Charlie Hebdo è sempre qui. La forza di sopravvivere e anzi insistere su un'idea di libertà e di ironia

"La satira ha una virtù che ci ha aiutato a superare questi tragici anni: l’ottimismo. Se si ha voglia di ridere, è perché si ha voglia di vivere". Lo spirito di Charlie nell’édito di Riss, a dieci anni dall'attacco islamista

“Dieci anni dopo, Charlie Hebdo è ancora qui”, ha scritto Riss, il direttore del giornale satirico francese che il 7 gennaio del 2015 subì un attacco terroristico in redazione, dodici morti e undici feriti, “e anche le cause di questo dramma sono ancora qui, così come la  determinazione delle persone che fanno parte di questo giornale”. Nell’“édito” a pagina due, Riss scrive: “La situazione geopolitica è cambiata, anzi si è aggravata. Regimi autoritari come la Russia o la Cina non nascondono più l’ambizione di combattere i valori democratici con lo stesso fanatismo delle organizzazioni terroristiche islamiste come lo Stato islamico o al Qaida. La democrazia è un’idea che sembra ogni giorno più contestata da forze ostili sempre più attive. Che cosa poteva sperare di fare un settimanale, nel suo ruolo modesto, per combattere queste forze ostili?”, chiede Riss, e risponde: “Prima di tutto sopravvivere. All’indomani dell’attentato, ci siamo trovati di fronte a un muro: da commentatore dell’attualità, Charlie Hebdo è passato brutalmente a essere un attore politico. Se Charlie fosse crollato e fosse scomparso, i terroristi avrebbero vinto. Se Charlie fosse riuscito a rialzarsi, i terroristi avrebbero fallito. Continuare a fare il giornale significava dimostrare che le idee per cui  da anni stavamo combattendo, attraverso testi e disegni, non erano soltanto chiacchiere, ma l’espressione delle nostre profonde convinzioni. L’attentato è stato un momento di verità che avrebbe messo alla prova la solidità delle nostre idee, nonostante le sofferenze e la difficoltà nel dover ricostruire una redazione sempre bersaglio di minacce e denigrata dalle critiche. Perché un’idea fa parte della realtà, è reale, vissuta, non si tratta di belle parole che si dicono o si scarabocchiano in un editoriale”.

  
Riss racconta anche la solidarietà come motore indispensabile per la sopravvivenza: “Ciò che ci ha confortati in questi dieci anni sono state le persone, in Francia o all’estero, che ci hanno detto: ‘Per fortuna che ci siete’. Noi rispondevamo: ‘Per fortuna che ci siete anche voi’. In dieci anni, Charlie Hebdo è diventato molto più di un giornale. Basta leggere quello che dice l’iracheno, intervistato da Inna in questo numero: ‘Il coraggio mostrato da Charlie Hebdo ricorda a tutti qui il ruolo essenziale della laicità, come incarnata dall’esempio francese’. O quel che dice un turco: ‘La resilienza di Charlie Hebdo alimenta la nostra lotta, in Turchia, dove persistono la censura di Internet e la repressione mediatica’. La lotta che Charlie conduce dal 1970, dal 1992 e dal 2015 è quella di coloro che, per essere liberi, combattono contro tutte le forme di asservimento: politico, religioso o economico”.

   
La seconda parte dell’editoriale di Riss ha il titoletto: “Universale e senza tempo” e dice così: “Vasto programma, ironizzeranno alcuni. Ma a che serve fare un giornale per un altro scopo? Questo è ciò che hanno sempre desiderato le persone che lo hanno fondato e lo hanno fatto vivere per anni – tra di loro c’è chi ha pagato con la vita per la propria convinzione”. Riss scrive che “i valori di Charlie Hebdo, come l’umorismo, la satira, la libertà d’espressione, l’ecologia, il laicismo, il femminismo, per citarne alcuni, non sono mai stati così tanto in discussione. Forse perché è la democrazia stessa che si trova minacciata da forze oscurantiste che si rinnovano. La satira ha una virtù che ci ha aiutato a superare questi tragici anni: l’ottimismo. Se si ha voglia di ridere, è perché si ha voglia di vivere. Le risate, l’ironia, le caricature sono manifestazioni di ottimismo. Qualunque cosa accada, drammatica o felice, la voglia di ridere non svanirà mai”.

  
Riss conclude descrivendo “lo spirito” di Charlie: alla fine dell’anno appena trascorso, Charlie Hebdo ha realizzato, in collaborazione con la Regione grand-est, un numero interamente scritto e disegnato da studenti delle scuole superiori. Alla domanda: “Che cos’è lo spirito di Charlie?”, potremmo rispondere così: comincia alle medie o alle superiori, quando si ha voglia di fare la caricatura dei propri insegnanti e di ribellarsi. Lo spirito di Charlie comincia all’età in cui si prende coscienza che si fa parte del mondo e che si vuole farlo sapere attraverso disegni che provocano o testi che infiammano. Questo desiderio è di tutte le età, di tutti i tempi, di tutti i continenti, di tutte le culture. E’ presente ovunque su questo pianeta, in Iran, Turchia, Nigeria, Stati Uniti, Messico, come nel vostro liceo. Il concorso di caricature di Dio, al quale hanno partecipato disegnatori di 28 nazionalità diverse, ne è un bell’esempio. Universale e senza tempo, come è il piacere di ridere e riflettere: ecco cos’è Charlie, niente di più”.