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Clima d'odio

Londra, Berlino e Amsterdam: l'antisemitismo sciocca le capitali europee

Giulio Meotti

Le comunità ebraiche sono in pericolo ovunque. Nella capitale inglese appaiono manifesti con la scritta "sionisti lasciate il paese o sarete massacrati". In Germania la BIld titola "ebrei e omosessuali non sono al sicuro a Berlino"

Una ragazzina ebrea di quattordici anni è finita in ospedale per le ferite riportate in un assalto antisemita a Londra, dove nei quartieri ebraici sono apparsi strani manifesti: “Sionisti, lasciate il paese o sarete massacrati”. Intanto veniva attaccato un autobus di studenti ebrei (ecco perché un mese fa la città aveva inaugurato una linea speciale di autobus per gli ebrei). Ieri il premier, Keir Starmer, ha incontrato la comunità ebraica per assicurarle protezione. “Ebrei e omosessuali non sono al sicuro a Berlino”. Questo è il titolo della Bild. Sembra spaventoso e dovrebbe. La Bild ha citato il capo della polizia di Berlino, Barbara Slowik, che ha appena consigliato a ebrei e omosessuali di prestare attenzione in alcune zone della capitale.

 

Dopo lo scandalo, Slowik ha cercato di calmare gli animi: “Viviamo in una grande città con diversi milioni di abitanti, la cui convivenza è determinata anche da eventi politici globali”. Ma il sindaco del distretto di Neukölln, Martin Hikel (Socialdemocratico), ha detto allo Spiegel che il capo della polizia descrive la realtà. “Ci sono strade a Berlino - anche a Neukölln, ma non solo - dove le persone con la kippah non sono al sicuro. Gli attivisti che manifestano per i diritti dei palestinesi, ma che in realtà portano nelle strade la propaganda di Hamas e Hezbollah, stanno alimentando questo clima. Dire questo non è una resa, ma un forte grido di aiuto”. Alfonso Pantisano, commissario Lgbt a Berlino, si è espresso in modo simile: “Ovunque a Berlino, non solo a Neukölln e Wedding, ma anche a Marzahn e Lichtenberg, corriamo il rischio di essere picchiati”. Il commissario contro l’antisemitismo di Berlino, Sigmound Königsberg, ha detto che ogni angolo è “potenzialmente pericoloso per gli ebrei”.

 

In realtà, gli ebrei non sono al sicuro neanche altrove. Il portavoce della comunità ebraica di Amburgo, Daniel Killy, ha detto al Tagesschau: “Non siamo più al sicuro qui”. A Bonn, la comunità ebraica ha consigliato di non indossare i simboli della fede per strada. Ma anche a Potsdam e Bochum. Commenta lo Jüdische Allgemeine, il giornale della comunità ebraica: “Lo stesso si sente da molte comunità ebraiche, da Kiel a Costanza”. In parole povere significa che in Germania ci sono zone “vietate” agli ebrei.  Se non è una resa, gli assomiglia molto. 

 

Le bandiere palestinesi sventolano ogni giorno in Piazza Dam ad Amsterdam, la principale della città olandese. Ogni giorno c’è una manifestazione palestinese in Piazza Dam. Da anni. Nel luogo in cui viene commemorato l'assassinio degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. E ora è la stessa piazza da cui il sindaco, la verde Femke Halsema, ha vietato una manifestazione contro l’antisemitismo. Citando “problemi di sicurezza”, il sindaco ha emesso un divieto  su una manifestazione pianificata contro l’antisemitismo che avrebbe dovuto svolgersi nella  piazza della città, affermando di non poter fornire “un’adeguata protezione ai partecipanti ebrei”. Il sindaco ha spostato la manifestazione alla Stopera. “La polizia non ha sufficienti capacità in quel luogo per garantire la sicurezza dei partecipanti”. I “Cristiani per Israele”, che aveva organizzato la manifestazione, ha detto che invece ai dimostranti palestinesi è consentito riunirsi regolarmente in Piazza Dam. 

 

La città è in bilico dalla notte del 7 novembre, quando decine di tifosi di calcio israeliani sono stati picchiati, alcuni gravemente, da folle filo-palestinesi. Un numero senza precedenti di ebrei olandesi sta pensando di lasciare le proprie case per Israele. Shraga Evers si è trasferita in Israele dai Paesi Bassi dodici anni fa e ora aiuta gli ebrei dell'Europa occidentale a fare la stessa cosa con Shivat Zion, un’organizzazione che aiuta a emigrare. “La scorsa settimana, abbiamo organizzato un evento ad Amsterdam per gli ebrei olandesi interessati a fare aliyah. Si sono presentate più persone di quante ne vediamo normalmente in un anno”. Il rischio è che anche quando le guerre a Gaza e in Libano saranno finite, le cose in Europa non saranno più le stesse.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.