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L'intervista

La mia corsa contro il tempo per salvare la democrazia. Parla la presidente della Georgia

Federico Baccini

Nel palazzo presidenziale, a pochi passi da quel Parlamento che sta portando una nazione intera alla deriva, Salomé Zourabichvili ci racconta la missione dei suoi ultimi giorni da presidente contro la “guerra elettorale” di Mosca

Come su un piano inclinato, la crisi istituzionale in Georgia sta prendendo sempre più velocità, giorno dopo giorno. Il partito al potere Sogno Georgiano non si è limitato   all’ondata senza precedenti di brogli elettorali durante le legislative del 26 ottobre, né alla sospensione dell’impegno per l’adesione all’Unione europea “fino alla fine del 2028”. Non si è limitato alle brutali violenze contro i manifestanti, che da oltre due settimane scendono in piazza ogni giorno per protestare contro il regime dell’oligarca Bidzina Ivanishvili e per chiedere elezioni libere e democratiche. E non si limitato nemmeno a una serie di leggi liberticide che stanno facendo assomigliare sempre più la Georgia a una piccola Russia. Il 14 dicembre il Parlamento controllato da Sogno Georgiano ha nominato Mikheil Kavelashvili, ex-calciatore dalla carriera modesta e oggi politico dalle posizioni fortemente anti occidentali e pro Cremlino, come prossimo capo dello stato. “Un presidente illegittimo, una marionetta nelle mani di Ivanishvili e Putin”, lo definisce la piazza di Tbilisi in rivolta.

 

I partiti di opposizione e i manifestanti, però, hanno ancora una guida istituzionale che si contrappone al progetto egemonico e filo russo di Sogno Georgiano: la presidente Salomé Zourabichvili. Il tempo stringe, perché il 29 dicembre scadrà il suo mandato e il partito al potere insedierà il proprio capo dello stato. Nessuna istituzione allora sarà più indipendente. Ecco perché questa manciata di giorni sarà decisiva per il futuro della Georgia, soprattutto in attesa di una reazione da Bruxelles e Washington. Lo spiega la stessa presidente Zourabichvili concedendosi al Foglio per un’intervista al palazzo presidenziale, a pochi passi da quel Parlamento che sta portando una nazione intera alla deriva. Sempre più lontana dal suo destino europeo.

 

Presidente, qual è la sua risposta all’elezione del nuovo capo di stato?

“E’ molto chiaro che tutto questo è semplicemente il seguito delle elezioni parlamentari che sono state completamente truccate. Tutto il sistema si basa su una matrice russa, come stiamo vedendo anche in altri paesi come la Romania e la Moldova. Le modalità sono diverse, ma la strategia è la stessa, credo che ormai tutti se ne stiano rendendo conto. La legittimità del Parlamento che è emerso dalle elezioni del 26 ottobre è contestata dalla popolazione che scende in piazza ogni giorno e ogni notte da più di due settimane. Quando c’è una protesta di questo tipo, esiste una sola via d’uscita, ed è politica. Cioè organizzare nuove elezioni. Questa è la richiesta della gente che scende in strada, dei partiti politici che hanno partecipato alle elezioni e la mia personale come ultima rappresentante istituzionale legittima in questo paese. Questo è ciò che continuerò a fare”.

 

Sogno Georgiano sta per cancellare la protezione statale garantita fino a un anno dalla fine del mandato presidenziale. Se dovesse rischiare di essere arrestata dopo il 29 dicembre, cercherà protezione in un paese europeo?

“In questo caso mi troverò nella stessa situazione del resto della popolazione. Non ho motivo di lasciare questo paese, perché rappresento ciò che ritengo necessario: un’istituzione legittima e funzionante, che non dipende da un solo partito o da un solo uomo, e che fornisce rappresentanza alla popolazione che continua a scendere in strada a protestare. Il mio ruolo è qui, l’esilio non è una soluzione”.

 

Cosa chiede ora ai leader europei?

“Quella in corso è una sfida per tutti i paesi europei. E’ scaturita in questa fase per noi paesi che ci affacciamo sulle coste del Mar Nero, e forse non è una coincidenza. Tuttavia, se non viene gestita subito, se i partner europei lasciano che qui accada quel che accada, sarà una sfida che si ripeterà anche altrove. Oggi la Russia non ha ovviamente i mezzi per condurre altre forme di interferenza, deve pensare alla guerra in Ucraina, che non riesce nemmeno vincere. Ma ora sta sperimentando una forma diversa di interferenza, quella che chiamo ‘guerra elettorale’. Questo è ciò che sta accadendo in Georgia e che deve essere assolutamente fermato”.

 

Si aspetta che l’Unione europea imponga sanzioni contro Sogno Georgiano?

“Alcuni paesi stanno imponendo sanzioni, due europei l’hanno già fatto (Estonia e Lituania, ndr) e gli Stati Uniti hanno iniziato il processo di adozione. Sappiamo e capiamo che il consenso sulle sanzioni a livello Ue è difficile a causa dell’Ungheria, ma altri potranno comunque imporle a livello nazionale. Francamente, i georgiani hanno imparato dalla propria storia che sono loro a dover lottare e vincere, attraverso la resistenza contro le elezioni truccate e facendo valere le ragioni per ottenere nuove elezioni. Ciò che si aspettano dagli altri paesi è sostegno morale e il non riconoscimento di questo governo e di questo presidente, che sono illegittimi”.

 

Il 7 dicembre a Parigi ha incontrato la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, alleata dell’ungherese Viktor Orbán, a sua volta forte sostenitore di Sogno Georgiano. Cosa le ha detto?

“Le ho spiegato la situazione, è stato un incontro molto breve. Non le ho chiesto di prendere una posizione sulla situazione in Georgia. Conosco la sua posizione sull’Ucraina, ed è molto importante che i nostri partner europei abbiano un atteggiamento coerente. Mi fido dell’Italia e del fatto che sia ben chiaro qual è la posta in gioco, anche considerata la situazione in Romania. Credo che tutto ciò non sia indifferente per l’Italia”.

 

Quali rassicurazioni ha ricevuto invece dai presidenti delle istituzioni dell’Unione europea?

“Capiscono molto bene la situazione, ma non possono fare promesse prima di sapere cosa emergerà dagli incontri che definiranno la posizione comune dell’Unione europea. Ho parlato con il nuovo presidente del Consiglio europeo, António Costa, e con l’alta rappresentante dell’Ue Kaja Kallas, in occasione del suo primo Consiglio Affari esteri. Sanno molto bene cosa sta accadendo in Georgia e c’è consapevolezza tra i paesi europei sul fatto che qui si giocano una grande sfida. Cioè la credibilità delle parole e delle promesse dell’Ue”.

 

Quando pensa che la Georgia riuscirà finalmente a entrare nell’Unione europea?

“E’ una domanda a cui non ho mai risposto prima. Credo che le tempistiche siano state fortemente accelerate grazie alla lotta del popolo ucraino. In questa situazione è davvero molto difficile indicare delle scadenze. Quello che è più importante, però, è la direzione del percorso europeo, su cui la Georgia si è mossa con forza ed efficacia. E’ ciò per cui in queste settimane le persone scendono nelle strade”.