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L'editoriale dell'elefantino

Negoziare con gli assassini può portare a libertà. Lo si è fatto con Cecilia Sala, ora lo si faccia per tutti gli altri

Giuliano Ferrara

La liberazione della giornalista permette di sperare che gli sforzi diplomatici dell'Italia con una banda di sequestratori e i loro mandanti riescano a liberare dalle catene anche tutti gli ostaggi rinchiusi nell’inferno della Striscia di Gaza. Un lavoro politico per produrre risultati di salvezza, subito

La gioia per la liberazione di Cecilia Sala da una detenzione arbitraria, tirannica, induce a sperare che la sua condizione di ostaggio italiano dell’Iran ci faccia moltiplicare, con il buon lavoro politico e diplomatico di cui l’Italia si è rivelata capace, gli sforzi per la liberazione degli altri ostaggi, israeliani e di altre nazionalità, rinchiusi nell’inferno della Striscia di Gaza sotto la sorveglianza dei sequestratori di Hamas, il cui mandante è notoriamente e scopertamente lo stesso regime che ha abusato in modo barbarico della libertà di una giornalista. Israele rivuole indietro i vivi e i morti, atto di umanità e insieme liturgia antichissima che punta al riscatto delle salme cadute e rimaste insepolte, abbandonate ai cani e agli uccelli come dicevano gli esametri di Omero ventotto secoli fa.

 

             

Noi, che abbiamo saputo trattare con la dovuta riservatezza per riavere Cecilia a casa, abbiamo una relazione politica, economica, diplomatica e dei servizi con le Guardie rivoluzionarie iraniane da cui dipende in larga misura il ritorno a casa di ostaggi, gente incolpevole prelevata e martoriata sul suolo israeliano e tenuta finora in condizioni di belluina cattività come materia di scambio in una guerra crudele con l’entità sionista, come i carcerieri di Sala e di tutti gli altri chiamano il paese coraggioso e indomabile da  cui i predoni hanno tratto il loro bottino umano.

  

Fino all’intemerata ripetuta ieri da Donald Trump, sacrosanta, europei e molti altri nel mondo, italiani compresi, hanno alternato dichiarazioni solenni di solidarietà dopo il 7 ottobre e la presa di ostaggi con pressioni generiche e inconcludenti per un cessate il fuoco rivolto sopra tutto al governo di Gerusalemme, e la questione del rilascio degli ostaggi marcisce da un anno e due mesi o vive soltanto nella mobilitazione disperata dell’opinione pubblica a Tel Aviv e in altre città israeliane. In nessun campus americano, in nessuna università europea, in nessuna vera e possente piazza mobilitante, in nessuna linea operativa di governi e diplomazie europee, compresa quella italiana, si è considerato indispensabile, prioritario, moralmente decisivo agli effetti dell’intero giudizio sull’evoluzione della guerra considerare il rilascio degli ostaggi come una condizione per la sospirata tregua che tutti in linea di principio auspicano.

 

Liberare gli ostaggi è stata per quattordici mesi una preoccupazione degli israeliani, divisi su come farlo, ma non una condizione della comunità internazionale, alleati di Israele compresi, per non parlare del Vaticano, tassativamente esibita come pegno d’onore per qualsiasi prospettiva di tregua, e di scambio con le autorità di Gerusalemme.

 

Ora che l’Iran degli ayatollah e dei pasdaran è più debole, per effetto della dura e umanamente costosa risposta su più fronti di Tsahal al pogrom, si vede come negoziare con durezza con una banda di assassini a sangue freddo e con i loro mandanti e protettori può produrre risultati di libertà e di salvezza di tanti Cecilia Sala dalle grinfie dei loro carcerieri. Economia, politica, diplomazia, servizi hanno fatto in pieno e con successo la loro parte per la nostra giornalista in catene, lo facciano anche per tutti gli altri e subito.  

 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.