deterrenza europea

Tra le garanzie di sicurezza a Kyiv l'Ue studia anche l'invio di soldati. Un 30esimo amaro

David Carretta

Alcuni paesi europei hanno iniziato a discutere della possibilità di inviare soldati in Ucraina per scoraggiare una nuova aggressione della Russia in caso di cessate il fuoco. Francia e Regno Unito guidano i colloqui, ma la Nato resta divisa. Le diverse ipotesi

Bruxelles. Di fronte al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, con i membri della Nato divisi sulla possibilità di offrire un invito a Kyiv a entrare nell’Alleanza, alcuni paesi europei hanno iniziato a discutere della possibilità di inviare soldati sul terreno in Ucraina nell’ambito delle garanzie di sicurezza per scoraggiare una nuova aggressione della Russia in caso di cessate il fuoco. Francia e Regno Unito sono i due principali paesi che da alcune settimane hanno intensificato le discussioni riservate su una forma di impegno diretto sul terreno da parte di una coalizione europea. La visita del premier britannico, Keir Starmer, a Parigi l’11 novembre è stata l’occasione di uno scambio con il presidente francese, Emmanuel Macron. La Polonia potrebbe essere associata, assieme ai paesi nordici e baltici. Il premier polacco, Donald Tusk, sta cercando di organizzare una coalizione di volenterosi per sostenere l’Ucraina in caso di disimpegno degli Stati Uniti. La Germania finora si è sempre opposta a un coinvolgimento diretto, che potrebbe servire da pretesto alla Russia per accusare gli occidentali di cobelligerenza e lanciarsi in un’escalation. Ma l’elezione di Trump, la prospettiva di un cessate il fuoco e le elezioni anticipate del 23 febbraio con l’uscita di Olaf Scholz dalla cancelleria potrebbero cambiare i calcoli di Berlino. Martedì, a margine della riunione dei ministri degli Esteri della Nato, la tedesca Annalena Baerbock ha aperto alla possibilità di una presenza internazionale come deterrente. Tutto ciò che servirà al mantenimento della pace sarà “sostenuto con tutte le nostre forze da parte della Germania”, ha detto Baerbock.

  

Lo scorso febbraio, al termine di una riunione all’Eliseo per mobilitare il sostegno per Kyiv, Emmanuel Macron aveva sorpreso tutti evocando la presenza di truppe europee in Ucraina. All’epoca il timore era uno sfondamento del fronte, che avrebbe potuto portare alla presa di Odessa. La reazione estremamente negativa del cancelliere Scholz e di altri leader europei aveva messo fino alle discussioni, almeno in pubblico. Ma le ragioni strategiche di Macron non sono cambiate. Un accordo tra Trump e Putin per imporre una capitolazione all’Ucraina avrebbe gravi implicazioni per gli europei. L’Ue sarebbe esclusa dalle trattative per la nuova architettura di sicurezza. L’Ucraina ha l’esercito più forte d’Europa e una sconfitta umiliante la metterebbe contro gli alleati europei. L’Ue ha anche bisogno dell’industria della difesa ucraina, in grado di produrre in modo massiccio e innovativo. Integrare l’Ucraina nella difesa dell’Ue è una priorità. 

 

Le ipotesi di presenza militare europea sono diverse: dai contractor agli istruttori, dalla manutenzione degli armamenti a una forza di soldati più consistente. “Non scartiamo nessuna opzione”, ha detto il ministro francese degli Esteri, Jean-Noël Barrot, il 23 novembre, interrogato dalla Bbc  sulla possibilità di inviare soldati francesi. Secondo quanto riportato dal Monde, due giorni prima, il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Pierre Schill, ha spiegato che la “questione delle garanzie di sicurezza offerte da una coalizione Nato o da coalizioni ad hoc – e dunque una forma di contributo del nostro paese – è sul tavolo”. Un ruolo della Nato è escluso per l’opposizione di diversi suoi membri (dall’Ungheria fino agli Stati Uniti con Trump presidente). Ma, secondo il Wall Street Journal del 6 novembre, uno dei piani di Trump è di congelare il conflitto lungo l’attuale zona del fronte, con una zona demilitarizzata il cui controllo dovrebbe essere affidato a una coalizione europea. La presenza di soldati europei  armati dovrebbe assicurare che la Russia non lanci una nuova invasione.

 

Martedì alla Nato, il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, si è presentato con un documento con la posizione ufficiale di Kyiv sulle garanzie di sicurezza. Oggi cade il trentennale del memorandum di Budapest, che avrebbe dovuto tenere l’Ucraina al sicuro dopo la decisione di cedere il proprio arsenale nucleare. I garanti della sua sovranità e integrità territoriale erano Stati Uniti, Francia, Regno Unito e... Russia. “Siamo convinti che la sola reale garanzia di sicurezza per l’Ucraina, così come un deterrente per ulteriori aggressioni russe contro l’Ucraina e altri stati, è la piena appartenenza dell’Ucraina alla Nato”, dice il documento ucraino. “Con l’amara esperienza del Memorandum di Budapest alle spalle, non accetteremo alcuna alternativa, surrogato o sostituto per la piena adesione dell’Ucraina alla Nato”.