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La trattativa

Il viaggio azzardato di von der Leyen in Turchia per discutere di Siria

David Carretta

La presidente della Commissione incontra Erdogan. Tra l’incognita curda e la gestione dei rifugiati siriani, il presidente turco ha posto le sue condizioni: eliminare le restrizioni nelle relazioni bilaterali, aggiornare l’unione doganale e liberalizzare i visti per i cittadini turchi che viaggiano in Europa

Senza aspettare la discussione sulla caduta del regime di Bashar el Assad al Consiglio europeo di domani, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha preso impegni a nome dell’Unione europea sulla Siria e sostenuto il ruolo della Turchia come potenza chiave per il futuro del paese. “L’Europa è pronta a fare la sua parte per sostenere la Siria in questa fase critica”, ha detto von der Leyen in un incontro con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. “La Turchia ha un ruolo essenziale da svolgere nella stabilizzazione della regione”, ha aggiunto von der Leyen. La scommessa turca è azzardata. Mentre la presidente della Commissione parlava al fianco di Erdogan, il Wall Street Journal rivelava che l’Amministrazione Biden teme un’invasione del nord della Siria da parte della Turchia per lanciare un’incursione su vasta scala contro i curdi sostenuti dagli Stati Uniti.

 

Al Consiglio europeo di domani i capi di stato e di governo dell’Ue devono discutere della strategia da tenere sulla Siria. I princìpi generali sono stati fissati. L’Alto rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, ha inviato un diplomatico a Damasco per avviare colloqui tecnici con le nuove autorità. Parlare con Hayat Taḥrir al Sham, il gruppo jihadista sanzionato dall’Ue, non è più un tabù. Il suo leader Ahmed al Sharaa, alias al Julani, sarà giudicato sui fatti, non sulle parole. “I primi segnali sono incoraggianti”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. Ma la lista delle condizioni fissate dai ministri degli Esteri dell’Ue è lunga: integrità territoriale e sovranità della Siria, governo inclusivo, lotta al terrorismo, rispetto dei diritti delle minoranze e delle donne. Kallas ha anche spiegato che uno dei messaggi che saranno fatti arrivare alla nuova leadership di Damasco è che “né la Russia né l’Iran hanno posto in Siria”. L’Alto rappresentante ha detto di voler lavorare con tutti i partner della regione: Giordania, Libano, Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Turchia. Non solo la Turchia. Il viaggio ad Ankara per discutere di Siria, annunciato da Ursula von der Leyen in modo autonomo la scorsa settimana, ha creato un certo imbarazzo, perché la presidente della Commissione non si è coordinata né con Kallas, né con il presidente del Consiglio europeo, António Costa. La visita era già stata programmata da tempo, ma avrebbe dovuto incentrarsi unicamente sulle relazioni bilaterali e l’immigrazione.

 

Von der Leyen ha evitato di compiere passi falsi nelle dichiarazioni pubbliche con Erdogan. L’Ue vuole iniziare compiere i primi passi per lavorare sulla ricostruzione. “Il popolo siriano merita una transizione pacifica” che “preservi l’integrità territoriale e la sovranità del loro paese”, ha detto la presidente della Commissione. Secondo von der Leyen, “le legittime preoccupazioni di sicurezza della Turchia devono essere affrontate. Allo stesso tempo, è importante consentire a tutti i siriani, comprese tutte le minoranze, di essere al sicuro”. Il riferimento implicito è ai curdi, oggetto dei bombardamenti della Turchia nel nord della Siria. Se Erdogan sceglierà un’incursione su vasta scala per allargare, l’errore di calcolo di von der Leyen rischia di fare del male all’Ue. In una lettera vista dal Wall Street Journal, Ilham Ahmed, un funzionario dell’amministrazione civile dei curdi siriani, ha detto al presidente eletto Donald Trump che un’operazione militare turca sembra probabile, esortandolo a fare pressione su Erdogan affinché non invii truppe oltre confine. 

 

In ogni caso, Erdogan ha posto le sue condizioni per cooperare con l’Ue: eliminare “tutte le restrizioni” nelle relazioni bilaterali; riprendere “il dialogo ad alto livello”; aggiornare l’unione doganale; e arrivare alla completa liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che viaggiano in Europa. “L’adesione all’Ue resta un obiettivo strategico per la Turchia”, ha aggiunto Erdogan. Von der Leyen è arrivata ad Ankara con un assegno da un miliardo di euro per la gestione dei rifugiati siriani dopo l’accordo del 2016 per bloccare le partenze. Dal 2011 l’Ue ha fornito alla Turchia quasi 10 miliardi di euro. “Sono molto lieta di annunciare oggi che un ulteriore miliardo di euro per il 2024 è in arrivo”, ha detto von der Leyen nella conferenza stampa con il presidente turco. Il denaro servirà a sostenere “l’assistenza sanitaria e l’istruzione dei rifugiati in Turchia” e a contribuire “alla gestione della migrazione e delle frontiere, compresi i rimpatri volontari dei rifugiati siriani”. Von der Leyen ha assicurato che il denaro potrà essere gestito in modo flessibile dalla Turchia. “Man mano che le cose evolveranno sul campo, possiamo adattare questo miliardo di euro alle nuove esigenze che potrebbero verificarsi in Siria”, ha detto la presidente della Commissione. La questione migratoria ormai condiziona la politica estera dell’Ue.