L'esperimento
Putin “negozia” la tregua con missili, cyberattacchi e scommesse
Il giorno dopo la conferenza stampa del presidente russo, Kyiv si è svegliata sotto le bombe: Mosca non ha alcuna intenzione di negoziare. E più si avvicina la data dell'insediamento di Trump più le dichiarazioni del suo team sulla possibilità di una fine rapida della guerra diventano caute
Ieri mattina presto a Kyiv si sono susseguite potenti esplosioni dopo che la Russia ha lanciato 5 missili balistici (Iskander-M e KN-23) dalle regioni di Voronež e Bryansk in direzione della capitale ucraina. Alle 7:00 i missili hanno raggiunto la città e la difesa aerea è riuscita ad abbatterli. I frammenti sono però caduti in cinque distretti, causando la rottura dei vetri di edifici residenziali e uffici, e incendiando le auto parcheggiate per le strade. Nel centro di Kyiv, in via Velyka Vasylkivska, a dieci minuti a piedi dalla stazione metro “Olimpiyska”, i frammenti di un missile sono caduti sul tetto del Toronto, un complesso di uffici. Di fronte si trova la famosa chiesa cattolica di San Nicola, costruita tra il 1899 e il 1909 in stile neogotico. L’onda d’urto ha distrutto le vetrate.
Ma come ha potuto constatare il Foglio visitando subito dopo il bombardamento l’area danneggiata, i danni maggiori sono stati rilevati all’hotel Holiday Inn e al moderno complesso residenziale New York di 23 piani situato in via Antonovycha, parallela a Velyka Vasylkivska. E’ un quartiere prestigioso, ben attrezzato, con immobili costosi sia per l’acquisto che per l’affitto. Tuttavia a guardarlo ieri mattina ricordava più un film catastrofico, avvolto dal fuoco dopo il bombardamento e dall’acqua dei soccorritori che sono accorsi rapidamente a spegnere gli incendi. Sulla strada, disseminata di rottami metallici e subito chiusa al traffico, si sono formate grandi pozzanghere di acqua sporca. I mezzi pubblici hanno dovuto cambiare percorso. Tra le macerie dei vetri rotti, si riuscivano a vedere alberi di Natale e decorazioni sparse. Le auto continuavano a fumare, mentre sul marciapiede è rimasto a lungo un corpo carbonizzato, finché non è stato rimosso da un’ambulanza. “Ogni finestra qui era un giardino paradisiaco”, ci ha detto con amarezza Nadir Akhundov, guardando il suo ristorante rimasto senza vetri e quasi completamente distrutto all’interno. Il bilancio dell’attacco a Kyiv è di un morto e 12 feriti. E’ stato danneggiato anche l’edificio che ospita le ambasciate di Albania, Argentina, Macedonia del Nord, Portogallo e Montenegro.
L’attacco missilistico sulla capitale ucraina è avvenuto il giorno dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto una grande conferenza stampa. Durante l’evento, Putin ha proposto un “duello tecnologico” ad alta intensità. La sua folle idea è: l’occidente e l’Ucraina scelgano un obiettivo a Kyiv intorno al quale concentrare le loro difese aeree e missilistiche, la Russia lo colpirà con il suo nuovo missile balistico Oreshnik. “Vediamo cosa succede. Noi siamo pronti a questo esperimento, ma l’altra parte lo è?”, ha detto Vladimir Putin. Volodymyr Zelensky, che in quel momento era in visita a Bruxelles, è rimasto profondamente indignato dalla proposta del presidente russo. “Pensate che questa sia una persona ragionevole?”, ha reagito il presidente ucraino durante una conferenza stampa. Più tardi, citando un’altra dichiarazione di Putin sui social media, Zelensky è stato ancora più duro. “La gente muore e lui lo trova ‘interessante’… Testa di cazzo”, ha scritto, usando un termine molto volgare. Il post ha raccolto 4 milioni di visualizzazioni e 59 mila like.
Nella stessa giornata del 19 dicembre, è stato riferito che un massiccio cyberattacco aveva colpito i registri statali ucraini. “L’attacco è stato compiuto dai russi per sabotare il lavoro delle nostre infrastrutture critiche”, ha affermato Olga Stefanishyna, ministro della Giustizia, aggiungendo che il ripristino completo richiederà due settimane. In più ieri mattina la Russia ha bombardato con l’artiglieria la città di Kherson, nel sud dell’Ucraina, causando due morti e 10 feriti. E nel frattempo, il team del neoeletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si sta preparando per i futuri negoziati per porre fine al conflitto. “Mi sorprende che in occidente si parli ancora di spingere l’Ucraina a negoziare,” ha detto Viktor Shlynchak, presidente dell’Istituto di Politica mondiale, al Foglio. “Bisogna costringere la Russia a negoziare,” ha concluso. Al momento, però, la Russia dimostra con le sue azioni di non avere alcuna intenzione di fermare la guerra. Putin ha dichiarato che negozierà con Zelensky solo se confermerà la sua “legittimità” attraverso nuove elezioni.
A gennaio, secondo la Reuters, il rappresentante speciale degli Stati Uniti per Ucraina e Russia, Keith Kellogg, visiterà Kyiv. Più si avvicina il 20 gennaio, data dell’insediamento di Trump, più le dichiarazioni del suo team sulla possibilità di una fine rapida della guerra diventano caute, prevede Shlynchak. “Il 21 gennaio il mondo non tornerà a vivere come prima del 24 febbraio 2022. Tutti iniziano a capirlo”, ha concluso l’esperto.