La tragedia aerea in Kazakistan isola sempre di più Putin

Davide Cancarini

Il presunto attacco missilistico della contraerea di Mosca contro un volo azero complica gli equilibri dello spazio post-sovietico. Crescono le tensioni tra Russia, Azerbaigian e Kazakistan, mentre le ripercussioni politiche e diplomatiche si fanno sempre più pesanti

Milano. I cieli russi sono sempre più silenziosi dopo l’incidente aereo dell’Azerbaijan Airlines in Kazakistan. Quello che ormai sembra essere stato un attacco missilistico della contraerea di Mosca, che ha scambiato l’aeroplano azero per un drone ucraino, ha spinto numerose compagnie a sospendere i voli verso i principali centri urbani della Russia. Questo episodio si aggiunge alle difficoltà che il presidente russo Vladimir Putin cerca di contenere dal febbraio 2022 per non apparire isolato a livello internazionale. Ironia della sorte, i problemi sorgono proprio nell’area dove il leader del Cremlino si è sempre considerato più forte: lo spazio post-sovietico. Le ricadute politiche di quanto accaduto la mattina di Natale rischiano di essere significative. Anche solo perché sul volo erano presenti cittadini azeri, russi, kazachi e kirghisi e la notizia del disastro aereo ha raggiunto il presidente azero Ilham Aliyev mentre era in viaggio verso la Russia per partecipare a un summit informale della Comunità degli Stati indipendenti, residuato istituzionale dell’epoca successiva al crollo sovietico. Immediato il dietrofront per tornare verso Baku e annullata all’ultimo secondo la partecipazione a un consesso a cui già il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, aveva evitato di prendere parte.

 

Negli ultimi anni l’Azerbaigian, soprattutto dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, è stato un alleato di ferro di Mosca, fornendo un supporto sostanzialmente incondizionato sul fronte dell’energia e della logistica, garantendo l’utilizzo del suo territorio per il trasporto di merci da e verso l'Iran. Ottenendo in cambio, per esempio, sostegno sulla questione del Nagorno-Karabakh. Mentre il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov cerca di minimizzare, dal paese caucasico iniziano a circolare voci, anche di parlamentari, che domandano che la Russia si scusi per quanto avvenuto. Non è per nulla scontato che questo si verifichi per vie ufficiali perché né Putin né tantomeno il leader ceceno Ramzan Kadyrov – il volo era diretto da Baku a Grozny, capitale della Cecenia – paiono intenzionati ad ammettere il loro tragico errore.

 

A riprova di quanto seriamente prenda l’accaduto, Aliyev ha annunciato la creazione di una commissione per investigare sull’incidente, un modo anche per far percepire alla popolazione azera la volontà di andare a fondo nel cercare le responsabilità. Un altro attore suo malgrado coinvolto nella vicenda è il Kazakistan, dov'è avvenuto il disastro aereo, nei pressi della città di Aktau, area occidentale dello sterminato territorio kazaco. Il presidente del paese, Kassym-Jomart Tokayev, si trova a dover gestire, una volta di più, una situazione che richiede grande equilibrio. Astana è un'alleata storica di Mosca, che sta provando con crescente convinzione ad ampliare il numero dei propri partner, guardando sia alla Cina sia alle cancellerie occidentali o a paesi come Corea del sud e Giappone. Il Kazakistan dovrà maneggiare e coordinare attentamente le indagini sulla tragedia: eventuali insabbiamenti facilitati dal Cremlino potrebbero far venir meno l’immagine di paese in grande apertura sul fronte internazionale ma, allo stesso tempo, accusare direttamente la Russia potrebbe avere conseguenze altrettanto nefaste. Un problema diplomatico sullo sfondo di una tragedia.

Di più su questi argomenti: