tra simboli e politica
I video da supereroe di Robert Fico, che va da Putin per mostrare, di nuovo, le spalle voltate all'occidente
Da Bruxelles a Mosca, dalla canottiera al jet privato: da una parte il premier slovacco si vuole mostrare forte, sei mesi dopo l'attentato, dall'altra dice di volere "standardizzare i rapporti con la Russia". Cosa intende non si sa. Una stretta di mano contro Ue e Nato
In Slovacchia nessuno lo sapeva che sarebbe andato. Sabato scorso il presidente serbo Aleksandar Vucic ha detto in televisione che il primo ministro slovacco stava pianificando un incontro con il presidente russo. Sulla stampa slovacca è partita la corsa alla conferma della notizia. E’ arrivata direttamente da Robert Fico.
In quel weekend Fico ha postato il video dalla sua stanza d’albergo da Bruxelles. Il premier è in canottiera fosforescente, indossa pantaloncini attillati, parla alla telecamera come se si rivolgesse ad amici, racconta il suo modo di allenarsi quando si trova fuori da Bratislava: trenta secondi di piegamenti sulle braccia, un minuto di pausa, ripetuto per un’ora. Durante le pause, prepara la giornata lavorativa: stira la camicia, lustra le scarpe, si rade.
Il video è montato con una musica ritmata, in una frequenza veloce vediamo Fico per terra fare i piegamenti, Fico lucidare le scarpe, Fico in bagno a rasarsi metà della faccia e per terra l’altra metà. Il risultato è che nei commenti ci sono cuori e parole di ammirazione: il nostro premier, che uomo, che forza, che spirito, e solo pochi mesi fa stava lottando per la vita.
Mentre leggo gli apprezzamenti ripenso al giorno dell’attentato. Il 15 maggio un uomo di settantuno anni aveva sparato cinque colpi a Robert Fico. A parte i primi giorni quando ci informavano del suo stato direttamente dall’ospedale, poi non si è saputo molto della sua convalescenza.
Lo abbiamo rivisto il 5 giugno in video, indossava una camicia, seduto sulla poltrona ha parlato del tentativo di assassinarlo. Ha detto di perdonare il killer e nello stesso tempo ha incolpato l’opposizione per aver creato il clima di odio in cui tutto questo è successo. Nello stessa sequenza, incolpa l’Unione europea e la Nato dell’imposizione di un’unica possibile opinione per quanto riguarda la guerra in Ucraina. Accusa l’Europa di una mancata libertà di pensiero.
A luglio quando è tornato in ufficio, sul suo account telegram ha pubblicato una foto: era in giacca e cravatta e si scusava per essere sopravvissuto, si rivolgeva in modo ironico ai media progressisti e liberali, seguivano un quadrifoglio e la bandiera slovacca.
Sempre in estate è andato a Devín per festeggiare l’anniversario dei patroni di tutti i popoli slavi: Cirillo e Metodio. E’ stata la sua prima apparizione pubblica dopo l’attentato. In quell’occasione si è detto disposto a innalzare un muro per proteggere il suo paese e che il male arriva dall’ovest, non dall’est.
Sono cresciuta con la fiaba delle nazioni fraterne slave. Durante il comunismo la compagna maestra difendeva così la supremazia dell’Unione sovietica. Mosca dirigeva tutti i fratelli slavi contro l’occidente.
Il video postato da Bruxelles ha l’obiettivo di renderlo umano, uno come altri, ma leggermente meglio (stira, pulisce, riordina), fa i piegamenti sulle braccia, incrocia le gambe, così che tocca la terra sempre solo con un piede. Sei mesi dopo l’attentato un supereroe, un uomo forte. Il pubblico applaude, una doccia di esaltazione.
Domenica 22 dicembre alle 17.52 su Telegram stringe la mano a Vladimir Putin. Il primo ministro slovacco è andato a Mosca. Per essere più precisi, è volato, ma non sappiamo con che cosa. Il giornale Dennik N ha scritto che gli aerei speciali che usa il governo sono tutti parcheggiati all’aeroporto di Bratislava. Come si è spostato Robert Fico da Bruxelles a Mosca? Con un jet privato, e se sì, di chi?
Il video è senza didascalia, ci sono Vladimir Putin e Robert Fico che si incontrano, si stringono la mano e poi si siedono intorno a un tavolino. Non si sentono le parole. L’immagine è sufficiente, il gesto simbolico è chiaro e arriva forte. Sono soltanto quindici secondi, quindici secondi che hanno cambiato la posizione della Slovacchia agli occhi del resto del mondo.
Martin M. Šimecka, giornalista di Dennik N, ha subito paragonato questo incontro a quello di Jozef Tiso con Adolf Hitler nel 1939. Dopo cinque mesi scoppiò la Seconda guerra mondiale. Lo storico Anton Hrubon obietta che è molto peggio, la Slovacchia del ’39 non era uno stato autonomo, non faceva parte dell’Unione europea e della Nato, quella di oggi sì.
Sulla pagina facebook del premier alle 21.36 è apparso il riassunto dell’incontro che Fico ha avuto con Putin. Ribadisce ancora che la sua politica è rivolta a tutti i punti cardinali, sostiene che del suo viaggio sono stati informati i rappresentanti dell’Unione europea e che è una reazione alla posizione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
A Bruxelles Fico ha incontrato anche Zelensky. Hanno discusso in privato della questione del gas verso la Slovacchia. Dal primo gennaio questo transito si fermerà e la Slovacchia dovrà trovare altre vie per approvvigionarsi, vie che risultano essere più costose. La risposta di Zelensky è arrivata subito: l’Ucraina paga già, in vite umane.
In vista dell’ottantesimo anniversario della vittoria sul fascismo, scrive il premier nel suo post conclusivo, dove la presenza di russi, bielorussi, ucraini e altre nazioni dell’ex Urss era stata cruciale, lui vuole standardizzare i rapporti con la Federazione russa. Cosa intende non si sa.
I video, i post di Fico sono una promessa, domenica con quella stretta di mano sono diventati qualcosa di più, la realtà.
L'editoriale del direttore