non sono incidenti
Il disastro aereo in Kazakistan e il tentativo della Russia di coprire le tracce
La guerra di Putin e la minaccia allargata. Gli azeri accusano Mosca dell'abbattimento dell’Embraer 190 della Azerbaijan Airlines
La prima lezione che l’occidente avrebbe dovuto imparare dalla guerra su larga scala della Russia contro l’Ucraina è che non esistono incidenti. Non esistono “tragiche fatalità”. Vale anche per l’Embraer 190 della Azerbaijan Airlines, che ieri si è schiantato mentre cercava di atterrare ad Aktau, in Kazakistan: la scellerata guerra di Putin contro Kyiv è già da tempo una minaccia per il trasporto aereo civile.
Gli investigatori internazionali stanno cercando di capire quale sia stata la reale causa dell’incidente. L’aereo dell’Azerbaijan Airlines era in rotta verso la città russa di Grozny, capitale della regione della Cecenia. Per ragioni ancora non verificate, mentre era in arrivo a destinazione il velivolo è stato dirottato, e si è schiantato mentre cercava di atterrare a circa 400 chilometri a est del Mar Caspio, nell’aeroporto di Aktau: atterrando si è spezzato in due, provocando la morte di 38 persone e il ferimento dei 29 sopravvissuti. Nelle prime dichiarazioni, le autorità russe e azere hanno parlato di un incidente fatale dovuto al maltempo, alla nebbia, e poi a uno scontro con uno stormo di uccelli. Ma alcune fonti governative azere già oggi pomeriggio hanno confermato a Euronews che ritengono più probabile l’ipotesi che un missile terra-aria russo abbia causato l’incidente. Ci sono fotografie pubbliche di alcuni fori su un lato del velivolo, e alcuni esperti di aviazione hanno fatto sapere oggi che prima dell’incidente l’aereo è stato sottoposto a interferenze radar, tanto che per parte del viaggio non ha inviato le regolari informazioni. In quell’area era in corso un contrattacco della Difesa ucraina con alcuni droni, e forse il missile russo è stato lanciato per errore contro l’aereo, confuso per un drone, o forse colpito da alcune schegge.
Se la guerra non è più combattuta soltanto sul campo – non lo era nemmeno settant’anni fa – oggi la teoria del conflitto ibrido è molto concreta, fatta di sabotaggi, disinformazione, manipolazioni e incidenti che non sono incidenti, ma sono la diretta conseguenza di una guerra intrapresa quasi tre anni fa. Oggi la Finlandia ha aperto un’indagine penale sul potenziale coinvolgimento della cosiddetta “flotta ombra” russa nella rottura di un cavo elettrico sottomarino tra Finlandia ed Estonia il giorno di Natale. Il 24 dicembre, la nave russa Ursa Major è affondata improvvisamente in acque internazionali al largo della Spagna: secondo l’operatore OOO Oboronlogistika, che lavora per conto del ministero della Difesa russo, la nave avrebbe subìto tre esplosioni prima di affondare per quello che ha definito “un attacco terroristico”. La guerra di Putin già da tempo non è più soltanto limitata all’aggressione contro l’Ucraina.
L'editoriale del direttore