Tra Stati Uniti e Iran

Così Israele ha allontanato Biden da una decisione dura contro Teheran

Micol Flammini

Il presidente americano ha studiato come fermare i piani dell'Iran per accelerare verso l'arma nucleare approfittando dell'avvicendamento alla Casa Bianca. Cosa vuol dire se gli Stati Uniti sono pronti a tutto e le mosse israeliane di ottobre

A fine ottobre, l’esercito israeliano ha deciso di colpire il territorio della Repubblica islamica dell’Iran per rispondere all’attacco di Teheran con duecento missili contro Israele. Il bombardamento di Tsahal è stato meticoloso, concordato con gli Stati Uniti. Ha colpito depositi di armi e anche il complesso militare di Parchin in cui il regime teneva l’attrezzatura necessaria per progettare delle componenti molto precise: gli esplosivi plastici che circondano l’uranio in un dispositivo nucleare. Se Israele ha deciso di colpire il complesso in concerto con gli Stati Uniti è perché le possibilità che Teheran stia accelerando per dotarsi di un’arma nucleare sono urgenti. Ieri il sito di notizie Axios ha pubblicato un’esclusiva che conferma la preoccupazione: Biden ha discusso con i suoi collaboratori alcuni piani per colpire i siti nucleari dell’Iran se il regime dovesse arrivare ad avere la bomba prima del 20 gennaio, giorno in cui termina l’Amministrazione dell’attuale presidente e inizia quella di Donald Trump. Gli esperti non erano stati convocati dal capo della Casa Bianca per prendere una decisione, ma per fornire le varie possibilità. I funzionari di Teheran parlano in modo sempre più aperto della possibilità di ottenere una Bomba, la dottrina sul nucleare sta cambiando e il programma ha fatto progressi spaventosi negli ultimi quattro anni: Teheran ha aumentato l’arricchimento dell’uranio al 60 per cento, un livello  vicino al 90 per cento che serve per produrre un’arma nucleare. L’Iran ha centrifughe avanzate e il divario potrebbe essere colmato anche in poco tempo.  

 

Nell’ultimo anno gli scienziati iraniani hanno condotto ricerche che gli Stati Uniti definiscono sospette su modelli informatici e metallurgia per ridurre il tempo necessario per sviluppare un dispositivo nucleare. Manca la decisione politica di Teheran, ma c’è il movimento tecnologico per fare agevolare il cambiamento. Accorgendosi dei nuovi studi condotti dagli iraniani, gli Stati Uniti hanno inviato un avvertimento privato. Il timore dell’Amministrazione era che Teheran volesse usare il periodo di transizione da Biden e Trump per compiere i progressi necessari e dotarsi di armi nucleari. L’Iran è indebolito, non ha contraerea sufficiente a respingere l’attacco, i suoi alleati in medio oriente sono stati sfibrati dalla guerra contro Israele: nelle valutazioni americane questi dettagli hanno un peso, ma rimane la consapevolezza che sarebbe una grande scommessa in cui l’attuale presidente lascerebbe in eredità al prossimo capo della Casa Bianca un conflitto aperto da gestire.

 

Trump con l’Iran ha sempre promesso più durezza rispetto a Biden ed è poco incline al compromesso, ma non ha mai gestito le conseguenze di un attacco americano sul suolo iraniano. A rallentare i progressi di Teheran, al di là delle decisioni politiche del regime, e quindi a evitare una decisione sofferta all’Amministrazione Biden, potrebbe essere stato proprio Israele con l’attacco di ottobre: se l’Iran decidesse di costruire una bomba, avrebbe bisogno di sviluppare un ordigno esplosivo nucleare o una testata. E a Parchin Teheran ha perso il materiale necessario per farlo. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)