tra America e Regno Unito
Musk vorrebbe estromettere Starmer e sostituirlo con un esponente di Reform Uk, dice il Ft
Il ministro inglese accoglie Emmanuel Macron: le minacce del fondatore di Tesla che apre nuovi casting per possibili leader nel Regno Unito.
Milano. “Se non sei seduto a tavola sei sul menù”, recita un fulminante detto inglese, e come pensare che giovedì sera non ci fosse Elon Musk sul menù dei Chequers, la residenza di campagna dei primi ministri britannici, quando Keir Starmer ha accolto il presidente francese Emmanuel Macron per due ore di incontro tra caminetti, divanoni e la poltrona di Churchill, nel giorno in cui Financial Times ha scritto che il vivace miliardario sta valutando come mandare a casa l’attuale inquilino di Downing Street e sostituirlo con un esponente di Reform Uk che non sia però il povero Nigel Farage, ormai caduto in disgrazia e giudicato unfit. Non sul menù ufficiale, lì c’erano rombo arrosto e verdure di stagione, sostegno all’Ucraina e intelligenza artificiale e il ricco ordine del giorno di questi tempi inquieti, ma se Macron ha denunciato giorni fa “la nuova internazionale reazionaria” sostenuta da Musk, qui è una nuova internazionale anti muskiana che occorre formare per evitare che venga travolto tutto.
Musk, nel Regno Unito, è ormai faccenda da antiterrorismo, come scrive il tabloid Mirror secondo cui l’Home Office sta rivolgendo questo tipo di attenzioni a tutti quelli che hanno un vasto seguito online e quindi anche alle intemerate dell’imprenditore su X, temendo che possano portare a disordini e incidenti per le strade delle città britanniche. “Seguiamo da vicino come la disinformazione e l’odio possano proliferare, anche online”, ha spiegato una fonte al tabloid, e insomma Musk è sotto la lente, in particolare dopo i violentissimi attacchi alla ministra responsabile della lotta alla violenza contro le donne, Jess Phillips, definita una “apologista di stupro e genocidio” per aver rifiutato l’apertura di una nuova inchiesta sui casi di adescamento e stupro di ragazzine bianche per mano di uomini di origine pachistana risalenti a più di 10 anni fa (Phillips vuole che si applichino delle misure di tutela più forti e non che si perda tempo con un percorso già fatto con l’inchiesta di Alexis Jay). A sua volta il Regno Unito è sotto la lente di Musk, che da mesi va dimostrando un’avversione viscerale e molto pubblica per Starmer e che, secondo Ft, starebbe concretamente pensando a come organizzare un cambio della guardia prima delle prossime elezioni, che si terranno nel 2029.
Oltre alle bordate dei suoi post sui social media, Musk ha parlato con i suoi alleati di come far crescere Reform Uk, partito nato dalle ceneri di Ukip e finora guidato da un Nigel Farage tutto preso ad ammantare il suo discorso politico di quel minimo di istituzionalità in grado di aprirgli le porte dei palazzi del potere. Sforzi inutili, per Musk, che gli preferisce il bandito di estrema destra xenofoba, evasore fiscale, agitatore e violento, in carcere per l’ennesima volta, Tommy Robinson, un nome che sulla scena politica fino a qualche tempo fa era impronunciabile (e impronunciato). E quindi il fondatore di Tesla si è dato ai casting di nuovi possibili leader, tra cui un certo Rupert Lowe, sessantasettenne deputato, milionario, negazionista climatico ed ex presidente del Southampton odiatissimo dai tifosi. Uno la cui proposta politica più nota, finora, è stata l’idea di andare a parlare con i presidi delle scuole in cui secondo lui era stata fatta propaganda contro i valori di Reform Uk, che nei sondaggi si situa non distante dal Labour e soprattutto dai Conservatori, che fluttua incerto sotto la guida di Kemi Badenoch, a cui Musk di tanto in tanto regala un segno di approvazione. E che invece si sente costantemente speronata dall’ex rivale Robert Jenrick, le cui dichiarazioni lo collocherebbero saldamente all’interno di Reform Uk. L’immigrazione di massa a suo avviso ha portato all’arrivo di “culture aliene con un atteggiamento medievale verso le donne” e ha chiesto l’apertura di un’inchiesta sui casi di adescamento, forse ignaro del fatto che ce n’è già stata una e che dopo 14 anni di governo conservatore è un po’ surreale aspettare di essere all’opposizione per chiedere di agire. Lo zelo di Musk si spiega col fatto che “dal suo punto di vista la civiltà occidentale è sotto minaccia”, come informa Ft, e certo i suoi finanziamenti e le sue uscite possono rendere la vita molto dura al governo, anche qualora dovesse litigare con Trump, motivo per cui Macron e Starmer, entrambi diversamente deboli in patria, devono usare le loro “numerose convergenze” per evitare di farsi travolgere.