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Il ministro russo Lavrov in arrivo al vertice dell'Osce a Malta, un paese europeo

Pietro Guastamacchia

Il ministro degli Esteri russo metterà piede in un paese dell'Unione europea per la prima volta da quando è iniziata la guerra in Ucraina. Al vertice, che sembra un "telefono senza fili tra Putin ed Erdogan", parteciperà anche Blinken

 

La Valletta. Malta, per due giorni, è come se fosse al centro dell’Atlantico. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e il segretario di stato americano, Antony Blinken, arriveranno domani a poche ore di distanza l’uno dall’altro sull’isola per il vertice ministeriale dell’Osce. Per Lavrov si tratta della prima visita in un paese dell’Unione europea dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, mentre per Blinken potrebbe essere l’ultimo viaggio in Europa prima di passare il testimone alla seconda Amministrazione Trump.


L’arrivo del capo della diplomazia russa in un paese dell’Ue, a pochi giorni dalla telefonata del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, a Vladimir Putin, rappresenta un altro duro colpo all’isolamento imposto alla Russia dopo l’inizio della brutale guerra di aggressione contro Kyiv. Per alcuni, tra cui la leadership socialista maltese che detiene la presidenza di turno dell’Osce, si tratta di un segnale di disgelo e di un passo avanti verso future trattative di pace. Per altri, invece, come le delegazioni estone e lituana che hanno scelto di non inviare per protesta i rispettivi ministri, è un segno di debolezza, sfruttato abilmente da Lavrov per incunearsi tra le divisioni europee e ampliare una crepa che potrebbe far saltare il muro del suo isolamento.

 

                                     


Già lo scorso anno, durante il vertice ministeriale dell’Osce a Skopje, in Macedonia del nord, la presenza del ministro degli Esteri russo aveva scatenato proteste. La maggior parte dei rappresentanti dei paesi dell’Ue scelse infatti di abbandonare la sala durante il suo intervento. Anche l’ufficio del protocollo di Blinken pianificò un percorso preciso per evitare che incrociasse Lavrov anche solo per caso nei corridoi del palacongressi. Quest’anno, però, l’aria è diversa. “Malta è molto piccola e sarà difficile evitarsi”, dice ironico al Foglio un funzionario della presidenza Osce, confermando che questa volta “ci sono possibilità di una stretta di mano tra i due”.

“L’Amministrazione Trump ha già detto che intende dialogare con Mosca, quindi spetta a Blinken decidere se rivendicare un cambio di passo o lasciare che se ne faccia carico Trump”, aggiunge il diplomatico. Il vertice di Malta inoltre è cruciale per il futuro dell’Osce. Il forum di dialogo multilaterale, nato durante la Guerra fredda, è infatti paralizzato da quasi tre anni a causa dei veti incrociati di Mosca e Washington. L’organizzazione però vuole tornare a essere un arbitro tra Russia e occidente, specialmente in vista di eventuali negoziati sull’Ucraina. Per riuscirci, però, l’Osce dovrà far dimenticare il fallimento di Smm, la sua missione di monitoraggio in Donbas e i ripetuti tentativi di far rispettare un cessate il fuoco in Ucraina mai realmente applicato dal 2015 all’invasione russa su vasta scala del febbraio 2022.


Per superare l’impasse e rilanciare il dialogo, l’organizzazione con sede a Vienna ha una nuova carta da giocare: affidare la leadership a un diplomatico turco. Fonti interne all’Osce confermano che è già stato raggiunto un accordo informale tra i 57 stati membri per nominare l’ex ministro degli Esteri turco, Feridun Sinirlioglu, come nuovo segretario generale. La nomina dovrebbe essere formalizzata proprio domani a Malta: dietro alla scelta la volontà di sfruttare il peso della diplomazia turca per ripristinare un dialogo di alto livello con Mosca e restituire centralità all’Osce nella regione.


Se per l’Osce l’arrivo del ministro turco rappresenta un’opportunità, con Sinirlioglu a Vienna si rafforza ulteriormente però l’offensiva diplomatica di Ankara, che mira a ritagliarsi un ruolo da mediatore sia in Europa sia in medio oriente. La nomina coincide infatti con la conquista di Aleppo, in Siria, da parte di jihadisti in parte filoturchi e ostili al dittatore siriano, Bashar el Assad, il cui futuro dipende ancora una volta dall’aviazione russa. Coincidenza non trascurabile: proprio Sinirlioglu, durante il suo breve mandato da ministro del governo ad interim del 2015, si trovò a gestire la crisi dell’abbattimento del caccia russo Sukhoi S-25 nei cieli sopra al confine turco-siriano. E’ un dettaglio che non sfugge a chi in questi giorni percorre i corridoi del vertice di Malta, dove alcune delegazioni, soprattutto dell’Ue, già si lamentano: “L’Osce dovrebbe essere un forum di dialogo tra Europa e Russia, ma qui si rischia di diventare il telefono senza fili tra Putin ed Erdogan.”