Sui morti a Gaza, Lancet si contraddice e gonfia i numeri più di Hamas

Giulio Meotti

La versione ufficiale dei giornali, dell’Onu e di Hamas parla di 46mila vittime a Gaza, di cui “70 per cento donne e bambini”. In realtà più di uno studio serio ha spiegato che più della metà dei morti sono terroristi. Quando la famosa rivista medica raddoppiò quelli della guerra in Iraq 

Prima Gabriel Epstein, analista del Washington Institute for Near East Policy, aveva fatto notare che qualcosa non tornava. Aveva scoperto che le morti attribuite a “fonti mediatiche affidabili” erano costituite quasi interamente da donne e bambini. Delle 6.629 vittime attribuite dai media, 1.941 erano donne, 4.678 bambini e solo dieci uomini. Dei quasi undicimila decessi segnalati tra il 1° gennaio e il 31 marzo, i maschi adulti rappresentavano solo il 9 per cento delle vittime, anche se il rapporto tra i sessi di Gaza è vicino alla parità e più della metà dei suoi residenti sono adulti. 


Poi, un mese fa, era uscito un rapporto della britannica Henry Jackson Society che aveva denunciato che il numero di civili uccisi a Gaza è gonfiato per rappresentare Israele come se prendesse deliberatamente di mira civili innocenti. I ricercatori accusavano il “ministero della Sanità” di Gaza, citato come unica fonte dai giornali e sotto il controllo di Hamas, di manipolare i dati sulle vittime includendo morti naturali, non distinguendo tra civili e terroristi, classificando anche combattenti di sedici e diciassette anni fra i bambini, sovrastimando il numero delle donne. 

 
La versione ufficiale dei giornali, dell’Onu e di Hamas parla di 46mila vittime a Gaza, di cui “70 per cento donne e bambini”. In realtà più di uno studio serio ha spiegato che più della metà dei morti sono terroristi e che il rapporto delle perdite è di un civile per ogni terrorista, molto più proporzionale che altre guerre simili in ambienti urbani e indicando uno sforzo notevole e riuscito per evitare inutili perdite di vite umane mentre si combatte un nemico spietato che si difende usando i civili come scudi umani).
Ma per Lancet, la famosa rivista medica fondata nel 1823 e diretta dall’attivista Richard Horton, i numeri di Hamas sono bassi, anzi bassissimi, e Israele ne fa molti di più, quasi il doppio. I morti di Gaza sarebbero 70mila. La cifra del “ministero della Sanità” di Hamas è di 45.885 al 7 gennaio. Ma la rivista inglese è in contraddizione persino con il suo clamoroso studio precedente. 

  
A luglio, infatti, Lancet aveva lanciato un altro numero. La rivista ha pubblicato un articolo scritto dai tre medici (di cui almeno due hanno una documentata storia di prese di posizione a difesa del terrorismo, inclusa la giustificazione del linciaggio di due riservisti israeliani a Ramallah nell’ottobre 2000), in cui si affermano che “non è implausibile stimare fino a 186mila o anche più morti”. Titolo dell’articolo: “Contare i morti a Gaza, un compito difficile ma essenziale”. 

 
Difficile davvero, contarli. Tre giorni dopo la pubblicazione, uno degli autori, il professor Martin McKee, ha ritrattato le cifre che aveva fornito nel pezzo, sostenendo che erano “puramente illustrative” e che “il nostro pezzo è stato ampiamente citato e interpretato erroneamente”.


Nel 2006, Lancet aveva pubblicato un “rapporto bomba” che stimava che le vittime della guerra in Iraq avevano superato i 650mila. Ci è voluto un po’ per accertarne non più di duecentomila. A dirlo erano anche i pacifisti stessi. Il loro progetto “Iraq Body Count”, che si occupa di monitorare il numero delle morti violente in Iraq e punto di riferimento di tutto il movimento arcobaleno, è fermo a 300mila morti, tra cui sono conteggiati i terroristi. 


Quintuplicare e raddoppiare il numero dei morti riportati da Hamas deve essere davvero un “compito difficile ma essenziale” per Lancet, anche se i capi del terrorismo non vanno certo per il sottile  e i morti civili li considerano “sacrifici necessari” nella guerra a Israele. 

  
Attendiamo invece uno studio medico di Lancet sui cento ostaggi israeliani da un anno e tre mesi nelle gabbie di Hamas, quanto pesano, la loro condizione psicologica, gli stupri subiti, le torture, la privazione della luce e del sonno: ce ne sarebbe da scrivere per una rivista scientifica. 

  
Ma sarà più facile aspettarsi per il 27 gennaio un altro rapporto di Lancet su “un milione di morti a Gaza”, giusto in tempo per commemorare il genocidio palestinese al posto della Shoah.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.