Un incontro tra Ursula von der Leyen e Donald Trump ai margini del World economic forum del 2020 (foto EPA)

Struzzi a Bruxelles

La strategia di von der Leyen con Trump e Musk è restare immobile. La reazione di Parigi

David Carretta

La presidente della Commissione europea in risposta alle sparate del prossimo presidente americano e ai post del patron di X ha scelto la strategia dello struzzo

Bruxelles. Che siano le minacce di Donald Trump contro la Groenlandia o la campagna di Elon Musk di destabilizzazione di alcune democrazie europee, la Commissione di Ursula von der Leyen ha scelto la strategia dello struzzo. “La sovranità degli stati deve essere rispettata e vale anche per il Regno di Danimarca”, ma “lavoriamo a una agenda transatlantica più forte su questioni chiave di interesse reciproco”, hanno detto ieri i portavoce della Commissione, dopo che Trump ha rifiutato di escludere l’uso di mezzi commerciali o militari per rendere la Groenlandia parte degli Stati Uniti. Per la Commissione, la minaccia è “molto teorica”. Eppure è uno stato membro dell’Unione europea a essere preso  di mira da Trump: la Groenlandia è sotto la sovranità della Danimarca, anche se gode di uno status di autonomia. Il territorio non fa parte dell’Ue, ma sarebbe coperto dalla clausola di difesa reciproca prevista dall’articolo 42,7 del trattato. Sul piano geopolitico ed economico, la Groenlandia è strategica per le sue risorse naturali e le rotte artiche. Von der Leyen non vuole prendere sul serio le parole di Trump. “Ci sono state molte minacce che non si sono materializzate”, ha risposto la sua portavoce, quando un giornalista le ha chiesto se sta aspettando che “i marine americani sbarchino in Groenlandia”.  Von der Leyen non vuole prendere sul serio nemmeno il pericolo rappresentato da Musk che sulla sua piattaforma X fa campagna elettorale a favore del partito di estrema destra Alternativa per la Germania in vista del voto del 23 febbraio. “Scelta politica”, ha spiegato la sua portavoce: “Più ne parliamo, più lo promuoviamo. Alla fine ha effetti controproducenti”. Un’inchiesta contro X è stata avviata nel dicembre del 2023 per violazione del Digital Services Act (Dsa). Secondo diverse fonti, la fase tecnica è praticamente conclusa. L’algoritmo di X che promuove i post di Musk che istigano l’odio, diffondono disinformazione e favoriscono un partito alle elezioni, violerebbe le regole del Dsa. Ma von der Leyen avrebbe congelato la decisione. La vicepresidente responsabile per il Digitale, Henna Virkkunen, non ha detto una sola parola su Musk nelle ultime settimane. La Commissione finora si è rifiutata di utilizzare le misure provvisorie previste quando l’indagine è ancora in corso.

 

Le divisioni interne all’Ue sulla coppia Trump-Musk, la crisi di leadership in alcuni stati membri, le elezioni anticipate in una Germania in difficoltà e la cultura tedesca della razionalità spingono von der Leyen a mettere la testa sotto la sabbia. I suoi commissari sono “yes man e woman” deboli, che non vogliono sfidare la presidente. La presidente può usare la scusa della convalescenza per una grave polmonite, che la terrà lontana da Bruxelles per un’altra settimana, e rinviare prese di posizioni o decisioni difficili. La linea della Commissione su Musk è stata fissata da Olaf Scholz. “Non alimentare i troll”, ha detto il cancelliere tedesco. Meglio ignorarlo come se non avesse oltre 200 milioni di follower. La stessa prudenza viene applicata a Trump. I tedeschi sono convinti che non sia interesse del presidente eletto degli Stati Uniti lanciarsi in una guerra commerciale e che basti comprare più gas all’America per evitare gli scenari peggiori. Von der Leyen ha spiegato ai capi di stato e di governo che questa sarà la sua strategia.

In campagna elettorale Scholz ha scelto di presentarsi come il cancelliere prudente e, come sull’Ucraina, vuole evitare di spaventare gli elettori con scenari di conflitto. Almeno il suo avversario della Cdu, Friedrich Merz, parla della necessità di rafforzare l’Ue di fronte alle “decisioni politiche dirompenti in America la settimana prossima”, quando Trump rientrerà alla Casa Bianca. Ma alcuni leader dell’Ue, come l’italiana Giorgia Meloni o l’ungherese Viktor Orban, sono contrari alla fermezza con Trump e Musk. La Francia ha chiesto alla Commissione di rispondere sia alle minacce di Trump sia alla campagna di Musk. Finora, è rimasta inascoltata. L’irritazione di Parigi è evidente. “Se la Commissione europea non è in grado di proteggerci contro queste ingerenze o queste minacce di ingerenze, allora è necessario che restituisca agli stati membri e alla Francia, la capacità di proteggersi da soli”, ha detto il suo ministro degli Esteri, Jean-Noel Barrot, a France Inter. La Danimarca “è un territorio dell’Unione europea. E’ fuori discussione che l’Ue lasci altre nazioni del mondo, qualunque esse siano, attaccare le sue frontiere sovrane”, ha aggiunto Barrot.

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