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Dalla Germania

Le speculazioni sulla strage a Magdeburgo e le sfide di Merz  

Daniel Mosseri

Per il politico tedesco sarà necessario vincere le prossime elezioni e formare un governo con l'Spd per frenare la formazione sovranista, sempre più lanciata. Ma i nemici della Cdu sono tutti a destra e la strategia dell’AfD sull’attentato di venerdì lo dimostra

Berlino. Da qua al 23 febbraio, data delle elezioni (anticipate) in Germania, la strada di Friedrich Merz è segnata. Il presidente della Cdu e candidato cancelliere dell’Unione Cdu-Csu (l’alleanza fra cristiano democratici e cristiano sociali bavaresi) non ha alternative: deve vincere le elezioni possibilmente con un ampio margine e poi formare un governo con la Spd. Secondo un sondaggio Insa del 21 dicembre, l’Unione da lui guidata dovrebbe arrivare prima con circa il 32 per cento dei voti, la Spd (socialdemocratici) del cancelliere uscente Olaf Scholz è  terza con il 16 per cento (giusto la metà dei voti della Cdu), mentre i Verdi dovrebbero essere quarti con il 12 per cento. Merz deve dunque sconfiggere Scholz ma allo stesso tempo sperare che il partito del cancelliere non collassi con il rischio che quella che una volta veniva indicata come Große Koalition non abbia la maggioranza in Parlamento. Nell’orientale Sassonia il premier regionale e vice presidente della Cdu Michael Kretschmer ha una “grande coalizione” forte di soli 52 seggi sui 120 del Parlamento di Dresda.  


Che la Cdu debba allearsi a un altro partito non è una novità ma una regola dal Dopoguerra in un sistema politico modellato su una legge elettorale largamente proporzionale; la novità è che Merz non può scegliere con chi farlo visto che un numero straordinariamente alto di voti è intercettato da partiti non papabili. La stessa rilevazione Insa attribuisce ad AfD, la formazione sovranista, nazionalista e pangermanista, un poderoso 20 per cento su scala nazionale. L’8 per cento va ai rosso-bruni di Bsw, il partito anti immigrati nato da una costola dei socialcomunisti della Linke, ai quali va un altro 3 per cento dei voti. Se a questo 31 per cento si aggiunge la metà del 4 per cento che Insa attribuisce a voti dispersi fra liste non tutte raccomandabili si arriva a quota 33 per cento: significa che un elettore tedesco su tre sceglie un partito con il quale Merz non può allearsi: non con AfD, una formazione prigioniera di una dirigenza che flirta con l’estremismo politico neonazista; non con il Bsw, affetto da una ossessione pro russa così forte da aver impedito a Kretschmer di imbarcarli in un governo regionale (figurarsi a livello nazionale); non la Linke il cui programma economico è del tutto incompatibile con quello della Cdu.

Il quadro politico della Germania del 2025 è molto diverso  da ciò che Merz rappresenta: il facoltoso avvocato di 69 anni è il rappresentante di una Cdu renana cresciuta all’ombra di Helmut Kohl, il cancelliere della riunificazione. Di Merz si erano perse le tracce all’inizio del nuovo millennio quando Angela Merkel, la donna protestante, divorziata e venuta dall’est consolidò la propria presa prima sulla Cdu e poi sul governo, emarginando proprio il ricco, cattolico e tradizionalista Merz. Due personalità agli antipodi: lei una scienziata (dottorato in chimica) arrivata alla politica con i sandali ai piedi, lui un elegante avvocato che aveva fatto notizia nel 1997 per aver votato contro un disegno di legge per criminalizzare lo stupro avvenuto nel quadro di un matrimonio; un passo falso che ancora oggi pesa all’elettorato femminile. Ritiratosi a vita privata e fatta carriera come consulente del fondo privato Blackrock, Merz non è tornato a Berlino con i sandali ma con il jet privato. Quando ha tentato di (ri)scalare la Cdu nel 2018, una Merkel ormai in declino lo ha bloccato prima imponendo Annegret Kramp-Karrenbauer come leader del partito e poi ancora Armin Laschet nel 2020.

