anatra zoppa

Ucraina e Israele si preparano all'arrivo di Trump

Micol Flammini

La ripresa dell'operazione Kursk degli ucraini e la pressione per l'accordo sulla liberazione degli ostaggi israeliani. Perché tutto accelera tra gli alleati e nemici degli Stati Uniti

L’esercito di Kyiv  ha deciso di portare avanti l’“operazione Kursk”, nonostante Mosca abbia chiamato i soldati nordcoreani per recuperare il territorio perso dopo l’inizio dell’incursione ucraina di agosto. La collaborazione tra Mosca e Pyongyang non è stata fino a qui ideale, i nordcoreani non sono altamente addestrati, hanno creato anche problemi ai russi in battaglia e la parte di Kursk che si trovava in mano agli ucraini rimane in mano agli ucraini che dallo scorso fine settimana hanno ritenuto che fosse il momento di riprendere l’offensiva. A Kyiv hanno fatto due valutazioni: la prima è militare e si basa sul fatto che Mosca continua a concentrarsi in Ucraina, non ha distolto i suoi uomini dal fronte per difendere Kursk, quindi è possibile avanzare in Russia senza costi elevati. La seconda considerazione invece ha a che fare con l’avvicendamento alla Casa Bianca. Riportare i soldati dal Kursk all’Ucraina, per l’esercito di Kyiv non garantirebbe un miglioramento della situazione al fronte, invece continuare a insistere sul territorio russo può garantire  dei vantaggi negoziali e far vedere all’Amministrazione Trump che si insedierà il 20 gennaio che l’Ucraina sa come comportarsi al tavolo dei colloqui. 
 Il periodo che porta all’alternanza tra un’Amministrazione e l’altra prende il nome di “anatra zoppa”, perché il presidente uscente è limitato nelle sue azioni, sapendo che qualsiasi decisione ricadrà poi sul suo successore,  e quello entrante non ha ancora nessun potere. Nemici e amici degli Stati Uniti usano questo periodo, i primi per cercare di cogliere gli americani impreparati, i secondi per prepararsi a una nuova Amministrazione e alle sue conseguenze. Tra gli amici, non sono soltanto gli ucraini a organizzarsi per il cambiamento, anche gli israeliani sanno che a breve tutto potrà cambiare e dovranno gestirlo con un’Amministrazione che potrebbe essere più pronta ad azzardi in medio oriente. In primo luogo, però, quello che Trump ha già chiesto agli israeliani è di accelerare verso un accordo con Hamas per riportare a casa gli ostaggi e fermare la guerra nella Striscia di Gaza. Il segretario di stato Antony Blinken ha detto in un’intervista che finora è sempre stato Hamas a rifiutare un accordo e il presidente eletto Trump ha già minacciato di far pagare un prezzo molto alto al gruppo della Striscia. Dopo un periodo di stallo, i negoziati hanno cominciato ad accelerare di nuovo. La soluzione non è imminente, ma chiudere la guerra a Gaza e far tornare gli ostaggi sono  il  preludio necessario per  concentrare l’attenzione su quello che sia secondo Israele sia secondo l’Amministrazione Trump è il vero problema del medio oriente: la Repubblica islamica dell’Iran. Secondo le valutazioni israeliane e americane, Teheran non è mai stato tanto debole e il prossimo presidente degli Stati Uniti vuole agire contro il regime nei primi mesi della sua Amministrazione. Israele vuole che il programma sul nucleare iraniano sia disintegrato, è convinto che la diplomazia non sia in grado di fermare il pericolo e l’uso della forza contro i siti nucleari non debba essere un tabù. Molti funzionari della squadra di Trump condividono queste posizioni. In queste due settimane non si può agire, ma chiudere la guerra con Hamas serve anche a prepararsi ad altro.  

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)