L'armata visibile di Xi. La Cina rafforza il suo esercito per una guerra

Giulia Pompili

Il nuovo report del Pentagono dice che Pechino sta aumentando la sua rete militare tra alleanze strategiche, minaccia nucleare crescente e pressioni su Taiwan, mentre studia le lezioni della guerra in Ucraina per sfidare l’occidente

Oltre alla sua stretta relazione con la Russia, la Cina continua a sostenere l’Iran e i suoi proxy come Hamas, Hezbollah e gli Houthi. Ed è soprattutto il gruppo yemenita che di recente sta sfruttando di più il sostegno di Pechino, avendo costruito una catena di approvvigionamento su territorio cinese per droni e missili che poi usa per attaccare nel Mar Rosso le navi occidentali. E’ grazie a questo accordo che le navi cinesi sarebbero immuni dagli attacchi degli Houthi. L’interesse della leadership cinese nell’Asse della Resistenza mediorientale è sottolineato nell’annuale rapporto per il Congresso sullo sviluppo delle capacità militari e di sicurezza della Repubblica popolare cinese, pubblicato l’altro ieri dal Pentagono.  Nel documento, l’ultimo di questo genere dell’Amministrazione Biden, redatto dagli analisti e dagli investigatori del dipartimento della Difesa americano, c’è un’analisi approfondita dello sviluppo delle capacità e delle attività attuali e future dell’Esercito popolare di liberazione, considerato il braccio armato dell’unica potenza che potrebbe sfidare anche militarmente gli Stati Uniti. Secondo il Pentagono, i recenti casi di corruzione che sono emersi dentro alle Forze armate cinesi, con la rimozione di diversi funzionari anche di altissimo livello, potrebbero aver avuto un impatto sugli obiettivi di modernizzazione dell’esercito del Partito comunista cinese, e potrebbe aver minato la fiducia del leader Xi Jinping al punto da aver centralizzato ancora di più le decisioni.

 

Ma l’Esercito popolare di liberazione, il suo potenziamento e le sue relazioni internazionali continuano a essere una delle principali minacce militari del mondo occidentale. La partnership “senza limiti” tra Xi e Vladimir Putin ha anche una forte componente militare: non solo la Cina aiuta la Russia a eludere le sanzioni soprattutto per quel che riguarda lo sviluppo della sua industria della Difesa di base, ma le numerose esercitazioni militari congiunte fra Russia e Cina, anche se non avrebbero migliorato più di tanto l’interoperabilità fra le due Forze, hanno avuto sicuramente come effetto “quello di segnalare la forza del partenariato fra Russia e Cina”, così come i giochi di guerra eseguiti con il Sudafrica e l’Iran. Per il Pentagono “la Cina sta quasi certamente applicando le lezioni della guerra della Russia contro l’Ucraina per contrastare quella che percepisce come una strategia di contenimento guidata dagli Stati Uniti”, e Pechino è in cerca di lezioni sul campo anche per quanto riguarda “le operazioni di influenza”  e “gli effetti delle sanzioni occidentali contro la Russia”, che hanno quasi certamente “amplificato la spinta della Cina per la difesa e l’autosufficienza tecnologica, nonché la resilienza economica ed energetica”. Sebbene abbia ridotto quest’anno le intercettazioni pericolose contro gli Stati Uniti, Pechino continua a “condurre manovre pericolose nelle vicinanze delle forze alleate che operano nella regione”, aumentando un rischio incidente soprattutto nel Mar cinese meridionale. E poi c’è naturalmente la pressione militare contro Taiwan, che è aumentata nel 2023, secondo gli analisti del Pentagono, a dimostrazione del fatto che l’isola democratica e de facto indipendente, che il Partito comunista cinese non ha mai governato, è una priorità politica di Xi Jinping. 

 


Il dipartimento della Difesa parla poi dello sviluppo di “attività biologiche con applicazioni a duplice uso”, un tema che di recente ha sollevato preoccupazioni da parte di diverse agenzie d’intelligence occidentali perché il programma è segretissimo, e nessuno sa se la Cina sta ancora aderendo alle norme previste dalla Convenzione internazionale sulle armi biologiche. “Le informazioni disponibili sugli studi presso le istituzioni mediche militari della Repubblica popolare indicano che i ricercatori identificano, testano e caratterizzano diverse famiglie di tossine potenti con applicazioni a duplice uso”.

 


E poi c’è l’ombrello nucleare, che funziona da deterrente ma anche per “dissuadere, scoraggiare o, se ordinato, sconfiggere l’intervento di terze parti nella regione dell’Indo-Pacifico”. Secondo le stime del dipartimento della Difesa, la Cina ha continuato a lavorare per espandere il suo arsenale nucleare, e nel 2024 avrebbe superato le seicento testate nucleari operative. Il Pentagono stima che ne avrà oltre mille entro il 2030, molte delle quali saranno dispiegate a livelli di prontezza “più elevati, e continuerà a far crescere la sua forza fino al 2035, in linea con l’obiettivo di garantire che la modernizzazione delle Forze armate sia sostanzialmente completata quell’anno, in linea con l’obiettivo di Xi di avere un esercito di primo ordine globale entro il 2049”.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.