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"Atei decaduti". La conversione di Niall Ferguson e di altri intellettuali
Lo storico britannico: “Senza cristianesimo l'occidente non sopravvivrebbe”. E persino il biologo e divulgatore di Oxford Richard Dawkins, dopo aver processato Mosé, Agostino e Ratzinger, si è definito "cristiano culturale"
“Sono un ateo decaduto”. Lo storico Niall Ferguson, uno degli intellettuali più influenti al mondo, è diventato cristiano. “Ho abbracciato il cristianesimo”, racconta a Greg Sheridan del quotidiano Australian. “Siamo stati tutti battezzati, Ayaan e i nostri due figli, a settembre... E’ stato il culmine di un processo piuttosto lungo. Il mio viaggio è partito dall’ateismo. I miei genitori avevano lasciato la Chiesa di Scozia anche prima che io nascessi”. Prima c’è stata una elaborazione culturale. “Da storico, ho capito che nessuna società era mai stata organizzata con successo sulla base dell’ateismo”.
Lo storico di Harvard e Stanford, autore di numerosi best seller fra storia, cultura, economia e politica, fa parte di un gruppo di intellettuali passati dall’ateismo al cristianesimo o all’agnosticismo. Tom Holland, il brillante storico autore di “Rubicone”, “Millennium” e “Fuoco persiano” (in Italia per il Saggiatore), a gennaio ha descritto il suo percorso. Douglas Murray, saggista gay conservative inglese, rappresenta un altro tipo di intellettuale che ha imparato ad apprezzare sempre di più il contributo culturale, persino la necessità, del cristianesimo ma si è fermato prima di una vera conversione, sebbene sia passato da “ateo cristiano” ad “agnostico cristiano”. Prima Ferguson ha fatto battezzare i suoi figli più grandi. “Avevo una specie di visione da Alexis de Tocqueville, secondo cui la religione era un bene per la società. Faceva parte della civiltà occidentale e sentivo che avrei dovuto abbracciarla. Ma andavo in chiesa occasionalmente con uno spirito di scetticismo e distacco. Era una specie di impulso Tory”.
“Da ateo dico che senza il cristianesimo l’occidente non sopravvivrebbe”, ha spiegato ancora Ferguson. Riflette sullo stato di abbandono occidentale. “Abbiamo rinunciato all’osservanza religiosa. Questo è un errore: le chiese vuote la domenica, le persone che non recitano la preghiera a cena. Abbiamo perso qualcosa di molto potente e curativo. Ciò che mi colpisce, come frequentatore abituale della chiesa, è quanto si impara ogni domenica mattina. Questo spiega, molto più dell’ascesa dei social media, anche i problemi di salute mentale che caratterizzano le nostre società odierne. Stiamo tutti conducendo questo esperimento, senza Dio e senza osservanza religiosa. E non sta andando bene. Ma diamo la colpa allo smartphone o a Twitter. Penso che la vera spiegazione per l'epidemia di salute mentale sia che abbiamo gettato via quei meravigliosi meccanismi di supporto che si sono evoluti nel corso dei secoli per aiutarci a sopravvivere”.
C’era un tempo in cui Richard Dawkins, il biologo e divulgatore di Oxford, era osannato dai media e dall’intellighenzia occidentali per aver dato il colpo di grazia alla cristianità, processato Mosé, Agostino e Ratzinger. Ora però Dawkins ha confessato di identificarsi come un “cristiano culturale” e che preferisce vivere in un paese basato sui principi cristiani e non vorrebbe mai che il Regno Unito diventi una nazione islamica. “Penso che siamo un paese culturalmente cristiano, mi definisco un cristiano culturale. Non sono un credente, ma c’è una distinzione tra essere un cristiano credente ed essere un cristiano culturale. Mi sento a casa nell’etica cristiana. Sento che siamo un paese cristiano. E se lo sostituissimo con un’altra religione, sarebbe davvero terribile”. Che si creda o meno, non sarebbe comunque occidente.