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In Serbia

Vucic sa come sopravvivere

Per l'opposizione, anche il governo serbo è responsabile dell'incidente di Novi Sad. Anni di corruzione e nepotismo denunciati da migliaia di persone riunite in piazza a Belgrado, ma il presidente continua a mostrarsi come l'uomo forte, in grado di manipolare opinione pubblica e media

In piazza Slavija, a Belgrado, domenica scorsa c’erano quasi centomila persone. E’ stato il culmine di una serie di manifestazioni contro il governo serbo guidato dal presidente Aleksandar Vucic e il suo Partito progressista serbo iniziata il 1° novembre scorso, dopo il crollo della pensilina della stazione di Novi Sad che ha ucciso 15 persone, compreso un bambino di sei anni. Le indagini sulla tragedia hanno portato per ora all’arresto di tredici persone, ma nel frattempo dentro parte dell’opinione pubblica serba è cambiato qualcosa. Ogni giorno, sin dall’incidente di Novi Sad, i leader dell’opposizione a Vucic e diversi gruppi di attivisti si sono riuniti per fare quindici minuti di silenzio alle 11:52 della mattina – l’ora in cui la pensilina è crollata – e per chiedere che le indagini degli investigatori arrivassero fino ai massimi livelli, fino al governo, responsabile, secondo loro, di anni di corruzione e nepotismo che avrebbero portato alla morte delle quindici vittime.

Le mani insanguinate sono diventate un simbolo della protesta insieme allo slogan “la corruzione uccide”. E col passare del tempo sono stati soprattutto gli universitari a organizzarsi per la mobilitazione, facendo diventare quella di ieri una delle manifestazioni più grandi degli ultimi decenni. Ma anche per i leader dell’opposizione manca ancora qualcosa, alla Serbia, perché le manifestazioni diventino istanze politiche, e si traducano in voti. Difficile che la piazza tenga a lungo, considerate le festività natalizie. E Vucic è ancora l’uomo forte vicino a Putin che apre al dialogo con gli studenti (l’ha fatto ieri su Instagram), sa come manipolare l’opinione pubblica e i media, e gode di parecchio sostegno popolare. Diversi intellettuali serbi ieri dicevano: che mobilitazione è questa? Di chi è la leadership? Che cosa chiede esattamente? Perché caos e frustrazioni non sono sufficienti per vincere le elezioni.

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