Divisioni a Bruxelles

L'Ue sceglie l'appeasement con Trump. L'intervento di von der Leyen e Costa su Washington

David Carretta

Dai dazi all'Ucraina, passando per le divisioni tra i 27 che indeboliscono la Commissione. Tutti i motivi per cui, nonostante le preoccupazioni, l'approccio europeo verso il nuovo presidente americano (e il suo sponsor miliardario Elon Musk) è piuttosto soft

Al termine di una settimana di minacce di Donald Trump alla Danimarca sulla Groenlandia, e mentre Elon Musk stava conducendo il suo livestream per promuovere la leader del partito di estrema destra AfD, Alice Weidel, in vista delle elezioni del 23 febbraio in Germania, Ursula von der Leyen e António Costa hanno finalmente deciso di intervenire. “Gli Stati Uniti sono uno dei nostri partner più stretti e ci impegniamo a rafforzare il legame transatlantico”, hanno detto giovedì sera la presidente della Commissione e quello del Consiglio europeo. Divisa all’interno e timorosa di irritare il presidente eletto degli Stati Uniti, l’Ue ha scelto l’appeasement. Le minacce di Trump contro uno stato membro dell’Unione europea e alleato della Nato, così come la campagna di Musk di destabilizzazione di alcune democrazie europee, non hanno precedenti. Da quasi tre anni, viene denunciata la violazione della sovranità dell’Ucraina. Da cinque anni, viene promessa la massima fermezza contro le interferenze digitali contro le democrazie europee. Eppure non c’è stata alcuna risposta delle istituzioni dell’Ue. “Quando si sveglierà l’Europa? Non abbiamo preso sul serio le minacce di Putin. E’ stato un errore. Non stiamo prendendo sul serio le minacce di Trump. E’ un grave errore”, ha reagito l’ex europarlamentare olandese, Sophie In’ T Veld. Se nel loro messaggio di giovedì (postato su X, la piattaforma di Musk), von der Leyen e Costa hanno assicurato che l’Ue proteggerà “l’integrità delle nostre democrazie e libertà”, hanno voluto soprattutto segnalare la volontà di cooperare a prescindere da ciò che Trump dice e Musk fa. “In un mondo difficile, Europa e Stati Uniti sono più forti insieme”, hanno detto il presidente della Commissione e quello del Consiglio europeo.

 

Giovedì gli ambasciatori dei ventisette stati membri hanno discusso le minacce di Trump e la destabilizzazione di Musk. Nel dibattito sono emerse “molte preoccupazioni” e “la necessità di restare uniti e preparare messaggi chiari”, spiega un diplomatico. Francia e Spagna hanno iniziato a protestare pubblicamente per l’inazione della Commissione su X. Sotto pressione e in campagna elettorale, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si è sentito in dovere di ricordare il principio dell’inviolabilità delle frontiere e di esprimere “incomprensione” per le dichiarazioni di Trump. La maggioranza dei paesi dell’Ue ritiene che sia necessario “prendere sul serio” la coppia Trump-Musk, ma anche “non gettare benzina sul fuoco in questa fase”, spiega il diplomatico.

 

Le ragioni della prudenza dell’Ue sono diverse. La prima è la paura di incorrere nella vendetta di Trump. Tornato alla Casa Bianca il 20 gennaio, il presidente eletto può colpire su sicurezza ed economia. Se Trump si disimpegnerà dall’Ucraina, l’Europa si troverà la Russia molto più vicina e minacciosa. Lo stesso vale in caso di rimessa in discussione della clausola di difesa collettiva della Nato. Gli europei hanno accolto con favore le ultime dichiarazioni di Trump sui tempi di una soluzione alla guerra in Ucraina (6 mesi invece di 24 ore): sperano che gli Stati Uniti sosterranno Kyiv il più a lungo possibile, perché non hanno le risorse per riempire il vuoto americano. Sul piano economico, l’arma di Trump sono i dazi, in grado di mettere in ginocchio le economie del Vecchio continente già in difficoltà. Von der Leyen è convinta di poter sedurre Trump con un “deal” per comprare gas americano. Anche la regolamentazione dell’Ue sulle grandi piattaforme potrebbe entrare nel “deal”. Secondo diverse indiscrezioni, la presidente della Commissione avrebbe deciso di mettere in pausa le inchieste contro X, Meta e Amazon, nonostante alcune siano praticamente concluse.

 

L’altro fattore determinante dell’appeasement sono le divisioni tra i ventisette. “Il silenzio dell’Ue sugli attacchi di Trump diventa sempre più forte”, perché “la Commissione ha rinunciato alla sua autonomia politica”, mentre “i singoli stati membri prendono le decisioni e parlano da soli”, spiega il professor Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby. Il campo dei trumpiani dentro il Consiglio europeo non è più ridotto solo al premier ungherese, Viktor Orbán. L’Italia e il suo presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che giovedì ha minimizzato le minacce di Trump e difeso Musk, hanno un peso molto più forte dell’Ungheria. La frammentazione rischia di portare a una rinazionalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti, indebolendo l’Ue e creando pochi vincitori e molti perdenti tra gli stati membri. La Francia ha già minacciato di riprendersi i poteri sul digitale per far rispettare a Musk un minimo di regole.

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