Foto LaPresse

Lo scenario

La Germania presenta un piano in otto punti per il post Assad in Siria

Lorenzo Monfregola

Annalena Baerbock ha nominato il sottosegretario Tobias Lindner come coordinatore speciale e ha convocato a Berlino i ministri degli Esteri europei affinché il cambio di potere a Damasco sia pacifico e il paese non diventi “ancora una volta una pedina da gioco nelle mani di forze o potenze straniere”

Garantire i diritti delle minoranze in Siria e giudicare gli islamisti di Hts per quelle che saranno le loro azioni. Più un messaggio alle forze estere: non disturbino i processi interni al paese, mettendone per esempio in dubbio l’integrità territoriale. E’ questa la linea dalla ministra tedesca degli Esteri, Annalena Baerbock, che ha presentato un piano in 8 punti per il dopo Assad. La ministra ha anche nominato il sottosegretario Tobias Lindner come coordinatore speciale per la Siria. Dopo averle annunciate mercoledì, ieri Baerbock ha parlato delle sue proposte a Berlino, in un incontro interministeriale con gli omologhi e rappresentanti di Italia, Polonia, Spagna, Francia, Regno Unito, Ue e Ucraina. Per Berlino è fondamentale che il cambio di potere a Damasco sia pacifico e che al tavolo per riorganizzare il paese siedano tutte le minoranze e gruppi politici. Altro punto cruciale, dice Baerbock, è che la Siria sia sovrana e non diventi “ancora una volta una pedina da gioco nelle mani di forze o potenze straniere”.

 

In questo senso la ministra ha fatto un riferimento diretto sia a Turchia sia a Israele. In quanto alle relazioni con l’Hts, Baerbock ha detto che verrà “giudicato dalle sue azioni”. Ieri, durante una visita in Iraq, il ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius, ha confermato: “Parleremo con il braccio politico dell’Hts, il prima possibile”. Pistorius ha però anche evidenziato la necessità di un approccio pragmatico in un paese in cui ci sono stati 50 anni di autocrazia e dittatura e su cui non bisogna “farsi illusioni” troppo veloci. Nel piano di Baerbock c’è anche un punto relativo alla necessità di elaborare con “coraggio, tempo ed energia” le ingiustizie e i crimini del regime di Assad. Berlino offre assistenza per questa elaborazione, promette nuovi aiuti umanitari e definisce come obiettivo essenziale anche la neutralizzazione delle armi chimiche del vecchio esercito siriano. Il nuovo coordinatore speciale Lindner avrà innanzitutto il compito di rafforzare la presenza tedesca in Siria, visto che Berlino ha chiuso la sua ambasciata a Damasco nel 2012 e non ha ancora annunciato una riapertura. Cosa che l’Italia ha invece  fatto recentemente, ancora sotto Assad. Proprio in occasione del meeting interministeriale nella capitale tedesca, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che la presenza diplomatica italiana in Siria è stata riattivata senza “presentare mai le credenziali” e senza dare alcun “riconoscimento” al regime di Assad. Tajani dice che l’obiettivo era invece muoversi nell’area, “perché abbiamo capito in anticipo quello che poteva succedere e quello che stava succedendo”, e ora l’Italia può contribuire con un ruolo da protagonista, visto che “siamo arrivati per primi”.  

 

La pacificazione dell’area resta un punto cruciale anche per la questione migratoria. A un ritorno dei migranti siriani è dedicato un intero punto del piano di Baerbock. Per la proposta della ministra tedesca, un ritorno di siriani nel proprio paese può essere solo organizzato e coordinato con i partner europei e con l’Onu. In questo caso Baerbock ha  riaffermato la posizione dei Verdi tedeschi, che sono molto critici rispetto all’opposizione della Cdu, che vuole invece modelli molto più veloci di ritorno a casa dei migranti siriani attualmente in Germania. Se gli 8 punti tedeschi per la Siria sono un primo passo per Berlino sul dossier, è chiaro che la questione passerà presto al nuovo governo tedesco che emergerà dalle prossime elezioni del 23 febbraio, in cui proprio la Cdu è data ampiamente in vantaggio.