Dopo Barnier

L'alleanza rossobruna tira giù il governo francese. Macron va di fretta con la sostituzione

Mauro Zanon

Con 331 voti passa la mozione di censura. Il presidente francese vuole accogliere Trump con un nuovo governo. Obiettivo: non ritrovarsi ostaggio di Le Pen. Due nomi circolano con insistenza: Sébastien Lecornu e François Bayrou

Parigi. La portavoce del governo francese, Maud Bregeon, l’ha definita “la convergenza delle lotte degli ingegneri del caos”, riprendendo una formula resa celebre da un saggio di Giuliano da Empoli. Gli ingegneri del caos sono i deputati del Rassemblement national (Rn), il partito sovranista di Marine Le Pen e Jordan Bardella, e quelli della France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, alla guida della coalizione goscista del Nuovo fronte popolare (Nfp), che, votando insieme una mozione di censura (331 voti, oltre la maggioranza assoluta), hanno posto fine al governo di Michel Barnier a soli tre mesi dalla sua nomina a Matignon. Barnier è caduto sul disegno di legge, allegato al bilancio, sul finanziamento della Sécurité sociale, il generoso sistema di protezione sociale francese. “Non abbiamo avuto concessioni, ma briciole”, ha dichiarato  Le Pen  e rispondendo alle accuse di alleanza rosso-bruna, ha detto che “le istituzioni ci obbligano a unire i nostri voti a quelli dell’estrema sinistra” e che il Rn ha utilizzato il Nfp come un semplice “strumento”.

  
A Le Pen non sono bastati i passi indietro fatti negli ultimi giorni dal capo dell’esecutivo. Che aveva accantonato l’aumento delle tasse sulle bollette dell’elettricità, promesso un giro di vite al dispositivo di assistenza sanitaria agli immigrati irregolari, e annunciato che non avrebbe tagliato il rimborso dei medicinali, come inizialmente previsto nella legge di Bilancio 2025. Per garantire la fiducia, Le Pen chiedeva anche l’indicizzazione all’inflazione di tutte le pensioni a partire dal 1° gennaio, richiesta che Barnier, in cerca di 60 miliardi per far quadrare la Finanziaria, non ha accolto. “Questa mozione di censura renderà tutto più grave e più difficile”, ha dichiarato il premier nel suo ultimo discorso prima della sfiducia, sottolineando che “la realtà” finanziaria della Francia non sparirà “per magia” con la caduta del suo governo. L’esponente gollista ha provato fino all’ultimo a convincere i socialisti a non votare la mozione di censura, ma non c’è stato nulla da fare. Resta ora da capire quanto tempo passerà prima del nuovo governo. Secondo quanto riferito oggi pomeriggio da un ex ministro a BfmTv, “Macron vuole nominare un premier in ventiquattro ore”. Un’altra fonte vicina all’inquilino dell’Eliseo sentita da BfmTv ha aggiunto che “il capo dello stato non vuole apparire senza governo davanti a Donald Trump questo weekend”, in occasione della cerimonia di riapertura della cattedrale di Notre-Dame. Ma che governo sarà? Due nomi circolano con insistenza: quello di Sébastien Lecornu, attuale ministro delle Forze armate, cresciuto nel gollismo ma diventato un fedelissimo del capo dello stato, e in rapporti cordiali con Rn, e quello del centrista François Bayrou, leader del MoDem, vecchia volpe della politica francese e, come Le Pen, favorevole a una dose di proporzionale alle prossime elezioni. L’obiettivo è non avere un altro primo ministro ostaggio di Rn.