall Street Journal ha rivelato  che la nave portarinfuse cinese Yi Peng 3 è accusata di aver deliberatamente reciso la settimana scorsa due cavi per i dati nel Mar Baltico e di averlo fatto trascinando per oltre cento miglia la sua ancora. La nave è circondata in acque internazionali da imbarcazioni dell’Alleanza atlantica e il sospetto è che il capitano, partito dal porto russo di Ust Luga, sia stato convinto dall’intelligence di Mosca a compiere il sabotaggio, come parte di un piano ben più ampio di colpire  infrastrutture critiche in Europa.

 

Nell’ottobre del 2023, una nave battente bandiera di Hong Kong, la Newnew Polar Bear, è stata accusata di aver danneggiato il gasdotto Balticconnector, sempre nel Baltico, con lo stesso metodo: trascinando per miglia la sua ancora. I due episodi mostrano che Mosca non agisce da sola, che la Cina è pronta a fare favori  con operazioni clandestine per colpire il territorio europeo. In questi due anni e mezzo ci sono stati incendi in fabbriche di armi in Germania, Polonia e Regno Unito; sono stati colpiti snodi ferroviari in Norvegia; sono state registrate alterazioni in impianti per il trattamento delle acque in Finlandia. A questi episodi si aggiungono le spie arrestate per il territorio e le attività di disinformazione. La mappa è vasta e va seguita per capire che il tipo di guerra che Mosca ha in mente non si combatte soltanto con gli Oreshnik ed è già iniziata. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)