Merz è così arrivato al vertice della balena bianca tedesca solo a fine 2021, quando Merkel era uscita del tutto di scena. E ora che ha il campo libero davanti a sé la situazione è men che invidiabile: l’economia della Germania si è fermata, la guerra russo-ucraina drena risorse finanziarie e militari che servirebbero invece per rilanciare una Bundeswehr arrugginita, il sistema previdenziale non è sostenibile, la transizione ecologica è più cara del previsto. Sul piano strettamente politico poi alle difficoltà con gli avversari si aggiungono quelle con gli alleati storici: la Fdp, il partito Liberale guidato da Christian Lindner è ridotto ai minimi termini prima per essere andato a nozze con il governo di Scholz e poi per averlo fatto cadere. Per la tradizionale stampella della Cdu sarà già tanto raggiungere l’asticella del 5 per cento  e non restare fuori dal Bundestag.

Sul fianco destro, insomma, la sfida è tutta tra la Cdu e AfD che schiera come candidata cancelliera la copresidente Alice Weidel, classe 1979. Merz devi quindi giocare una battaglia elettorale su due fronti: bastonare Scholz senza però mandarlo ko cercando allo stesso tempo di recuperare terreno nei confronti di una formazione sovranista ormai lanciatissima. Formazione che specula sulla strage di venerdì scorso al mercato di Natale di Magdeburgo (5 morti e 200 feriti, 40 dei quali in gravi condizioni), commessa da uno psichiatria saudita che pure si voleva anti-islamico e sostenitore di AfD. Il vicecapogruppo al Bundestag Bernd Baumann ha protestato chiedendo la convocazione di una sessione speciale del Parlamento appena disciolto per discutere di  sicurezza. AfD, che ha organizzato una manifestazione a Magdeburgo il giorno dopo la strage, ha anche parlato di una polizia tedesca da troppo tempo sottodimensionata rispetto alle sfide alle quali è chiamata. 

 

             


Merz ha scelto una strada diversa: sotto la sua guida, la Cdu ha preso un indirizzo più tipicamente conservatore, auspicando maggiori controlli e meno welfare a favore degli stranieri. Eppure, dopo Magdeburgo né Merz né il segretario generale della Cdu Carsten Linnemann hanno attaccato il governo, privilegiando la via dell’empatia nei confronti delle famigliari. Su X il leader moderato ha scritto che “resta intollerabile che ci si possa riunire solo con paura e preoccupazione e che non si possa più festeggiare spensieratamente”, ed ha espresso solidarietà alle forze dell’ordine e ai servizi di emergenza intervenuti massicciamente la sera della strage. Anche la domenica i due leader hanno postato un messaggio dedicato all’Avvento con un pensiero rivolto al “terribile crimine a Magdeburgo”, evitando ogni critica: la stampa tedesca ha notato come solo AfD sia rimasta a speculare sui morti.  


A disturbare la strategia di un Merz impegnato a modificare l’immagine del riccone maschilista in un politico dal volto umano è intervenuto Elon Musk con uno dei suoi tweet: “Solo l’AfD può salvare la Germania”.  Intervento talmente sgradito che ormai la Cdu, il partito che ha ancorato la Germania alla Nato e agli Stati Uniti, si vede sconfessata da un massimo esponente della prossima Amministrazione americana. Fra i primi a rispondere a Musk si conta il ministro federale della Sanità, il socialdemocratico Karl Lauterbach: “Elon Musk non dovrebbe interferire con la nostra politica”, ha scritto su X. “La sua piattaforma fa profitto con l’odio e l’incitamento e radicalizza le persone”. A conferma che la Spd è sì un avversario politico di Friedrich Merz, ma che i nemici della Cdu sono tutti a destra.
 

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