Putin vuole un generale per fermare gli ucraini nel Kursk

Micol Flammini

Kyiv resiste con tenacia nella regione russa, serve per quando sarà il momento di negoziare. Per il Cremlino bloccare l'avanzata è diventato una priorità e si cercano nomi, conoscenze, alte cariche in grado di trovare soluzioni

Calmo, dialogante, sbarbato, Evgeni Prigozhin non aveva pensato di arrivare fino a Mosca quando mosse i suoi uomini della Wagner oltre il confine ucraino per protestare contro l’allora ministro della Difesa, Sergei Shoigu, e il tuttora capo di stato maggiore, Valeri Gerasimov. Puntava a Rostov sul Don, centro del comando meridionale da dove vengono pianificate e dirette molte delle azioni contro l’Ucraina. Era fine giugno di più di un anno fa, qualche giorno prima Prigozhin aveva registrato un video mostrando i corpi dei suoi uomini uccisi e gridando: “Shoigu, Gerasimov”. Poi si mise in marcia con i mercenari superstiti e si fermò a Rostov sul Don. Dell’incursione nel quartier generale non sono uscite molte immagini, ma a Rostov Prigozhin si è seduto con alcuni militari  conversare con calma e il momento è stato documentato. 


Non aveva un’attitudine minacciosa, né gli altri erano spaventati. Nel quartier generale era presente anche uno dei vice di Shoigu che si sedette accanto a Prigozhin e ugualmente si mise a discorrere in modo cordiale, quasi complice. Quell’uomo in mimetica e con i baffi, protagonista di una delle poche foto di quella giornata veloce che finì nel nulla, si chiama Junus-bek Evkurov e non sembrava essere contrariato dalla presenza di Prigozhin che dichiarava con la sua marcia la volontà di rovesciare Shoigu, il superiore di Evkurov. Non si sa quanti fossero i militari che provavano quanto meno una simpatia per le azioni di Prigozhin, nessuno lo disse a gran voce, ma non furono molti i soldati e i generali che cercarono di fermare i mercenari: attesero che fosse Putin a esprimersi. Quel giorno Putin si espresse contro Prigozhin e dalla parte di Shoigu e Gerasimov. Nessuno si era troppo soffermato sul colloquio tra il capo della Wagner e il generale Evkurov, ma adesso il nome del viceministro della Difesa è rispuntato fuori con un compito importante. Evkurov è sopravvissuto alle purghe dentro al ministero della Difesa, non è stato demansionato né deposto, e adesso Vladimir Putin avrebbe pensato a lui per porre fine all’avanzata di Kyiv nella regione russa di Kursk. 


Il generale è stato governatore della Repubblica d’Inguscezia,è sopravvissuto a un attentato ed  è entrato nel ministero della Difesa nel 2019 e contrariamente a Shoigu e Gerasimov, che Prigozhin accusava di preservare le loro famiglie e mandare a morire i figli degli altri,  suo nipote, capitano di una compagnia d’assalto, è stato ucciso in Ucraina. Evkurov ha la fiducia di Putin, ha rilevato parte delle competenze della Wagner in Africa, dove la Russia ha molti interessi e si trovava, dopo l’uccisione di Prigozhin, a dover riorganizzare gli affari economici e militari. E’ un organizzatore, uno degli uomini a cui Putin si affida per risolvere i problemi e Kursk ormai è sempre più un’urgenza. Gli ucraini hanno iniziato una nuova incursione nella regione russa, non è di grande entità come quella portata avanti in agosto, ma Mosca non è ancora riuscita, nonostante la superiorità numerica, a riprendere il territorio conquistato dagli ucraini. Non vuole spostare le truppe dal fronte, ha usato i soldati nordcoreani mal addestrati e inesperti, ma non è stato sufficiente. Evkurov dovrebbe fare in modo di togliere a Kyiv il territorio conquistato per potersi rafforzare sul tavolo dei negoziati e che per questo gli ucraini tengono con tenacia. Sia Mosca sia Kyiv pensano che con il cambio alla Casa Bianca cambierà anche la guerra. Accelerano e di questa accelerazione Kursk è uno dei centri. 

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  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)