Il rifugiato polacco di Orbán

Micol Flammini

L'ex viceministro Romanowski, ricercato in Polonia, è andato a Budapest. Il peso dell'alleanza con Putin e i precedenti

L’ex viceministro della Giustizia polacco, Marcin Romanowski, è ricercato con undici capi di imputazione, tra cui connivenza con la criminalità organizzata, manipolazione di concorsi pubblici per ottenere finanziamenti, tutti reati che sarebbero stati commessi  mentre era il numero due del ministero. Romanowski si era prima nascosto nel palazzo presidenziale, gestito  da Andrzej Duda che come lui fa parte del partito PiS. Il PiS ha cercato di mobilitare la popolazione dicendo che il governo di Donald Tusk cerca di combattere l’opposizione mettendola in galera, ma i polacchi sono rimasti in disparte e non hanno risposto alla richiesta di indignazione del partito che ha governato fino allo scorso anno. Romanowski così ha lasciato la Polonia e ha trovato asilo in Ungheria. I funzionari ungheresi hanno fatto grandi annunci, dicendo che Budapest è da sempre dalla parte degli “amici polacchi quando il loro paese cade sotto al dominio tedesco”. Il PiS ama dire che con Tusk la Polonia è eterodiretta da Berlino e il Fidesz di Viktor Orbán nell’annunciare la richiesta d’aiuto da parte di Romanowski ha seguito la narrativa del partito alleato. Il giornalista del quotidiano Gazeta Wyborcza, Bartosz Wielinski, cogliendo la metafora storica ha risposto: “L’Ungheria è stata l’alleata più fedele di Hitler, ha combattuto al suo fianco fino alla fine. Farà lo stesso con Putin?”. Per anni il PiS aveva spinto le sue campagne elettorali ponendosi come un baluardo contro le ingerenze e le minacce russe. Dopo l’inizio dell’invasione russa contro Kyiv nel 2022, aveva preso le distanze da Budapest perché il premier Orbán era l’unico in Ue a difendere il Cremlino e a ostacolare le sanzioni contro Mosca. Budapest rimane una forte alleata di Putin e per il PiS l’assistenza di Orbán a un suo politico non è  d’aiuto nella campagna elettorale per le presidenziali che si terranno a maggio. Romanowski non è neppure il primo politico   a cercare asilo fuori dal paese: prima di lui Krzysztof Tolwinski, ex viceministro del governo del PiS, nei mesi scorsi ha chiesto aiuto al dittatore bielorusso Aljaksandr Lukashenka. 

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  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)