la riflessione

Cosa rispondere agli odiatori sul giornalismo nelle zone a rischio

Fabio Sabatini

Senza una produzione adeguata del bene pubblico informazione e l’apporto di giornalisti rigorosi e preparati, la democrazia è destinata a indebolirsi. Per questo non ha molto senso dire "se l'è cercata"

Cecilia Sala è da ieri una cittadina libera ed è una notizia fantastica. Come è noto, non è la prima volta che un cittadino occidentale viene imprigionato da un regime totalitario mentre svolge il proprio lavoro. Spesso l’arresto e la detenzione di giornalisti e ricercatori si configurano come rapimenti di Stato con precisi obiettivi (per esempio, lo scambio di detenuti o il rafforzamento di un potere negoziale). Come in preda a un riflesso pavloviano, una parte del pubblico, piccola ma rumorosa, inquina il dibattito con un’ondata di biasimo nei confronti della vittima, talvolta sconfinante nell’odio e spesso alimentata da una rosa velenosa di paragoni e distinzioni a opera di giornalisti e politici con un debole per le autocrazie. I commenti degli inquinatori ruotano generalmente intorno a due idee fondamentali. La prima è che, se la vittima fosse rimasta a casa, non le sarebbe accaduto nulla. La seconda è che non sia opportuno sostenere dei costi collettivi (per esempio, il pagamento di un riscatto o delle concessioni diplomatiche) per trarre in salvo un privato cittadino che ha consapevolmente scelto di svolgere un’attività rischiosa. Ancorché informati a ragionamenti fallaci, si tratta di messaggi semplici e intuitivi, pertanto difficili da contrastare.

 

La chiave risiede nell’individuare dove si trova l’interesse pubblico – compreso quello degli odiatori. L'informazione è un bene pubblico essenziale per il funzionamento della democrazia. Il giornalismo investigativo e la cronaca dalle zone a rischio forniscono una base conoscitiva indispensabile per formare opinioni individuali e decisioni di policy fondate sui fatti. Come ogni bene pubblico, l’informazione di qualità non viene prodotta nella misura che servirebbe. Anche se i consumatori possono esserne esclusi (per esempio, mediante un paywall), il suo consumo non è rivale  e il costo marginale di estendere l’informazione a un numero maggiore di utenti è nettamente inferiore al costo medio. Ne deriva che il mercato non sia perfettamente competitivo e che gli incentivi per l’offerta di informazione di qualità siano limitati. È per questo che la produzione di informazione va supportata in ogni suo aspetto, anche e soprattutto quando implichi l’esposizione a dei rischi, e i suoi attori devono essere tutelati dalle istituzioni nel caso in cui tali rischi si concretizzino. Anche i commentatori più caustici dovrebbero tener conto del fatto che la democrazia è la forma di governo che chiunque farebbe bene a scegliere dietro al velo dell’ignoranza ipotizzato da John Rawls.

 

Secondo il filosofo statunitense, un individuo che non abbia alcuna conoscenza della propria posizione e prospettive nella società non può che sostenere una società democratica ed egualitaria, per evitare il rischio di essere privato della propria libertà e delle risorse necessarie per una vita dignitosa. La democrazia è la forma di governo che tutela nel modo più equilibrato e sostenibile I bisogni degli ultimi e le aspirazioni individuali, coprendo interamente il variegato ventaglio di interessi ed esigenze in cui anche qualsiasi odiatore potrebbe riconoscersi. Tuttavia, senza una produzione adeguata del bene pubblico informazione e l’apporto di giornalisti rigorosi e preparati, la democrazia è destinata a indebolirsi. Quanto più un giornalista è rigoroso e preparato, tanto più è difficile che possa essere addomesticato da regimi totalitari o interessi privati. Tale tipo di giornalista è prezioso per un paese democratico, perché dà un contributo significativo alla produzione del bene pubblico, ed è fisiologicamente inviso ai regimi totalitari.

Non importa come la si pensi su ogni singolo tema su cui la vittima di un rapimento possa aver espresso un’opinione in passato. Il pubblico di ogni orientamento politico deve vedere con favore l’impegno del governo per ottenere la liberazione di un reporter anche quando non provi particolare affinità con la vittima. Preservare un ambiente favorevole al lavoro dei giornalisti, anche nelle zone più rischiose del mondo, è una sfida decisiva della nostra epoca, il cui esito determinerà il futuro della democrazia, dell’economia e della società.

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